«Da cinque anni ho i campi devastati dai cinghiali e non posso accedere ai rimborsi regionali. Rimango qui davanti, senza acqua nè cibo, fino a che non muoio, perchè chi mi doveva aiutare mi ha ridotto come un barbone». E’ la protesta portata avanti da Pino Vitali, allevatore e agricoltore di Amandola (Fermo), gestore di campi coltivati a foraggio, orzo, mais e grano. Questa mattina si è posizionato davanti agli uffici regionali, senza chiedere di parlare con nessuno, e da oggi pomeriggio si è piazzato in un’aiuola a pochi passi da Palazzo Raffaello, con tanto di cartello indirizzato all’assessore Pieroni. All’origine della protesta pacifica, il mancato riconoscimento degli indennizzi regionali (erogati tramite gli Atc territoriali) agli agricoltori danneggiati dal passaggio dei cinghiali. Vitali non avrebbe accesso ai rimborsi dal 2014, essendo stato escluso dal range di coltivatori che ne possono beneficiare. «E’ una vergogna – ha detto Vitali -, chi sta in questi uffici (quelli della Regione, ndr) rovina chi lavora. Sono cinque anni che i cinghiali mi rovinano i campi, cinque anni che stringo i denti per andare avanti e cinque anni che non ottengo rimborsi. E’ ora di farla finita, è per questo che sono qui e ci rimarrò fino a che non sono morto. Mi hanno ridotto come un barbone e da barbone voglio morire». Vitali non mangia da questa mattina, da quando è arrivato ad Ancona. «Faccio sciopero della fame e della sete, non torno a casa». Sul cartello, Vitali chiede le dimissioni di Pieroni: «Non sei pagato per prendere in giro le persone e togliere il lavoro. Non ti puoi approfittare di cinque anni di sacrifici». Poco prima delle 20, sul posto è anche arrivata un’ambulanza della Croce Gialla, coadiuvata dal personale dell’automedica. Vitali ha rifiutato i soccorsi ed eventuali cure.
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