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Nel caos di piazza San Carlo
“Travolti dalla folla, è stato uno choc”

IL RACCONTO – Una ragazza anconetana tra i feriti. A Torino per la Juve, i tifosi di Ancona raccontano le scene di panico. Emanuele Messi: “Abbiamo dovuto scavalcare le persone a terra, impossibile fermarsi dietro la spinta delle persone”. Daniele Monopoli: “Non abbiamo capito nulla, solo gente che correva all'impazzata”

Emanuele Messi, in maglia bianca, con da sinistra Daniele Spaziani, Alessio Menghini e Francesco Piloni

di Emanuele Garofalo

La fuga sulla spinta della folla, costretti a saltare e scavalcare le persone a terra, con le famiglie a fare da scudo ai figli, i feriti. Flash di terrore vero, vissuto sabato sera in piazza San Carlo, raccontato dagli anconetani di ritorno da Torino. Tra di loro non ci sarebbero feriti gravi, parlano di una ragazza anconetana loro conoscente che avrebbe subito una ferita curata con 10 punti di sutura cadendo a terra sui vetri delle bottiglie rotte. Diversi i tifosi juventini partiti dalla provincia di Ancona, alla spicciolata, ognuno con i mezzi propri e senza trasferte organizzate dai fan club. “Eravamo in piazza San Carlo dalle 18.30 e la piazza già dalle 14 si stava riempiendo. Per questo eravamo ai margini della piazza, sul lato destro del maxi schermo” spiega Emanuele Messi, 27 anni, a Torino dal venerdì insieme con altri tre amici, due da Ancona partiti insieme in auto. I cori, qualche fumogeno, un clima di festa in attesa della partita, mentre la piazza si riempie fino all’inverosimile, poi l’inizio del match e la follia all’improvviso. “Poco dopo il gol del 3 a 1, abbiamo visto una marea di folla che ha iniziato a spingere verso i lati della piazza, per uscire. Non abbiamo sentito nulla, non sapevamo cosa fosse successo” spiega Messi. “Ci siamo girati e abbiamo iniziato a fuggire anche noi. Ho visto anziani, bambini, genitori con passeggini, a terra le bottiglie rotte, un vero caos, non si capiva più niente. Ho perso di vista i miei tre amici. Sono finito sotto il porticato della piazza, ho dovuto scavalcare le persone a terra per correre, non so nemmeno se ho fatto male a qualcuno. A mente fredda, pensi che avresti dovuto fermarti ad aiutare, ma sulla spinta della folla, non pensavo a niente”. Un delirio durato meno di un minuto, ma al riparo degli archi la pressione di piazza San Carlo non è finita. “Sotto ai portici c’erano i bar con i tavolini all’aperto. Tre o quattro famiglie avevano messo i bambini sotto al tavolino, per difenderli, e i genitori hanno fatto scudo al tavolo contro la pressione della gente – continua Messi -. Siamo caduti sopra di loro, per fortuna il tavolo ha retto il peso. Arrivato al limite della piazza, ho visto la polizia ferma, nemmeno loro sapevano che fare davanti a quelle migliaia di persone in fuga. Da lì, tutti si sono messi a correre ovunque. Solo più tardi in albergo ho ritrovato i miei amici. Siamo stati fortunati perché non eravamo al centro della piazza. E’ stato uno choc. Pensavamo di vedere una partita, magari fare festa per la vittoria, non potevamo immaginare una cosa del genere. Oggi siamo ripartiti subito, non avevamo nessuna voglia di rimanere a Torino”. Più defilato rispetto al centro della piazza, Daniele Monopoli, 27enne, a Torino con la sua ragazza. “Eravamo nel porticato, proprio perché non volevamo stare al centro della piazza. A pochi minuti dalla fine, la gente dal centro ha iniziato a correre verso l’esterno. Non abbiamo sentito colpi, botti o nulla. Solo il panico della piazza stracolma che senza motivo inizia a fuggire” ricorda Daniele. Lui e la sua compagna si appiattiscono contro il colonnato e qui resistono alla pressione della folla. “Tanta paura, il sangue a terra e la gente che correva all’impazzata. Davvero brutto. Appena abbiamo trovato uno spiraglio ci siamo messi a correre anche noi, avremo fatto un chilometro senza fermarci, senza capire. La polizia che abbiamo incrociato ci invitava ad andare via, senza correre, ma non potevano calmare tutte quelle persone” continua Monopoli. “E’ andata bene per noi. Stamattina siamo tornati in piazza San Carlo, prima di ripartire con il treno, era stata ripulita, ma è stato terribile vedere alla luce del giorno le macchie di sangue, i vetri delle bottiglie tra i sampietrini. Tutto senza motivo, tutti a cercare un riparo dal nulla”.

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