facebook rss

Mega discarica a cielo aperto
all’inizio di vicolo della Serpe

ANCONA - In un cortile con deposito al piano terra di un alloggio popolare. L’area è come una favela, anche la stradina in abbandono e degrado. Segnalazioni di residenti e amministratore Residence Vanvitelli ma ne’ risposte ne’ interventi di bonifica da Erap e Comune

L’alloggio popolare Erap disabitato (al piano terra) e il cortile con capanno ridotto a discarica all’inizio di vicolo della Serpe

Il cortile infestato e l’inizio del vicolo dall’alto

di Giampaolo Milzi

(foto Giusy Marinelli)

Il vicolo della Serpe conserva in parte il fascino della medievale Ancona che fu. Ma molto probabilmente, almeno nella sua parte iniziale – che s’inerpica fino a piazza San Francesco, a ziz zag, dal piazzale parallelo al Lungomare Vanvitelli dove sbuca ciò che resta dell’antica via Saffi (prima via del Porto) – non è mai stato oltraggiato come avviene all’inizio del terzo millennio da una vera e propria discarica a cielo aperto. Con l’aggravante che quella discarica si estende, quasi del tutto all’aperto, in una zona gestita dall’Ente regionale per l’abitazione pubblica e dal Comune. Zona su cui si erge una palazzina a due piani di alloggi popolari. Popolare come l’appartamento al piano terra, vuoto da un pezzo, che confina con l’area infestata da rifiuti di ogni tipo, anche pericolosi, e iper degradata scoperta da Cronache Ancona. A raccontarci questa brutta storia segnata da degrado non solo urbanistico, ma anche sociale, sono i residenti dei piani superiori del modesto edificio che dà sul lato sinistro dell’inizio del vicolo. I quali, dai balconi, si affacciano su ciò che sembra una favela di una metropoli sudamericana. Una storia di paradossi, malaburocrazia, cronica assenza di interventi risolutivi da parte delle istituzioni competenti.

Un angolo con rifiuti nel cortile

Per sapere chi, dal 2012 fino a pochi mesi fa, è sospettato di aver agito più concretamente per la comparsa della favela, basta dare un’occhiata ai campanelli d’ingresso e alle cassette delle poste. E poi Erap e Comune conoscono l’ormai ex assegnatario della spettrale abitazione confinante con l’area discarica. “Quando sei mesi fa abbiamo avuto l’assegnazione dall’Erap dell’alloggio in cui viviamo (al primo piano, ndr.), lì al piano terra ci stava un uomo con almeno quattro figli, ragazzi di età diversa, parte di una famiglia kossovara (o montenegrina, ndr.). – racconta l’albanese Arjan Redhi, con a fianco la moglie e i due figli, uno di 13 anni e uno di 3 – Dalle scale esterne e dal balcone vedevamo un continuo via vai di gente, molti, molti ragazzi. Fatto sta che quando hanno sbaraccato, abbiamo trovato l’amara sorpresa: il cortile e la specie di deposito in cui il primo prosegue ridotti, appunto, in discarica”.

Ancora rifiuti ed erbacce nel cortile

Un nucleo familiare di classe economica modesta, quello di Arjan, ma tranquillo, ben integrato in città, e molto civile, al contrario dello scenario che lo circonda. Arjan è cittadino italiano da 6 anni, muratore provetto. E guardando quello scenario di turpitudine sotto il cielo di un giugno caldissimo allarga le braccia “sudando gocce di rassegnazione”. Nel cortile ci sarebbe l’imbarazzo della scelta se arrivassero Anconambiente o una ditta specializzata in bonifiche ambientali magari ingaggiata dall’Erap: un divano letto, cuscini, ferraglia e numerosi pezzi di legno e di cartonato, sei biciclette e molte ruote di bici ammucchiate, stracci, una stufa elettrica, una bilancia elettronica, un mini impianto stereo portatile, resti di un forno da cucina, una griglia per cucinare la carne, grandi specchi, un attrezzo ginnico, un tubo industriale avvolgibile, un cartellone pubblicitario, due ferri da stiro, stoviglie e altri oggetti da cucina, scarpe, bottiglie di plastica ed erbacce infestanti. Entriamo nel magazzino, chiuso solo su tre lati, ricavato col posizionamento di una tettoia in ferro ondulato che poggia da un lato sulla murata della attigua caserma della guardia di finanza e dall’altro su una delle facciate della palazzina. E la situazione peggiora: una bombola di gpl, ancora assi di legno e cuscini, coperte, un letto a due piazze ripiegato, un grande frigo da bar, sedie, cestelli metallici, larghi pezzi di plastica, una rete da cantiere, elettrodomestici, uno scaffale con videocassette e videoregistratore, un antico quadro che raffigura una Madonna col Bambin Gesù. Un elenco, parziale, di roba malandata, ma in parte ancora utilizzabile, riciclabile.

Anche il capanno comunicante col cortile ridotto a discarica

Non lontano dalle cassette delle poste e dall’ingresso al piano terra, un’altra inquietante sorpresa: una specie di vano su una parete sotto le scale, aperto, che custodisce due bombole, una di Gpl e una di un mix di diossido d’azoto e anidride carbonica, oltre a un sacco con, pare, del cemento, e barattoli di vernice. Chissà chi li ha abbandonati lì. Ok, l’sos, l’ennesimo, ad Anconambiente è lanciato.

L’igiene è un fantasma. “Tanto è vero che lì e nei dintorni e il regno dei topi”, assicura Arjan. “E delle bisce”, giura la moglie (ma allora è davvero il vicolo della Serpe…). “Certo, i topi. Giorni fa uno molto grosso l’abbiamo trovato morto lungo le scale”, interviene un amico della famiglia che sta all’ultimo piano, costituita da una donna maghrebina e dalla figlioletta. “E i topi scorazzano anche nella parte iniziale del vicolo. – aggiunge Arjan – Pensate come sono preoccupato, con uno dei miei figli cosi piccolo”. Già, la parte iniziale del vicolo. Dissestata, avvallamenti del selciato, rovi e piante infestanti, l’onnipresente sporcizia. “Quelli di Anconambiente? Raro che si presentino”. Promesse di far pulizia vera mai mantenute. In fondo alla parte pianeggiante del vicolo, poco prima che s’impenni in una salita strettissima, sul lato destro, ecco la persiana di una finestra a un metro d’altezza che perde pezzi.

Ma tornando alla favela del piano terra dell’abitazione da cui sono stati sloggiati i kossovari (o montenegrini), che fa l’Erap? Arjan: “Niente. Sono andato di persona ai loro uffici per denunciare quello schifo, quella discarica, avevo foto e appunti. Mi hanno detto che accettano solo segnalazioni via pec (posta elettronica certificata, ndr,). Io la pec non ce l’ho, ho inviato una email con le foto in allegato, nessuna risposta”.

A ricostruire meglio le dinamiche della favela-discarica di vicolo della Serpe, e di parte della numerosa famiglia straniera che ha vissuto al piano terra, molto presunta responsabile dell’abbandono della montagna di rifiuti, l’amministratore del Residence Vanvitelli, che chiede però l’anonimato, vista la delicatezza della questione: “Quell’’abitazione al piano terra è gestita direttamente dall’Amministrazione comunale. Ci ha vissuto per 6-7 anni un uomo montenegrino con alcuni dei suoi figli, ma era un continuo via vai, certe volte ho contato tante persone. Un nucleo familiare “border line”. Il Comune l’aveva trasferito da un’altra casa popolare in via Marchetti, diventata inagibile a causa delle fortissime nevicate dell’inverno 2012”. E che è successo? “Da allora urla, schiamazzi, liti continue. E l’avvio da parte mia di una protesta civile, ma persa, ho trovato un muro di gomma nelle istituzioni. Ho scritto alla Questura, al Prefetto. Ho parlato coi carabinieri, coi finanzieri qui vicino. Ho vissuto anni d’inferno. Ovviamente, ho scritto anche e soprattutto agli assessori competenti. Ma ho ricevuto solo risposte vaghe e promesse di intervento mai mantenute”.

Gli assessori competenti sarebbero Stefano Foresi e Emma Capogrossi, rispettivamente alle Manutenzioni urbane e ai Servizi sociali. Un paio di interventi, in realtà, dei Servizi sociali, ci sono stati. La moglie del capo della famiglia iper problematica, con almeno due figli, è stata fin dall’inizio seguita dai servizi e separata dagli altri, e sistemata in un appartamento decoroso. Il capo famiglia col resto della prole è stato sfrattato e alloggiato in un’altra casa popolare al Q2. “Ma per ottenere questo risultato c’è voluto un sacco di tempo, ovvero l’intervento del Tribunale dei minori, – conclude l’amministratore del Residence Vanvitelli – Per tutto il resto, basta andare a vedere il disastro che è rimasto. Le istituzioni sono state inadempienti. E ho subito, subisco, un danno d’immagine per la mia attività”.

Bombole di gas e altri rifiuti di materiale edile in un vano aperto sotto le scale

Le condizioni pietose in cui versa l’inizio del vicolo della Serpe

 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X