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Famiglia trovata morta nella villetta:
«Il figlio disabile, lei allettata
Faceva tutto il marito»

MACERATA - Il racconto di chi conosceva Eros ed Alessandro Canullo e Maria Angela Moretti. Un volontario della Croce Verde: «Il padre preparava pranzo e cena, pensava a tutto lui. Era un angelo. Ci chiamavano circa una volta al mese quando il figlio cadeva dal letto e non riusciva ad alzarlo». Un conoscente: «Un mese fa erano andati a cercarli i carabinieri, pensavamo si trovassero nella loro casa di Porto Recanati». Il sindaco Parcaroli: «Dobbiamo essere tutti più attenti nel riuscire a captare i bisogni legati all’isolamento sociale». I decessi risalgono ad almeno due mesi fa, indagini in corso

 

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La Scientifica sul posto

 

di Gianluca Ginella (foto di Fabio Falcioni)

La cassetta delle lettere trabocca a lato del cancello marrone, ora piantonato da agenti di polizia, che sale all’abitazione della famiglia Canullo al civico 72 di Borgo Santa Croce a Macerata. Nascosta tra la vegetazione del giardino c’è una villetta chiara, ad un piano, in parte coperta da una impalcatura. È in quella casa che questa mattina verso le 8 sono entrati vigili del fuoco e 118 in seguito ad una chiamata di soccorso ricevuta dal numero dell’emergenza sanitaria. A chiamare da Milano la sorella di Maria Angela Moretti. In casa i soccorritori hanno trovato i cadaveri della 77enne, distesa sul letto (non poteva più muoversi in seguito ad un ictus), quello del figlio, Alessandro Canullo, 44 anni (ai piedi del letto) e del marito, Eros Canullo, 80 anni, che si trovava in bagno.

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L’ingresso della villetta di Borgo Santa Croce

Una famiglia che aveva vissuto un dramma, circa 30 anni fa. «Alessandro una notte stava andando a Porto Recanati in auto. Aveva finito la benzina ed era sceso per raggiungere un distributore – dice Daniele Patassi, un conoscente della famiglia -. Qualcuno lo ha investito e non si è fermato. Il corpo è stato ritrovato la mattina dopo in una scarpata». In seguito all’incidente era rimasto un mese in coma, per molto tempo non aveva potuto camminare e negli ultimi anni ci riusciva ma con difficoltà. «Eros era in pensione – continua Patassi -, la moglie lavorava all’Anffas e da tempo pure lei era in pensione e si trovava allettata perché aveva avuto un ictus. Il padre era quello che praticamente portava avanti la famiglia. Il figlio non lavorava. Erano soli e molto riservati». Poi aggiunge un altro dettaglio: «Un mese fa erano venuti i carabinieri da noi, li cercavano. Sapevamo che avevano una casa a Porto Recanati e che ogni anno andavano lì due mesi d’estate. Pensavamo che si trovassero là».

borgo-santa-croce-2-1-325x217In quella casa c’è anche chi c’è entrato, a raccontare la situazione è un volontario della Croce verde, che chiede di rimanere anonimo: «Ci chiamavano circa una volta al mese quando il figlio cadeva dal letto e il papà non riusciva ad alzarlo. La casa era abbandonata, nel senso che il padre avendo 80 anni non curava più il giardino, la madre stava sul letto e il figlio era disabile e non camminava. Avevamo segnalato ai servizi sociali che non c’era sanità, non c’era igiene in quella casa. Una situazione critica. Il padre preparava pranzo e cena, pensava a tutto lui. Era un angelo, stava sempre dietro al figlio. Però nessuno puliva. Quando entravamo dovevamo andare vestiti quasi come si entra nelle case dei contagiati: la casa non veniva mai pulita, puzzava di fumo, i vetri erano tutti gialli».

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Il medico legale Roberto Scendoni

Questa mattina poliziotti e vigili del fuoco sono entrati in casa con le bombole d’ossigeno, tale era la puzza a causa dei corpi decomposti. C’erano i riscaldamenti accesi e i Canullo dovrebbero essere morti da due o tre mesi. Qualcuno ricorda di averli visti a maggio. Tutti parlano di persone molto riservate. La Squadra mobile sta conducendo le indagini da questa mattina con il capo della mobile, Matteo Luconi, che è sul posto. I vigili del fuoco hanno escluso che la morte sia legata a monossido di carbonio. Allora come sono morti? La polizia ha da subito escluso che qualcuno sia entrato in casa e li abbia uccisi, segni di effrazione non ne sono stato trovati. L’ipotesi all’inizio era che si fosse trattato di una disgrazia ma gli accertamenti sono in corso per capire cosa è successo con certezza. È stata disposta l’autopsia che sarà svolta dal medico legale Roberto Scendoni dopo i primi rilievi sui corpi effettuati nel pomeriggio.

borgo-santa-croce-9-300x400Tra chi conosceva Alessandro c’è  il poeta Filippo Davoli che ha affidato un ricordo a Facebook: «Mi dispiace molto. Conoscevo Alessandro Canullo dagli anni della prima giovinezza, ben prima del terribile incidente che lo costrinse a mesi di coma e una lunghissima riabilitazione. Tuttavia ci riuscì. Negli anni recenti, sebbene limitato nei movimenti, era frequente incontrarci in piazza, dove suo padre puntualmente lo accompagnava. Di nascosto da lui mi scroccava una sigaretta e facevamo quattro chiacchiere in onore dei vecchi tempi e commentando i nuovi, perché l’intelligenza brillante e ironica non gli era stata intaccata. Col padre, inoltre, amavano gli incontri culturali, i concerti, le mostre. Alessandro spesso lamentava il “respiro corto” di Macerata, ma quella – si sa – è una antica consuetudine di tutti noi. Che poi, peraltro, questa città la amiamo. La notizia di questa mattina mi lascia esterrefatto. Che può essere successo?  Rimane quest’immagine familiare e il proprio dramma che si sfocherà strada facendo. Rimarranno i lampi di alcuni incontri, certe espressioni, certi ricordi. Il Cielo li accolga». Anche il sindaco Sandro Parcaroli è intervenuto poco fa sulla vicenda: «Quanto avvenuto oggi a borgo Santa Croce è una tragedia che ha sconvolto l’intera comunità e che ci fa riflettere; tutta la città di Macerata si stringe intorno al dolore dei familiari e dei conoscenti della famiglia Canullo. È evidente che le situazioni di solitudine e fragilità stanno aumentando in questo momento così difficile e dobbiamo essere tutti, istituzioni e cittadini, più attenti e solleciti nel riuscire a captare i bisogni legati all’isolamento sociale».

 

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