Responsabilizzare l’autore di violenza è l’obiettivo del protocollo Zeus, sottoscritto questa mattina nell’auditorium della biblioteca Mozzi Borgetti, dal questore Vincenzo Trombadore e dal sindaco di Macerata Sandro Parcaroli, subito dopo la riunione del tavolo di coordinamento per l’eliminazione della violenza al quale hanno preso parte anche il prefetto Flavio Ferdani, l’assessore regionale Filippo Saltamartini, la vice sindaca di Macerata Francesca D’Alessandro e la prorettrice Unimc Natascia Mattucci.
«Siamo impegnati in prima linea ogni giorno – ha detto il questore – ma con questo protocollo rendiamo operativo un nuovo intervento». La polizia da diversi anni ha avviato l’iniziativa “Questo non è amore” che prevede anche momenti di incontro per le donne che hanno bisogno di informazioni o di un primo contatto con la polizia.
«Ci sentiamo impegnati – ha detto l’assessore Saltamartini – a fare sempre di più per supportare le donne vittime di violenza, cercando di capire quali sono le esigenze reali di una donna che ha subito violenze e maltrattamenti per accompagnarla in un percorso personalizzato di recupero e di ritorno alla vita vera».
Il prefetto Flavio Ferdani ha invece chiesto il coinvolgimento attivo di tutte le parti nel tavolo di coordinamento: «Lavoreremo a piccoli gruppi per essere efficaci e raggiungere i migliori risultati».
Il protocollo Zeus, che la questura di Macerata è la prima a firmare nelle Marche, prevede il potere discrezionale del questore, di indicare nell’ammonimento che viene fatto ai soggetti ritenuti pericolosi per atti persecutori o violenza domestica, quali sono le strutture ove il soggetto ammonito può rivolgersi per iniziare un percorso su base volontaria e completamente gratuito per trattare la rabbia e tutti quei segnali che lo hanno portato ad agire in maniera violenta. In particolare è operativo dall’11 novembre lo sportello per uomini maltrattanti e il progetto prevede anche la disponibilità di alloggi per gli autori di violenza che debbano essere allontanati dalla casa familiare. Con Macerata, sono 55 le questure italiane che si sono dotate di questo protocollo, e i risultati positivi si vedono: se nel 2020 il 20% dei soggetti ammoniti è tornato ad essere violento (e quindi denunciati all’autorità giudiziaria), nonostante questi trattamenti, nel 2021 il numero è sceso al 9%, segno evidente che dopo un primo periodo di messa a punto, la responsabilizzazione e trattamento di questi soggetti è fondamentale per evitare la recidiva.
Ovviamente questo richiede anche un maggior sforzo del personale di Polizia (Anticrimine) che dovrà essere sempre più specializzato e capace di ascoltare la vittima: riconoscere i primi segnali della violenza ed agire preventivamente sulla base della pericolosità sociale, senza aspettare necessariamente la certezza che richiede il procedimento penale, quindi una tutela anticipatoria preventiva. La seconda azione è quella di ammonire il soggetto che ha agito violentemente con atto formale e solenne, ma capace di aiutarlo a capire la causa dei propri problemi e cercare di correggerli, inviandolo al Centro di trattamento per maltrattanti, rendendolo consapevole di un processo di cambiamento. Le donne che richiedono l’ammonimento al Questore sono per il 70% legate da rapporti di convivenza o matrimonio con il soggetto violento: è importante che sappiano riconoscere quali sono i segnali della violenza e segnalino la situazione in cui stanno vivendo.
Anche nelle Marche, tra le prime regioni a dotarsi di una legge contro la violenza di genere, la n° 32 del 2008, il fenomeno non è in calo , tutt’altro. Solo nel 2022 sono stati commessi tre femminicidi, di cui l’ultimo a Fano di una donna ucraina, Anastasija, che era fuggita dalla guerra per trovare una morte orribile per mano molto presumibilmente del suo compagno e lasciando un bambino di tre anni. Prima di lei Ilaria a Osimo a ottobre e Maria Teresa a luglio a San Benedetto. In 5 anni i femminicidi sono stati 13.
L’identikit della donna che nella nostra regione ha subito violenze ha principalmente un’età a cavallo tra i 40 e i 49 anni e nella maggior parte dei casi è coniugata (40%), circostanza che evidenzia come il fenomeno della violenza domestica emerga tra i dati di costante allarme nel rapporto che ogni anno la giunta regionale commissiona alle Università di Urbino e Macerata e che verrà presentato il 29 novembre in una seduta dedicata del Consiglio regionale.
Lo scorso anno 663 utenti si sono rivolte ai Cav delle Marche, l’anno prima erano 483, ben 180 in più. Un fattore probabilmente imputabile a due aspetti: non solo un aumento delle violenze, certo aumentate anche a causa della pandemia, ma anche ad una maggiore informazione e consapevolezza delle donne sulle attività delle strutture pubbliche dedicate. Nel 91% dei casi si tratta di nuovi accessi. Emerge una netta prevalenza di donne italiane, 489 su 663 totali e dunque il 73,8% con una crescita rispetto all’anno precedente del 6,5% (da 67,3% a 73,8%). Le donne che nel 2021 si sono rivolte al pronto soccorso sono state 205, di cui 10 minorenni ( 217 nel 2020 e 309 nel 2019). Nel 2021 la Regione Marche ha destinato per le strutture e per la realizzazione di progetti risorse per 1.158.658 euro di cui 698.658 mila di risorse statali e 460.000 di risorse regionali. In seguito un altro stanziamento di 1.134.216 mila euro, di cui statali 724.229 e regionali 419.987 mila.
(a.p.)
Centro per uomini autori di violenza, a Macerata il primo sportello «Basta una telefonata»
Musica, letture e un concorso: tutto il rosso contro la violenza
«Ecco chi è Artemisia Gentileschi: violentata, processata e rinata grazie all’arte» (Video)
Lotta alla violenza sulle donne, scarpette rosse di ceramica ad Appignano
Un momento di riflessione con dipendenti, collaboratrici e professioniste del Comune
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati