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La lettera di Mario:
«Mi sento tradito dallo Stato
Mi stanno uccidendo dentro»

IL CASO - Le parole del 43enne paralizzato da oltre un decennio che da tempo chiede all'Asur di poter accedere al suicidio assistito: «Non cerco pietà, vorrei solo che mi fosse riconosciuto un diritto a me concesso dalla corte costituzionale. Finora è stata messa in scena una farsa»
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“Ciao a tutti, sono Mario, non ho più parole per quanto sta accadendo. Quello che mi sta facendo più male è che mi stanno uccidendo dentro, nell’anima, psicologicamente mi stanno svuotando ma quello che è peggio e che i responsabili sono le persone che fanno le leggi e ci chiedono a noi cittadini di rispettare, sono loro i primi a non rispettarle. Mi sento tradito dallo stesso Stato ed è gravissimo il loro comportamento, io ho fatto tutto e di più nel rispetto delle regole e in questi 16 mesi ho dato tutto me stesso, andando sopra le mie possibilità, sopportando dolori, stanchezza fisica e mentale”. Inizia con queste parole la lettera di Mario, 43enne tetraplegico marchigiano che da tempo sta lottando affinchè gli venga riconosciuto l’iter per accedere al suicidio assistito. La missiva, compilata dopo l’esposto contro l’Asur per il reato di tortura, è stata letta nel corso dell’appuntamento organizzato dall’associazione Luca Coscioni per ricordare Piergiorgio Welby, a 15 anni dalla sua morte. A leggerla, è stata Filomena Gallo, avvocato di Mario e segretario dell’associazione. Ecco di seguito un estratto della lettera:

Marco Cappato e Filomena Gallo, rispettivamente tesoriere e segretario associazione Coscioni

Non cerco pietà vorrei solo che mi fosse riconosciuto un diritto a me concesso dalla corte costituzionale. Finora è stata messa in scena una farsa, con protagonisti ASUR, Comitato Etico e Ministero della Salute, che hanno il potere di agire ma non lo fanno. Non mi serve la solidarietà di quei ministri e parlamentari, che in tv o sui giornali mi accarezzano, ma a microfoni spenti mi stanno torturano. Abbiate il coraggio di dirmi “Caro Mario per noi puoi continuare a soffrire”. Io vorrei solo avere la possibilità di porre fine alle mie sofferenze nel mio paese all’interno del servizio sanitario nazionale premendo quel bottone, addormentarmi senza soffrire e morire nel modo più dignitoso possibile per me è i miei cari. Questa non è la battaglia di Mario e non sarà la vittoria di Mario, semmai sarà la vittoria di tutti, iniziata da Piergiorgio, portata avanti dall’Associazione Luca Coscioni, da Mina Welby, Marco Cappato, Filomena Gallo, Fabiano Antoniani, Davide Trentini, da tutti quelli che nel silenzio e nell’ indifferenza dello stato ci hanno lasciato soffrendo o costretti ad esiliare all’estero. Sono allo stremo delle forze fisiche e mentali e spero che quando qualcun altro deciderà di ripercorrere la mia strada i tempi saranno cambiati, perché vi giuro un malato grave non può e non deve aspettare 16 mesi, è inaccettabile e di una crudeltà inaudita”.

Suicidio assistito: Mario denuncia ancora l’Asur «Ipotizzato il reato di tortura»

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