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Offende il sindaco Mangialardi
e poi chiede scusa: querela ritirata

SENIGALLIA - Una cittadina lo aveva attaccato sui social accusandolo di aver preso tangenti. In una lettera, le scuse per la diffamazione

Maurizio Mangialardi

 

«Non ci sono scuse per il gesto crudele nei suoi confronti: in un attimo di rabbia e sconforto non sono riuscita a contenermi ed ho infierito in modo orrendo sulla sua persona […]. Sono immensamente pentita dell’errore commesso: sono frustrata, amareggiata, ma soprattutto delusa da me stessa, che mi sono fatta trasportare dalla folla e dai vari commenti di altri. Quando si è dietro una tastiera a volte è facile… e non ci si rende conto. […] Non mi capacito di averla delusa come cittadina, ma mi creda sono sinceramente pentita, sicuramente in quel momento non ero la stessa persona di sempre». Sono questi alcuni passi della lettera di scuse che la signora C. F. ha indirizzato al sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi, verso la quale quest’ultimo aveva sporto denuncia a seguito di un commento su Facebook dove lo si accusava di aver preso tangenti. Scuse prontamente accettate dal sindaco, che però costeranno alla signora il pagamento delle spese legali e una donazione a un’associazione del territorio operante nel campo sociale, come previsto dall’accordo raggiunto tra i rispettivi avvocati. «Prendo atto delle scuse della signora – afferma il sindaco Mangialardi – e provvederò a ritirare la querela. Inoltre, avendo avuto modo di constatare un sincero ravvedimento, eviterò di rendere pubbliche le sue generalità. Tuttavia mi dispiace davvero di essere stato costretto, ancora una volta, ad adire a vie legali per tutelare la mia persona e il ruolo istituzionale che sono stato chiamato a ricoprire da accuse prive di ogni fondamento. È necessario che tutti comprendano come i social network non possano essere scambiati per arene senza regole, dove attaccare chiunque con infamie di inaudita gravità solo perché non si condividono le sue idee o il suo operato. Il rispetto personale tra gli individui e soprattutto nei confronti delle istituzioni democratiche è alla base di una comunità forte e coesa. Per il sacrosanto diritto al dissenso esistono i luoghi e le forme previste dalle leggi vigenti, non c’è dunque alcun bisogno di ricorrere all’insulto e alla diffusione di falsità ingiuriose. Spero che questa vicenda possa contribuire a civilizzare il dibattito politico cittadino, facendo fare a tutti noi un bel passo avanti. Da parte mia continuerò a difendere sempre l’onore dell’istituzione che rappresento dalla mancanza di educazione civica e dall’odio politico».

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