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Omicidio Pamela, domani l’appello
Attese dichiarazioni di Oseghale

DELITTO MASTROPIETRO - Il nigeriano comparirà di fronte alla Corte d'appello d'assise di Ancona dopo la condanna all'ergastolo. Potrebbe rendere spontanee dichiarazioni. La difesa chiede nuove perizie

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Innocent Oseghale all’uscita dal tribunale

 

Processo d’appello per l’omicidio di Pamela Mastropietro, domani mattina il nigeriano Innocent Oseghale, condannato all’ergastolo a Macerata il 29 maggio dello scorso anno, comparirà davanti ai giudici di Ancona. Mentre la difesa ha già fatto richiesta di una nuova perizia medico legale, domani Oseghale potrebbe rendere dichiarazioni spontanee. Lo aveva fatto anche nel corso del processo che si è svolto a Macerata. Il 31enne aveva detto: «non ho ucciso Pamela. Era venuta a casa mia, ed è andata a riposare nella stanza. Poi ho sentito un tonfo e l’ho trovata a terra. Le ho dato dell’acqua. Sembrava essersi ripresa e sono uscito. Quando sono tornato era morta». L’uomo ha ammesso di aver fatto a pezzi il corpo della 18enne romana, con la motivazione «perché non entrava nei trolley».

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Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, legali di Oseghale

Valigie che poi l’uomo aveva gettato a Pollenza, lungo via dell’Industria. Pamela è stata uccisa il 30 gennaio del 2018. La difesa di Oseghale però sostiene che la ragazza non sia stata uccisa a coltellate, come sostiene l’accusa, e come riconosciuto dai giudici della Corte d’assise di Macerata che lo hanno condannato all’ergastolo. Per questo gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, che assistono il 31enne, a gennaio, nel presentare ricorso in appello, hanno chiesto nuove perizie. In particolare sono critici verso gli accertamenti svolti per chiarire se la 18enne avesse avuto una overdose e su alcune delle ferite trovate sul corpo della 18enne che secondo i legali sono avvenute quando la ragazza era già morta. Per l’accusa, e i medici legali chiamati a svolgere l’autopsia, due di quelle ferite sono coltellate con cui Oseghale ha ucciso la 18enne. Domani starà ai giudici di Ancona decidere se accogliere le richieste e disporre ulteriori accertamenti, o valutare il caso con la documentazione già agli atti. Parte civile al processo la famiglia di Pamela, tutelata dall’avvocato Marco Valerio Verni, zio della 18enne, il proprietario della casa dove la ragazza è stata uccisa, in via Spalato, e il comune di Macerata.

 

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