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In manette la banda
dei rapinatori delle sale slot

SENIGALLIA - I carabinieri hanno arrestato tre persone, responsabili di tentate rapine e rapine consumate ai danni delle sale slot di Senigallia tra maggio e settembre

 

di Talita Frezzi

 

 

 

In manette la così detta “banda delle sale slot”. Arrestate tre persone. A coordinare l’operazione i carabinieri della compagnia di Senigallia agli ordini del maggiore Cleto Bucci. I tre sono finiti agli arresti domiciliari per una serie di rapine e tentate rapine a mano armata consumate tra maggio e settembre proprio a Senigallia. L’operazione – condotta dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Senigallia – è scattata alle prime ore di questa mattina (17 dicembre). I carabinieri hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa di misure cautelari coercitive firmata dal Gip del Tribunale di Ancona Carlo Cimini nei confronti di tre persone indagate per concorso nei reati di rapine e tentate rapine aggravate ai danni di sale slot a Senigallia. In manette sono finiti un albanese di 24 anni con cittadinanza italiana già noto alle forze dell’ordine, una donna italiana di 22 anni residente in un paese dell’entroterra e un cubano di 26 anni residente a Senigallia. I reati contestati nei quattro capi di imputazione sono il concorso in tentata rapina e concorso in rapina continuate, con l’aggravante dell’uso di un coltello e portate a termine da persone travisate e da più persone riunite.
Le indagini.
Le indagini, condotte dai Carabinieri di Senigallia sotto la direzione del Pm Rosario Lioniello della Procura di Ancona, erano state avviate nel maggio scorso, seguendo una precisa linea investigativa che muoveva dalla valutazione delle modalità nella consumazione dei delitti, l’analisi delle immagini delle telecamere di sicurezza degli esercizi commerciali vittime delle rapine; l’analisi del traffico telefonico relativo alle utenze delle persone ritenute coinvolte. Poi le attività tecniche e le indagini hanno consentito di identificare gli autori delle quattro rapine a mano armata avvenute a Senigallia tra maggio e settembre scorsi: il 10 maggio la tentata rapina aggravata commessa ai danni della sala slot “Admiral Club” in via Giordano Bruno; il 21 giugno il secondo tentativo di rapina commesso sempre ai danni dell’Admiral; il 26 giugno la rapina aggravata ai danni della sala slot “G-Planet” di via Raffaello Sanzio (che fruttò ai banditi 640 euro in contanti); il 14 settembre la rapina aggravata ai danni della sala slot “Terry Bell” in via Adriatica nord, con un magro bottino di 50 euro. Le rapine, commesse a breve distanza di tempo l’una dall’altra e nello stesso contesto territoriale, lasciavano intendere che le stesse potessero essere frutto dell’azione ripetuta di medesimi autori. Il modus operandi poi, era sempre lo stesso, come una firma della banda: in tutti i casi a entrare in azione erano due persone con il volto travisato ed armate di un grosso coltello da cucina, che irrompevano nell’orario di chiusura nelle sale slot, minacciando la responsabile di sala o prendendo in ostaggio un cliente, costringendo in questo modo l’addetto alla cassa a consegnare il denaro. Certamente, la contestuale presenza nei luoghi dei fatti delle medesime persone, identificate dai Carabinieri intervenuti subito dopo per eseguire i sopralluoghi, ha concentrato le indagini sulle stesse, rivelando in seguito il ruolo di ciascuno.
La banda: i ruoli.
Dalle indagini dei Carabinieri è emerso che la 22enne aveva fornito il proprio contributo fingendosi cliente, favorendo l’ingresso nella sala slot dei soggetti armati di coltello e facendosi prendere in ostaggio. Il 24enne albanese, a sua volta, aveva fatto da palo rimanendo all’esterno delle sale slot, in occasione dei due tentativi di rapina, mentre negli altri due casi anche lui aveva finto di essere un normale cliente, venendo preso in ostaggio con il coltello alla gola e fornendo sicurezza nell’agire ai due rapinatori.
L’indagine sulle frequentazioni degli indagati e l’analisi del traffico telefonico ha rivelato l’intreccio di relazioni tra gli stessi. E ha consentito di identificare il 26enne cubano come il rapinatore, alto circa 1 metro e 80, incappucciato ed armato di coltello presente in tutti gli episodi.
Preziose ai fini della ricostruzione degli episodi le denunce delle vittime e le immagini tratte dalle telecamere di sicurezze.
I militari del Nucleo Operativo e della Stazione di Marzocca hanno rintracciato gli indagati a Senigallia e Montemarciano. Dopo le formalità di rito, espletate nella caserma di via Marchetti a Senigallia, gli arrestati sono stati accompagnati nelle rispettive residenze e sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari.

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