«Si sono svolte due sessioni di conciliazioni (31 luglio e 28 agosto) in cui 23 dipendenti della Beko hanno già aderito al piano di incentivazione all’esodo previsto dall’accordo, in seguito all’annuncio dell’esubero da parte della multinazionale turca: uscite volontarie che nei fatti sono comunque parte di una procedura di licenziamento collettivo. Sono posizioni lavorative che non esisteranno più in quanto non verranno rimpiazzate, alcune sono alte professionalità che abbandonano il territorio, con il rischio di decretare nei fatti la fine del principio di centralità del territorio di Fabriano nelle strategie della Beko». A ricordarlo è la Segreteria Fiom Cgil di Ancona.
«A queste vanno sommate tutte quelle persone messo in ammortizzatore sociale al massimo utilizzo (cassaintegrazione a zero ore), quindi figure che non lavoreranno: circa 45 persone impattate sono le posizioni del centro ricerca e sviluppo del lavaggio (R&D) a cui corrispondono progetti che non verranno più sviluppati in Italia.- prosegue la sigla sindacale – Delle 23 adesioni già effettuate, 11 sono operai/e e 12 impiegate/i di cui 5 nell’area della progettazione: si ha l’impressione di vivere un lento prosciugarsi degli uffici che a breve rischiano di non poter più essere considerate un “head quarter”, mentre nello stabilimento di Melano resta tanta cassaintegrazione e grande imprevidibilità delle produzioni con forti cadute della condizione di vita ed economiche delle persone che ci lavorano».
Per il futuro della multinazionale turca l’autunno sarà determinante: a settembre è atteso il tavolo territoriale sull’applicazione del piano industriale con focus sugli investimenti, e a ottobre il tavolo nazionale. «Sarà fondamentale a questo punto mettere in campo gli incontri di verifica in sede ministeriale per monitorare l’andamento del piano industriale, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti, nello specifico nei nuovi prodotti e nei nuovi processi produttivi a fronte di un mercato sempre più difficile che richiederebbe interventi di politiche industriali vere e non solo annunci o ammortizzatori sociali, ma una discussione più strutturata ed organica iniziando dalla convocazione del tavolo nazionale del settore Elettrodomestico» conclude Fiom-Cgil Ancona.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati