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Botte e minacce all’amante
del nipote: due condanne

ANCONA - Le pene sono per una peruviana di 29 e 54 anni, rispettivamente cugina e nipote di un 40enne che nel 2013 aveva iniziato una relazione con la vittima, lasciando nel suo paese d'origine la moglie e le figlie. Per l'imputate, il giudice ha stabilito oggi sei mesi di reclusione

Il tribunale

 

Aggrediscono la nuova fiamma di un loro parente con botte e minacce di morte: condannate madre e figlia. Si tratta di due peruviane di 29 e 54 anni, all’epoca dei fatti residenti in via Martiri della Resistenza. Proprio qui, il 10 settembre 2013, si era scatenata la bagarre che aveva coinvolto le imputate e una loro connazionale, fidanzata col nipote della 54enne. Questa mattina, madre e figlia sono state condannate entrambe a sei mesi di reclusione, pena sospesa. Alla vittima, 50 anni e parte civile tramite l’avvocato Erika Micucci, dovranno risarcire mille euro. Stando a quanto riportato in udienza, la querelle sarebbe nata per questioni d’amore: la vittima, infatti, sarebbe stata l’amante del parente delle due imputate. L’uomo, 40 anni, era arrivato ad Ancona dopo aver lasciato moglie e figlie in Perù. In Italia aveva iniziato una nuova vita con la 50enne. La relazione, però, non sarebbe mai andata giù alle due imputate. “Ci provocava e insultava più volte – ha detto in udienza la 29enne -. Inoltre, non ci andava bene che lei inviava le foto intime di lei e di mio cugino alle figlie di lui”. L’exploit era avvenuto in strada, in via Martiri della Resistenza. All’inizio, la bagarre si era scatenata tra la parte civile e la 54enne. Quest’ultima ha sempre sostenuto di essere stata  colpita con un coltellino che l’aveva ferita dietro l’orecchio. Inoltre, la procura contesta calci, pugni in testa e minacce: “Ti ammazzo, ti strappo la faccia, ti stacco la testa”. La situazione era peggiorata dopo l’arrivo della 29enne. Passando con l’auto, aveva visto le due donne darsela di santa ragione. Così, era scesa dalla vettura e si era gettata nella mischia per difendere la madre, presa per i capelli e graffiata – secondo la versione difensiva – dalla connazionale. All’epoca, erano giunte sul posto le Volanti della polizia. La vittima era finita in ospedale e poi aveva sporto denuncia. Anche madre e figlia si erano rivolte alle forze dell’ordine, ma la loro querela non si è mai concretizzata in un processo. Le due imputate erano difese dall’avvocato Orlando Olivieri.

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