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L’avanzata dei gruppi esteri nelle Marche

ECONOMIA – Le operazioni di acquisizione di aziende marchigiane da parte di investitori internazionali sono superiori rispetto alle compravendite messe a segno dalle realtà regionali

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Francesco Cittadini

 

di Francesco Cittadini*

Ancora una volta la prestigiosa Fondazione Aristide Merloni mette a disposizione della comunità uno studio realizzato insieme all’Università Politecnica delle Marche. Questa volta si tratta di un’analisi sulle acquisizioni e fusioni di imprese nelle Marche, un fenomeno che nella nostra regione mostra un andamento più dinamico rispetto a quello italiano. Secondo lo studio pubblicato all’inizio dell’anno, “le fusioni e acquisizioni mostrano un rallentamento nelle fasi di crisi (2008-2009 e 2020) e un’accelerazione nei periodi successivi. Nelle Marche il periodo di maggiore accelerazione è stato registrato fra il 2010 e il 2019”.

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Nelle Marche fra il 2000 e il 2021 “sono state realizzate oltre 600 operazioni di finanza straordinaria fra acquisizioni e fusioni, offerte pubbliche iniziali, accordi di private equity e di venture capital. Queste operazioni rappresentano circa l’1,4% del totale delle operazioni concluse da almeno un’impresa italiana”. Questa percentuale è inevitabilmente inferiore rispetto al superiore peso economico della regione, data la prevalenza di imprese di piccola dimensione, difficilmente coinvolte in tali dinamiche, nonché di modelli di conduzione familiare.

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A livello territoriale, la maggior parte delle operazioni di finanza straordinaria ha riguardato imprese marchigiane con sede nelle province di Ancona (30%), seguita da Pesaro Urbino e Macerata. E’ interessante notare soprattutto il rapporto tra società estere e società marchigiane. Il numero delle società estere acquisite da imprese marchigiane risulta inferiore rispetto alle imprese marchigiane che viceversa sono state acquisite da società straniere.

L’analisi della Fondazione evidenzia che la maggior parte delle imprese marchigiane acquisite da società estere ha mantenuto la propria struttura giuridica continuando ad operare nel contesto regionale. Una prima considerazione su tali acquisizioni può essere desunta dai risultati economici registrati dalle imprese marchigiane dopo l’operazione di acquisizione. A tale scopo lo studio ha selezionato 19 imprese del campione per le quali risultano disponibili le informazioni di bilancio negli ultimi 10 anni. Il grafico mostra in rosso l’andamento dei ricavi e in verde quello dei dipendenti nel periodo compreso fra il 2011 e il 2020. In termini aggregati le imprese acquisite hanno registrato nel tempo un incremento sia del volume dei ricavi sia del numero di addetti. E’ errata quindi la “vulgata comune” secondo la quale l’investitore estero impoverisca l’azienda locale. Osservato ciò è bene precisare che ogni situazione va valutata in modo specifico, senza generalizzazioni. Altro tema è la pianificazione strategica, la direzione e le funzioni a più alto valore aggiunto, che potrebbe invece essere accentrate all’estero, con perdita per il territorio – questa volta si – di ricchezza e professionalità.

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Di seguito le principali acquisizioni di società marchigiane avvenute negli ultimi cinque anni da parte di capitali stranieri. In provincia spiccano le operazioni riguardanti la iGuzzini Illuminazione e la Macrosoft Holding.

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Sul fronte opposto, ovvero società marchigiane che rilevano società estere, circa il 64% delle imprese estere acquisite da imprese marchigiane ha sede in Europa, seguono l’America del Nord e Asia. Le nazioni europee più frequenti sono Germania, Spagna e Paesi Bassi.

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Sempre secondo lo studio “si osserva la tendenza da parte delle imprese marchigiane ad acquisire all’estero società che operano nello stesso settore di attività o in settori affini. In tal modo l’impresa marchigiana può implementare le proprie competenze e tecnologie entrando in modo diretto in un altro mercato geografico”.

Negli ultimi tre anni, tra le principali aziende della provincia di Macerata, solo la Simonelli Group è stata capace di mettere a segno una significativa acquisizione all’estero (in Inghilterra). Non a caso la società di Belforte del Chienti possiede da tempo una fortissima cultura dell’internazionalizzazione, capace di esportare il made in Italy in oltre 120 paesi nel mondo.

Qui lo studio completo: https://www.fondazionemerloni.it/wp-content/uploads/2022/01/Report-Fusioni-e-acquisizioni.pdf

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*Francesco Cittadini – Dottore Commercialista – Tartuferi & Associati

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