di Martina Marinangeli
Non si ferma la protesta di Pino Vitali, coltivatore di Amandola messo in ginocchio dai danni provocati dai cinghiali e da cinque anni impossibilitato ad accedere ai rimborsi regionali. Da due giorni, il coltivatore si piazza sull’aiuola di fronte a palazzo Raffaello per far sentire il suo grido d’aiuto. Questa mattina è stato ricevuto dall’assessore regionale con delega alla Caccia, Moreno Pieroni, «che però ha solo rimandato la questione alla prossima settimana, prendendomi in giro per l’ennesima volta», punta il dito l’agricoltore. «Farò la sciopero della fame e della sete, e mi presenterò qui ogni giorno finché non mi daranno i rimborsi». Alcuni passanti, preoccupati per l’uomo anche per l’eventuale disidratazione causata dalle alte temperature, si sono rivolti ai Carabinieri che hanno cercato di convincerlo a tornare a casa e a passare per altre strade nel tentativo di farsi ascoltare dalla Regione, ma Vitali è rimasto in quello che ha individuato come luogo della sua protesta. Nel primo pomeriggio anche la Croce gialla, un’auto medica e un’altra pattuglia dei Carabinieri sono arrivate per constatare il suo stato.
«Colpiti tre volte, e tre volte vittime di una politica che latita – attacca la consigliera regionale forzista, Jessica Marcozzi –. Pino Vitali è il volto di tanti lavoratori che, dinanzi a una crisi lancinante, dinanzi alla piaga del sisma, sono stati abbandonati. E non ricevono nemmeno gli aiuti economici che spettano loro di diritto perché la Regione non riesce da una parte a gestire adeguatamente il problema della selvaggina, in questo caso i cinghiali, che provoca continuamente danni alle coltivazioni e agli allevamenti, già duramente segnati dal terremoto, dall’altra non è capace nemmeno di supportare economicamente, con i rimborsi necessari, chi è alla canna del gas ma non vuole mollare. Noi di Forza Italia siamo vicini a Vitali e di certo questa vicenda non finirà qui. Presenterò un’interrogazione per capire come si possa essere arrivati a tanto, un atto doveroso per i lavoratori stremati, un atto necessario per capire perché la Regione non muove un dito dinanzi alla disperazione di chi non vuole mollare, anche se lasciato solo da chi (non) amministra».
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…come?
Da destra a sinistra ve ne siete sbattuti il “battocchio” !!!
Appllicate le direttive dello stato centrale, disattivare le zone montane perchè “costano troppo allo stato”.
Questo è il perchè.
Fate schifo.