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Asili nido, gli stranieri
superano gli italiani

ANCONA - Storico sorpasso in diverse sezioni. Gambacorta (M5S): "Non basterà lo ius soli". L'assessore Borini: "La città è cambiata, i nido strumento di integrazione". Raschia (Cgil): "Servizio scolastico sempre più indispensabile, attenzione alla loro gestione"

Bambini all’asilo, foto d’archivio

di Agnese Carnevali

Ancona città multietnica e multiculturale. Più di un leit motiv, una realtà confermata anche dalle graduatorie provvisorie per l’accesso agli asili nido. In alcune strutture, in particolare quelle dei quartieri di Posatora e del Piano, oltre il 50% dei bambini aspiranti iscritti non è di origine italiana, ma anche nelle altre zone cittadine cresce il numero dei piccoli stranieri. A fare un’analisi dei numeri, la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle, Maria Ausilia Gambacorta. «Non si sa bene quali e quanti saranno effettivamente i posti disponibili ma una cosa è chiara: la città in alcune sue zone sta radicalmente cambiando pelle. E lo fa appunto partendo dai più piccini. Dalle nuove cittadinanze. Che ovviamente debbono farci riflettere. Al nido Arcobaleno di via Pesaro – osserva Gambacorta – dei piccolini da 3 a 12 mesi su 44 in graduatoria, ben 24 sono figli di immigrati. Sempre all’Arcobaleno, nella fascia 13/23 mesi su 55 bimbi 31 non sono italiani. Nella fascia 24/36 mesi i nuovi cittadini sono ben 17 su 26. Allo Scarabocchio, sempre di via Pesaro, nella fascia 3/12 mesi sono 19 su 32, in quella da 13 a 24 mesi sono 25 su 48 mentre in quella da 24 a 36 mesi sono 12 su 22. Restando ancora nell’ambito dei nidi che legano quartieri come il Piano e Posatora fino a parte della Stazione, al Pollicino dell’exCrass nella fascia 16/23 mesi sono 19 su 32 mentre in quella da 24 a 36 mesi sono 17 su 27. Dunque, oltre il 50% dei bimbi – continua Gambacorta – per i quali si richiede il servizio nido sono figli della nuova città multietnica. Sono il segnale forte di come la città si stia trasformando. Di come le nuove cittadinanze si affaccino prepotentemente reclamando giustamente d’essere considerate, ascoltate e quindi garantite nei loro bisogni. E non sarà di certo lo ius soli la panacea di tutti i mali». Dall’analisi alla frecciata all’amministrazione. «Il processo di integrazione non è quello della Mancinelli e del suo mentore Foresi che al Piano da anni ha fatto e disfatto in modo spesso estemporaneo e raffazzonato i rapporti con le diverse comunità presenti. Occorre invece prendere atto di quanto sta accadendo e prepararsi seriamente a quella che sarà la nuova Ancona. Credo che sia giunto il momento di prendere atto che dobbiamo conoscerci meglio per integrarci ed accettarci nel rispetto delle nostre regole sociali e della altrui cultura. Ben vengano quindi azioni formative sinergiche per gli stranieri ed i cittadini. Dobbiamo pensare tutti di dover prendere parte a questo cambiamento. Io inizierei da qui da una formazione condivisa». A rispondere l’assessore ai Servizi educativi, Tiziana Borini che sottolinea come «proprio la presenza di numerosi bambini stranieri nei nidi della città rappresenta un fattore fondamentale di integrazione per gli stessi piccoli e per le loro famiglie. È indubbio che la città stia cambiando e anzi sia già cambiata, i quartieri citati dalla consigliera  sono da anni popolati per buona parte da famiglie non di origine italiana, cosa che si riscontra poi anche nelle scuole dell’infanzia e le primarie. L’accesso ai nidi di un numero consistente di bambini stranieri – prosegue Borini – è un aspetto positivo perché consente ai piccoli di apprenedere presto e bene la lingua italiana, stando a contatto con educatrici che parlano italiano, e dunque arrivare con meno difficoltà alla scuola dell’obbligo. Il nido è uno strumento di ingregrazione anche per i genitori che frequentano una realtà nuova e diversa dalla comunità locale dei connazionali. Ancora – aggiunge – la possibilità di accesso al nido per queste famiglie è un fattore di promozione sociale, i genitori immigrati non possono fare affidamento su una rete familiare in città per la cura dei figli, poter contare sui servizi comunali consente loro anche la ricerca di lavoro ed il miglioramento delle condizioni di vita».

Non solo più bambini stranieri, il 2017 registra anche un ritorno più generale della famiglie agli asili nido. Dopo anni di calo delle domande di iscrizione contestuale ad un aumento dell’offerta, quest’anno è aumentato anche il numero delle richieste. Un trend, interviene il sindacalista Andrea Raschia (Fp-Cgil Ancona), che «fa riflettere su quanto questo servizio continui ad essere indispensabile per le famiglie e ora anche un momento di integrazione imprescindibile. Si tratta a tutti gli effetti di un passaggio educativo e di istruzione del bambino dato che ormai si parla di scuola 0-6 anni. Per questo – afferma – riemerge l’esigenza di un’attenzione particolare dell’amministrazione su questi servizi pubblici che devono essere gestiti dal pubblico e non esternalizzati riducendo le garanzie e le retribuzioni dei lavoratori del settore».

 

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