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Perché Ceriscioli si deve dimettere

OPINIONI - La risposta del governatore di fronte all'inchiesta che ha investito la sanità marchigiana è sconcertante. Le minoranze dovrebbero chiederne la sfudica immediata, se non altro per ascoltare le argomentazioni del Partito democratico

 

 

di Fabrizio Cambriani

Il presidente della Giunta regionale, Luca Ceriscioli, si deve dimettere. Immediatamente e indipendentemente dai risultati delle indagini che la procura della Repubblica sta portando avanti sugli appalti della sanità marchigiana. La motivazione è che, assieme alla sua giunta, non è stato capace di vigilare sulle gare indette dall’azienda sanitaria unica regionale. Anzi, per sua stessa ammissione ha testualmente affermato: «Non sto dietro alle gare, tantomeno a chi le vince visto che ci sono soggetti autonomi che se ne occupano».

Da sinistra Luca Ceriscioli e Alessandro Marini (direttore dell’Asur)

Una dichiarazione inaudita e sconcertante. Il massimo esponente politico regionale, chiamato a gestire – nella doppia veste di presidente e assessore alla sanità – i danari dei marchigiani, che si sottrae e pubblicamente se ne vanta, da quello che è un suo preciso dovere istituzionale. Previsto e messo per iscritto nello Statuto regionale al punto G dall’art. 28 dove, tra le caratteristiche della giunta, si legge: “esercita funzioni di indirizzo e vigilanza sulla gestione di enti, agenzie, e aziende dipendenti dalla Regione (…)”. E’ chiaro e anche ovvio che l’autonomia gestionale di un azienda, a totale controllo regionale, non esclude un accertamento che deve far capo agli organismi politici preposti. Prima che una qualsiasi normativa lo prevedrebbe il buon senso. Anzi, le verifiche dovrebbero essere tanto più pressanti e serrate quando si parla di cifre del calibro di centinaia di milioni di euro. Come in questo caso. Una facoltà di controllo che è attribuita non solo all’organo di governo, ma anche ai consiglieri regionali così come stabilito dall’art 16, comma 4 dello Statuto: “Ciascun consigliere ha diritto di accesso agli atti, ai dati, alle informazioni in possesso della giunta regionale, degli enti, delle aziende dipendenti o di società partecipate dalla Regione o comunque di quelli disciplinati con norme di organizzazione emanate dalla Regione, nonché degli enti operanti nelle materie di competenza regionale sottoposti alla vigilanza o al controllo della Regione.” Invece, come se niente fosse e attraverso un’intervista, il governatore Ceriscioli confessa candidamente di essersi sottratto a un preciso suo dovere, quello di controllo, unitamente alla giunta da lui stesso nominata. Si tratta di una omissione gravissima nella quale non sarebbe incappato nemmeno il più inesperto consigliere comunale di un piccolissimo centro. Benché digiuno di norme e leggi, egli avrebbe fatto prevalere il naturale dovere di coscienza e la diligenza del buon padre di famiglia. Nell’esclusivo interesse del proprio Comune e dei suoi compaesani. Concetti questi, a ben vedere e per sua stessa ammissione, del tutto estranei all’esperto e più navigato presidente Ceriscioli. A questo punto sarebbe bello, per questa unica e decisiva ragione che ho appena illustrato, che le minoranze in consiglio regionale presentassero una mozione di sfiducia al governatore e a tutta la sua Giunta. Non tanto per il risultato, quanto per sentire le argomentazioni che, a loro a difesa, il Partito democratico dovrà inventarsi. Ma temo che anche questa volta prevarrà il lassismo e la trascuratezza. D’altra parte, si sa, in piena estate tutta la politica preferisce starsene quieta sotto l’ombrellone.

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