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Casa del Capitano,
un progetto di rinascita

ANCONA - L'idea è quella di eseguire i lavori affinché l’elegante edificio del XIII secolo possa ospitare, dopo tanti anni di abbandono e oblio, una parte degli antichi reperti scultorei già recuperati tra i ruderi del complesso dell’ex Convento di San Francesco

La Casa del Capitano

 

di Giampaolo Milzi

Un po’ di vento in poppa per il recupero e la valorizzazione della medievale Casa del Capitano, nel cuore del porto storico di Ancona. C’è un progetto con un obiettivo preciso: eseguire i lavori affinché l’elegante edificio del XIII secolo possa ospitare, dopo tanti anni di abbandono e oblio, almeno una parte, la più significativa, degli antichi reperti scultorei già recuperati tra i ruderi del complesso dell’ex Convento di San Francesco alle Scale che si affaccia su via Fanti. Il progetto, di tipo preliminare, è in fase di ultimazione alla Direzione riqualificazione urbana del Comune, ente proprietario della Casa del Capitano. In collaborazione e sotto la supervisione della Soprintendenza unica delle Marche. Fin qui la bella notizia. La meno bella? La “navigazione” dell’iter burocratico si profila lunga e in un po’ incerta. Due le questioni: i fondi necessari per il piccolo cantiere, circa 50mila euro, che in teoria dovrebbero essere attinti al corposo budget dell’amministrazione comunale per il cosiddetto piano “Waterfront”, volto a ridisegnare architettonicamente e urbanisticamente il volto dello scalo storico, dalla base della Vecchia Lanterna a nord fino alla Mole Vanvitelliana; la volontà politica di attuazione, non ancora pienamente manifestatasi e formalizzata.

L’interno della Casa

I lavori per la “rinascita” della Casa del Capitano, riguardano innanzitutto la predisposizione di accessi agevolati per i disabili sia all’ingresso principale, che guarda verso la sede della Capitaneria di porto e il mare, sia su quello sul lato opposto, ad una quota un po’ più elevata, che si apre sulla passerella che costeggia i resti archeologici dei magazzini del porto d’epoca romana. Inoltre va risistemata la scala che collega il piano terra a quello superiore, va impermealizzato in modo perfetto il tetto, c’è da approntare un adeguato sistema di illuminazione almeno interna e da attuare un’operazione di pulizia generale. Della riapertura della Casa del Capitano, la cui splendida facciata è caratterizzata da due alte ed ampie arcate a sesto acuto in pietra, si è iniziato a parlare tre mesi fa. Poi, la svolta, dopo un sopralluogo sul posto compiuto da rappresentanti del Comune, ovvero il dirigente dell’Ufficio Turismo Ciro del Pesce, e un suo stretto collaboratore, e della Soprintendenza, presente con la storica dell’arte Francesca Farina e un geometra. In seguito, la Direzione riqualificazione urbana municipale ha avuto un impulso per la progettazione dall’assessore al Porto Ida Simonella. Ma da qui al progetto esecutivo ce ne passa. In collegamento col piano “Waterfront” (sul quale si sono registrati una sequela di conferenze e dibattiti, ma alcune indicazioni contraddittorie e aleatorie da parte della Giunta comunale), e in link con la parziale ristrutturazione della Casa del Capitano, dovrebbe essere risistemata e valorizzata la contigua piazzetta che si è venuta a creare quando poco tempo fa è stato demolito il capannone che ospitava i vecchi laboratori scientifici del vicinissimo Istituto Nautico “Elia” (prevista sulla carta anche la demolizione della palestra).

Per l’ok alla effettiva disponibilità dei fondi e all’avvio della redazione del progetto esecutivo per la riapertura della Casa del Capitano, occorrono una precisa discussione e decisione formale in giunta, chiamati in causa soprattutto l’assessore Simonella e il collega al Patrimonio e ai Lavori pubblici Paolo Manarini. Per gli allestimenti interni, dovrebbe essere coinvolto il titolare di Cultura e Turismo Paolo Marasca. Allestimenti che riguardano l’esposizione di almeno una ventina di opere scultoree (tra stemmi araldici, lapidi incise, le bassorilievi, tutti databili tra il XIV e il XVII secolo) recuperate da un plesso dell’ex convento di San Francesco nell’aprile 2018 (e da allora ricoverati, protetti da teloni di plastica, nel cortile di Palazzo Camerata, sede dell’assessorato alla Cultura), oltre ad altri reperti dello stesso tipo che attendono ancora di essere prelevati dal Salone del Capitolo dello stesso convento. Al netto delle perplessità sopra esposte, ottimista il funzionario di zona della Soprintendenza, l’architetto Biagio De Martinis: «La collaborazione tra noi e il Comune ormai è stata definita, la rinascita della Casa del Capitano è un obiettivo che centreremo». Se a tale ottimismo seguirà concretezza, la nuova Casa del Capitano, con la sua facciata caratterizzata da un prezioso fregio floreale, di epoca romanica, potrebbe costituire una delle perle del tanto auspicato nuovo “Waterfront” e della sua passeggiata a mare, rivitalizzata anche e soprattutto a beneficio di turisti e crocieristi. Chissà poi, per concludere, se in Soprintendenza o in Comune venga a mente a qualcuno un’idea per decidere le sorti del vecchio ma ancora funzionante Planetarium al piano terra della Casa del Capitano. Quando fu realizzato, uno dei fiori all’occhiello del Nautico. Ma da un pezzo inutilizzato, salvo saltuarie visite di scolaresche esterne. Patrizia Coppetti, dirigente scolastica del Nautico: «Avrebbe bisogno di una manutenzione migliorativa in pratica impossibile. Perché non si trovano i pezzi di ricambio, e la struttura è così delicata che intervenire potrebbe arrecarle danno», spiega. E perché gli studenti del Nautico non lo visitano più? «I docenti non lo chiedono, in quanto è ormai una struttura vetusta, superata, non più adeguata ai nostri iscritti, che usano ben 58 laboratori modernissimi. Per ipotesi potremmo realizzare un Planetarium nuovo, all’interno dell’Istituto, da affiancare ad altri strumenti (compresi quelli ancora presenti nella Casa del Capitano, ndr.) legati al mondo della navigazione che esponiamo in una nostra apposita sala».

 

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