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Sentenza cannabis light,
i commercianti: «Manca chiarezza»
Zaina: «Legale sotto a 0,5 di thc»

IL CASO - Dopo la pronuncia della Cassazione a sezioni unite non sono concordi le interpretazioni sul limite drogante. L'avvocato: «Contraddittorietà spaventosa. Aspettiamo le motivazioni» Lorenzo Castignani, civitanovese, 28 anni, titolare di due shop a Macerata e di uno ad Ancona: «Non facciamo nulla di illegale. Presto apro un negozio anche a Osimo». Marco Mari (Tutto canapa): «In due anni abbiamo investito in questa attività 35mila euro, non è possibile che prima vengano date le licenze e poi ci venga detto che non si può vendere»

 

Marco Mari di Tutto Canapa

 

di Gianluca Ginella e Laura Boccanera

«Non stiamo facendo nulla di illegale, ma manca la chiarezza. Ho tre negozi e tra qualche settimana, credo, aprirò il quarto che sarà a Osimo». Lorenzo Castignani, civitanovese, 28 anni, è il titolare, di due negozi Indoornova a Macerata (uno in via Lauri e l’altro a Piediripa) e del negozio Indoornova di Ancona, quello del sequestro di 13 chili di prodotti, poi revocato dal gip, che ha portato al ricorso in Cassazione e alla pronuncia, ieri, delle sezioni unite sul caso cannabis light. Vietato vendere prodotti contenenti thc? Secondo Castignani, secondo Federcanapa e secondo l’avvocato Carlo Alberto Zaina, legale del commerciante civitanovese, non è così. Federcanapa sostiene che non si possono vendere prodotti a base di canapa «salvo che siano in concreto privi di efficacia drogante».

E aggiunge, Federcanapa: «Da anni, la soglia di efficacia drogante del principio attivo thc è stata fissata nello 0,5% come da consolidata letteratura scientifica e dalla tossicologia forense». «E’ una sentenza di una contraddittorietà spaventosa e permette la commercializzazione dei prodotti sotto lo 0,5% di principio attivo. Perché la soglia drogante è dello 0,5%» sintetizza l’avvocato Carlo Alberto Zaina. Fa poi un esempio in base ai quantitativi: «Se viene venduta una infiorescenza, una foglia che presenta uno 0,5% in percentuale e non supera i 10 milligrammi, è una sostanza che non è vietata. La Cassazione ha espulso dalla porta ciò che aveva fatto entrare dalla finestra – continua il legale –. Cosa cambia? Cambia che si dice che la commercializzazione non rientra nella legge quadro sulla canapa ma nella legge degli stupefacenti, però non è reato se non è drogante la sostanza venduta. Tra l’altro la legge quadro sulla canapa prevede il limite dello 0,2% a livello europeo e 0,6% a livello italiano». Secondo il legale «Questa volta la comunicazione della Cassazione non aiuta a capire. Comunque dovremo leggere le motivazioni, ma ci vorrà un mese prima che escano, credo». Secondo altre interpretazioni invece con la sentenza si dice che il principio deve essere zero, ritenendo che la soglia drogante non sia lo 0,5% di thc.

Ma per i commercianti cosa cambia? «Per noi alla fine non cambia nulla, cambierà che ci saranno forse più controlli, e basta – dice Lorenzo Castignani -. Mi aspettavo decidessero in maniera molto più seria, secondo me hanno creato ancora più confusione. I negozi non verranno chiusi, basta che non vengano venduti prodotti che non superino la soglia drogante – ribadisce Castignani –. Resta un vuoto normativo nonostante la sentenza». Castignani non ci pensa nemmeno a chiudere, anzi. Ai due negozi di Macerata, quelli dove avvennero i primi sequestri in Italia, e a quello di Ancona, se ne aggiungerà un altro: «Ne stiamo aprendo uno a Osimo, credo tra qualche settimana. Il business della canapa sta tirando anche su l’economia, crea posti di lavoro».

Il sequestro di un negozio in centro storico a Macerata

Altro titolare di negozi che vendono canapa è Marco Mari, proprietario di Tutto Canapa di via Trento, a Civitanova, attività commerciale sospesa per 15 giorni lo scorso 9 maggio. Ha scelto per il momento di togliere dagli scaffali del suo negozio le infiorescenze di canapa. Il suo negozio era stato al centro della polemica dopo la visita del ministro dell’Interno Matteo Salvini durante un tour elettorale nelle Marche prima delle elezioni Europee. Una soluzione temporanea in attesa di capire come dovrà muoversi in futuro, a seguito della sentenza: «Questa però non è l’anticamera della droga e dell’inferno – spiega Mari -. In due anni abbiamo investito in questa attività 35mila euro, non è possibile che prima vengano date le licenze e poi ci venga detto che non è più possibile vendere. Al momento siamo aperti, ma per sicurezza ho preferito togliere i prodotti col thc, non ci sono arrivate al momento indicazioni di alcun tipo. Vendiamo invece i prodotti alimentari, i gadget ed il resto, ma per noi è una perdita. E poi anche a livello di immagine. Dopo la chiusura quando abbiamo riaperto in tanti sono tornati, ma adesso non viene quasi nessuno. Il nostro cliente è una persona che sta alle regole e tutto questo è terrorismo psicologico». Il titolare contesta anche la disparità di trattamento tra la provincia di Macerata e quello che avviene altrove: «Io qui ho dovuto togliere pure la tisana, ma a 150 chilometri da qua mettono tutto in esposizione e in bella mostra. Abbiamo prodotti certificati, confezionati, acquistati con fattura. Ad ogni modo ora vedremo cosa fare, se continua così saremo costretti a chiudere e allora smetteremo di pagare le tasse e chi acquistava in forma regolare e controllata da noi tornerà dai pusher nei vicoli».

 

Marco Mari

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