facebook rss

Effetto pandemia nelle Marche,
disoccupazione aumentata del 71%
In 300mila non cercano neanche lavoro

IL REPORT della Regione sottolinea la drammaticità della situazione economica: nel 2020 il Pil è calato dell'8,8%, gli investimenti si sono contratti dell'11,7%, l'attività produttiva è diminuita del 13,5% e le persone senza occupazione sono arrivate a 53mila. Netto crollo anche nella nascita di nuove imprese. Secondo le stime Fmi, però, per il 2021 è prevista una forte ripresa. Nell'ultimo trimestre dello scorso anno aumentato l'export per alcuni settori

 

azienda_covid_mascherina

 

di Leonardo Giorgi

Nel 2020 il Pil dell’Italia è diminuito dell’8,9%, e anche se i dati di Prometeia indicano che l’economia marchigiana ha risentito dell’effetto pandemia in misura leggermente meno marcata rispetto al Paese, la situazione è drammatica. È questo ciò che emerge dall’approfondito rapporto sul lavoro pubblicato recentemente dalla Regione Marche. Nonostante il prodotto interno lordo si sia ridotto dell’8,8% nella zona (calo drastico, ma lievemente minore rispetto alla media nazionale), la regione ha registrato una maggiore contrazione degli investimenti (-10,6% a fronte del -11,7%). Una maggiore sensibilità delle Marche riguarda anche le esportazioni diminuite dell’11,2% in regione e del 9,3% nel Paese. Tra le manifatture artigiane, la congiuntura è stata favorevole solo per alcune attività della meccanica. Nel terziario, soprattutto quello tradizionale, l’artigianato ha sofferto ancor più rispetto al manifatturiero; tra i servizi alla persona, oltre il 73% delle imprese ha registrato una diminuzione dell’attività. La crisi si riflette non solo sulla minore diffusione dei processi di investimento ma anche sull’ammontare degli investimenti stessi, che diminuisce per tutti i macro-settori, tranne che per le costruzioni. Nessuno dei nove distretti marchigiani ha presentato un andamento positivo nel 2020; tuttavia, già nel periodo ottobre-dicembre alcuni di essi hanno fatto registrare una crescita dell’export: i casi più rilevanti riguardano il distretto delle cucine di Pesaro, le cappe aspiranti e gli elettrodomestici di Fabriano. L’impatto della pandemia è stato pesante per le medie e grandi imprese della regione e, nella media dell’anno, l’attività produttiva ha registrato una flessione del 13,5% rispetto al 2019, risultato peggiore di quello rilevato a livello nazionale (-11,6%).

Secondo Movimprese, la diminuzione delle iscrizioni di nuove imprese nel 2020 è evidente per le Marche se si paragona il dato a quello degli anni precedenti; il fenomeno riguarda anche l’Italia ma con minore intensità. La diminuzione dello stock delle imprese marchigiane nel 2020 è decisamente più forte nel primario sia rispetto agli altri macrosettori dell’economia regionale sia rispetto al dato nazionale. La leggera perdita di imprese marchigiane nelle costruzioni è in controtendenza con la crescita che si registra a livello nazionale. Tra le principali attività manifatturiere della regione quella che ha perso imprese più intensamente nel corso del 2020 è stata la fabbricazione di calzature e pelletterie. La crescita del numero di ore di Cassa integrazione autorizzate nel corso del 2020 è inconsueta. Il primo anno della pandemia mostra di raggiungere livelli decisamente superiori rispetto a tutti i momenti precedenti di crisi nel decennio.

Bilancio_Aguzzi-e1621016059443-325x262

Stefano Aguzzi, assessore regionale al Lavoro

Secondo le stime Fmi però, per il 2021 è prevista una forte ripresa dell’economia mondiale. Gli indicatori macroeconomici confermano la straordinarietà e la pervasività degli shock economici indotti nel 2020 dalla pandemia e dalle misure di contrasto, avvenimenti che si sono manifestati in una fase che già era di progressivo rallentamento della crescita. La natura selettiva delle misure di contenimento e gli ammortizzatori sociali messi in campo, unitamente al generale allentamento dei vincoli di bilancio, hanno caratterizzato le reazioni dell’economia e del mercato del lavoro, sulle quali si sono riflesse anche la sequenza ravvicinata e di diversa intensità delle misure adottate, condizionate al succedersi delle varie fasi della pandemia: dal suo avvio fino all’acuirsi della crisi nel corso del primo semestre 2020, alla ripresa decisa ma parziale nel terzo trimestre, fino alla nuova compressione delle attività di fronte alla nuova fase pandemica di metà ottobre. Lo scenario di base del Fmi diffuso in aprile descrive una forte ripresa dell’economia globale nel 2021, tale da superare i livelli antecedenti la pandemia già entro la fine dell’anno, e sostenuta anche nel 2022; le revisioni al rialzo delle previsioni sull’attività economica globale recepiscono l’effetto atteso del nuovo stimolo di bilancio negli Usa e delle campagne di vaccinazione in corso; tuttavia, l’incertezza rimane elevata e la ripresa globale continuerà a dipendere dall’evoluzione della pandemia oltre che dalle azioni di politica economica e dall’andamento delle condizioni finanziarie. Se ne ha una conferma drammatica con l’aggravarsi della pandemia in India e in Brasile nella primavera 2021.

Il tasso di attività della popolazione tra 15 e 64 anni è passato dal 71,3% del 2019 al 69,3% del 2020; il tasso di occupazione è sceso al 64,1% (0,9 punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente); il tasso di disoccupazione si è posizionato al 7,4% (era all’8,6% nella media degli scorsi dodici mesi). Il tasso di inattività, viceversa, è salito dal 28,7% al 30,7% registrando un deterioramento più consistente non solo del dato nazionale ma anche di quello riferito a tutte le circoscrizioni territoriali del Paese. Anche dall’analisi degli ingressi nell’occupazione emerge il pesante impatto della pandemia sul mercato del lavoro. Il flusso complessivo di assunzioni, infatti, passa da 316.376 del 2019 a 259.816 unità del 2020 segnando una flessione del -17,9%, la più accentuata dall’entrata in vigore delle comunicazioni obbligatorie. La dinamica recessiva ha coinvolto sia i contratti di lavoro dipendente (-18,2%) sia l’insieme di quelli che non configurano vincolo di subordinazione tra datore e lavoratore (-16,6%). In riferimento ai primi si registra una flessione del -22,3% del tempo indeterminato, del -19,7% del tempo determinato, del -29,6% dell’apprendistato e del -14,3% della somministrazione. Per il lavoro non alle dipendenze, all’aumento del lavoro domestico (da 870 a 1.473 nuovi contratti) si contrappone la flessione dei collaboratori (-22,9%) e del lavoro intermittente (-28,2%).

lavoro-covid-1-325x245L’evoluzione trimestrale delle forze di lavoro Istat mostra come gli effetti della pandemia si siano manifestati, nella nostra regione, nel secondo e soprattutto nel terzo trimestre 2020. Nella media dei primi tre mesi dell’anno, infatti, i fondamentali del mercato del lavoro non sono mutati significativamente. I 640mila occupati costituivano il livello più elevato dall’inizio del 2019 e avevano sospinto il tasso di occupazione al 65,8%. Le persone in cerca di lavoro erano diminuite sia in termini tendenziali (-9,3%) che congiunturali (-3,5%) mentre l’area dell’inattività rimaneva pressoché stabile. Tra aprile e giugno l’impatto della pandemia si è manifestato soprattutto tra le persone in cerca di occupazione il cui ammontare, a causa del lockdown, si è sostanzialmente dimezzato (-52,1% sul secondo trimestre 2019 e -46,5% sul primo trimestre 2020) determinando un considerevole ampliamento della popolazione inattiva passata, per i 15- 64enni, da 265.600 a 305.500 unità. La riduzione dello stock di occupati, tuttavia, è stata tra le più contenute dell’intero panorama nazionale (-1,2% rispetto al secondo trimestre 2019). Nelle Marche le conseguenze più critiche delle misure di contrasto al Covid-19 sui livelli occupazionali si sono palesate nel terzo trimestre con un crollo congiunturale del – 3,9% (-5,4% rispetto all’analogo periodo del 2019); a livello nazionale, invece, si registrava una prima inversione di tendenza degli occupati con un aumento dello 0,7%. Nel periodo estivo, l’allentamento delle limitazioni agli spostamenti ha, però, consentito la ripresa delle azioni di ricerca di ricerca attiva del lavoro, soprattutto da parte di coloro che lo avevano in precedenza perso. Tale circostanza ha determinato un incremento del 71,6% dei disoccupati (saliti a oltre 53mila unità) con il conseguente innalzamento del tasso di disoccupazione dal 4,7% all’8,1%. Solo nell’ultimo trimestre dell’anno il mercato del lavoro regionale ha segnato un parziale recupero rispetto alla media dei tre mesi precedenti, ma il miglioramento non è stato tale da riportarlo sui fondamentali del quarto trimestre 2019 quando la pandemia non era ancora entrata nelle nostre vite.

Schermata-2021-06-18-alle-13.50.48

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X