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Atelier Arco Amoroso
«Il Comune lo riprenderà ad ottobre»

ANCONA - Lo ha assicurato l'assessore Paolo Marasca rispondendo ad una interrogazione di Francesco Rubini (Aic). La gestione era passata alla prefettura per gli uffici che si occupano della gestione delle pratiche degli immigrati

Paolo Marasca

 

di Giampaolo Milzi

La gestione dell’Atelier dell’Arco Amoroso, “prestato” alla Prefettura, dovrebbe ripassare all’amministrazione municipale nel prossimo ottobre. Lo ha detto oggi pomeriggio durante la seduta del Consiglio comunale l’assessore alla Cultura Paolo Marasca, rispondendo ad un’allarmata interrogazione presentata dal consigliere d’opposizione di Altra idea di città (Aic) Francesco Rubini. Il quale aveva preso spunto dall’articolo pubblicato sul controverso caso da Cronache Ancona il 15 aprile (leggi l’articolo). In buona parte, Marasca, ha ribadito ciò che aveva già detto due giorni fa, ovvero che l’elegante e antico locale che si affaccia sulla centralissima piazza del Plebiscito «è stato concesso in comodato d’uso gratuito alla prefettura (che ha la sede principale a pochi metri, in via Pizzecolli, ndr) per garantire alla stessa di svolgere adeguatamente i servizi legati alla gestione del fenomeno migratorio». Adeguatamente perché la commissione territoriale prefettizia che si occupa dei colloqui coi migranti che chiedono misure di protezione internazionale (tra i quali rifugiati e richiedenti asilo) si era trovata a far fronte ad un numero imponente di pratiche e quindi aveva bisogno di nuovi spazi per smaltirle. Il passaggio di mano dal Comune alla Prefettura era stato sancito dalla firma di un contratto di valenza annuale, con scadenza il prossimo 1 dicembre. La prima novità è, come ha sottolineato Marasca oggi, «intenzione del Comune di riprendere l’Atelier già ad ottobre», facendo dunque pressioni sulla Prefettura affinché reperisca un altro immobile in affitto per le sue crescenti esigenze d’ufficio.La notizia della mancata riapertura dell’Arco Amoroso – chiuso dal 2017 per inagibilità – per i suo scopi, cioè suggestiva cornice per mostre, conferenze, presentazioni di libri ed altri eventi di alta qualità, è stata una doccia fredda per le associazioni e i cittadini che da sempre, ancor prima che la Provincia lo cedesse al Comune, ne avevano fruito come comoda “oasi culturale”.

L’Atelier Arco Amoroso

La seconda novità? «L’amministrazione comunale è intenzionata anche, ad ottobre, a terminare i lavori di messa in sicurezza». Parte degli stessi, infatti, quella relativa alla messa a norma delle strutture tecnico-impiantistiche delle tre sale al piano terra, in base al contratto di comodato, era stata effettuata dalla Prefettura, per un costo di circa 10mila euro, prima di insediarsi, nell’autunno del 2018. Restano da cantierizzare, a carico del Comune, i lavori più corposi, nel piano sotterraneo (ampia sala che dà su via della Catena e servizi igienici), per il rinnovamento dell’impianto elettrico, la sostituzione di infissi, la ritinteggiature di alcune pareti, le riparazioni di altri impianti di servizio, per una spesa di circa 50mila euro, comunque già prevista in bilancio. Come accennato, non si erano fatte attendere alcune critiche per l’off limits dell’Atelier, e per la negazione della sua vocazione “storica”. «Siamo molto perplessi per questo nuovo uso prefettizio dell’Atelier dell’Arco Amoroso – aveva detto in mattinata Patrizia Papili, presidente del circolo culturale “Carlo Antognini” – perché segna il progressivo venire a mancare in città di sedi idonee per eventi culturali, sia organizzati da noi che da altri. All’assessore Marasca chiediamo di essere molto più prudente, in futuro, nell’avallare cessioni di questo tipo ad altre istituzioni». Sulla stessa linea Patrizio Piaggesi, vicepresidente del Laboratorio Sociale: «L’Arco Amoroso era uno degli ambienti più belli e comodi per eventi che avevano sempre riscosso un grande successo di pubblico. Piazza del Plebiscito è il salotto buono di Ancona, l’Arco Amoroso era il salotto culturale della piazza. Del resto, ad Ancona, a differenza di altre città della provincia, mancano alternative – aveva aggiunto Piaggesi – Il locale di Palazzo Camerata (edificio sede dell’assessorato alla Cultura, ndr) è fuori mano e sotto utilizzato, lo spazio a piazza Roma del Rettorato è chiuso definitivamente. Un altro esempio? La mostra della collezione di quadri dell’ex ristoratore Tonino Mengarelli poco tempo fa si è dovuta tenere nella pinacoteca civica, ma i visitatori hanno dovuto pagare il biglietto d’ingresso». Ottimista per il futuro, e affatto preoccupato per il protrarsi della chiusura dell’Atelier, Marasca: «Tutte le iniziative per cui era stato chiesto da associazioni o privati sono state garantite dal Comune mettendo a disposizione altri spazi, in particolare la Mole Vanvitelliana», ha concluso oggi pomeriggio rispondendo alla interrogazione del consigliere Rubini.

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