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Farabollini tra accuse e polemiche:
«Ricostruzione, bisogna aver coraggio
anche di assumere scelte impopolari»

SISMA, TRE ANNI DOPO - Il bilancio del commissario e alcuni numeri: «C’è un solo modo di ricostruire ed è dove la sicurezza dei cittadini è garantita il più possibile e con un rapporto virtuoso costi-benefici»

 

Macerie nella zona rossa di San Placido

 

Agosto e ottobre 2016, gennaio 2017: tre mesi che hanno devastato l’Appennino Centrale, buona parte dell’entroterra maceratese e che hanno lasciato morti da piangere, macerie da rimuovere, case ed edifici da riparare, piccole e grandi storie da ricostruire in un’area già messa a dura prova dal progressivo spopolamento. Da allora sono passati tre anni, tre governi, tre commissari. E i numeri della ricostruzione sono impietosi. Eccone uno, tanto per rendere l’idea: solo nelle Marche ci sono anche da rimuovere 463.986,99 tonnellate di macerie, circa la metà.  Quello a cui tocca in sorte di tirare le somme della ricostruzione in occasione del terzo anniversario della prima grande scossa è Piero Farabollini, geologo ed ex presidente dell’ordine, professore universitario a Camerino. Farabollini, che si occupa di dissesti e terremoti dal 1997, è stato nominato dal governo Conte il 5 ottobre 2018 per dare un approccio tecnico alla ricostruzione dopo i suoi predecessori politici Vasco Errani e Paola De Micheli.

Piero Farabollini e Vito Crimi

«C’è un solo modo di ricostruire ed è dove la sicurezza dei cittadini è garantita il più possibile e con un rapporto virtuoso costi-benefici, quelli immateriali compresi che non sono secondari per i singoli e le comunità – spiega Farabollini – Abbiamo investito in approfondimenti di indagini le economie della microzonazione sismica ed emanato un’ordinanza per i dissesti ed una per lo studio delle faglie attive e capaci. Se è necessario sacrificare qualcosa a favore della sicurezza in chiave di salvaguardia della vita umana da eventi catastrofici come il terremoto, bisogna avere il coraggio di assumersi la responsabilità anche di scelte impopolari». Una responsabilità che Farabollini si è assunto di buon grado. Lo hanno accusato di non essere presente, la realtà è che «conosco a menadito il territorio ed ho preferito analisi e sintesi alle passerelle conscio che solo adeguando gli strumenti e le azioni si possono dare le risposte attese. Il Dl 189/2016 è il primo ostacolo ad una visione organica della ricostruzione in senso strategico ed operativo – spiega – Sarebbe stata necessaria una legge speciale ed invece abbiamo un insieme di norme ordinarie che, dal sisma 2012 dell’Emilia Romagna, è stato applicato in un contesto urbanistico e paesaggistico completamente diverso. A questo si aggiunga la frammentazione della governance ed il fatto che non si è tenuto conto che la ricostruzione non prescinde dalla ri-costituzione delle comunità e non c’è comunità senza lavoro. Il sisma ha interessato un’area il cui spopolamento era già in atto per il progressivo cambiamento degli stili di vita. Vanno ripensate le basi stesse dell’economia di queste zone che non sono appetibili in termini prima di tutto di logistica. Il dl 189 ha strutturato un percorso di ricostruzione che parte dalle scuole cui seguono le case e solo successivamente le aziende. Sarebbe stato opportuno invece avviare in primo luogo azioni e misure per la ripresa e il potenziamento dell’economia locale. Le scuole sono un servizio importante che può anche favorire nuovo insediamento, ma quando il lavoro scarseggia, i servizi non sono una discriminante sufficiente per scegliere di restare. Ora le scuole moderne ed efficienti che abbiamo ricostruito si ritrovano in troppi casi con un pugno di alunni. Il Governo ed il Parlamento che mi hanno accordato la loro fiducia hanno già fatto moltissimo per rimediare a questi impasse, ma i miracoli potrebbero non bastare senza una legge speciale».

Tra un’accusa e una polemica che incassa come parte del gioco, il commissario Farabollini «ha introdotto diverse novità in termini di sicurezza (tra cui l’aver ammesso anche le aziende non direttamente danneggiate al finanziamento Inail per il miglioramento della sicurezza dei luoghi di lavoro in caso di sisma) – spiega la struttura del governo – e tagliato altrettanti nodi gordiani. È il primo commissario ad aver voluto incontrare tutti i comitati dei cittadini terremotati e ad aver fatto sedere ai tavoli operativi i rappresentanti della rete professioni tecniche. Tendono la mano ai professionisti l’ordinanza sull’applicazione del Durc di congruità e quella che regolamenta le parcelle degli amministratori di condominio». Entrambe sono a sanatoria di contenziosi sulle interpretazioni: sul ruolo del direttore dei lavori per il quale rete professioni tecniche e Consiglio nazionale degli ingegneri erano ricorsi al Tar. «Per un danno così esteso da far stimare in 79.320 le richieste di contributo potenziali per abitazioni private, l’approccio corale alla ricostruzione è essenziale – dice Farabollini – Così come è importante l’introduzione della rappresentanza dei sindaci in cabina di coordinamento, altrettanto necessario interfacciarsi con chi si trova alle prese con problemi tecnici e burocratici dalla mattina alla sera. Un lavoro lungo e non sempre facile, ma che da frutti. Prendiamo l’ordinanza 78: ha risolto il nodo del Durc di Congruità su cui pendeva un ricorso al Tar ed una difficoltà applicativa che sono stati superati con il dialogo e la condivisione tra Commissario, Rete Professioni Tecniche, sigle sindacali e associazioni di categoria e datoriali».

Secondo la struttura commissariale «tra norme rivedute e corrette e nuove emanazioni, Farabollini ha propiziato e colto ogni opportunità di riduzione dei colli di bottiglia. La sanatoria sulle piccole difformità e il decreto sblocca cantieri segnano gli estremi di una intensa attività di governo e parlamentare condivisa inserita nel report commissariale a meno di un anno di mandato in cui si ritrovano anche l’approvazione del secondo Piano Beni Culturali e l’emanazione dell’ordinanza per la realizzazione di aree camper per favorire il cosiddetto turismo di ritorno ovvero le presenze di proprietari di seconde case distrutte o lesionate». Uno sforzo supportato da grandi stanziamenti (la stima fatta è di 22 miliardi) che, per la ricostruzione privata, ha dato finora frutti marginali: sono state presentate pochissime domande. «Abbiamo preso atto che sono arrivate meno del 10% delle pratiche attese e, in accordo con le Regioni, abbiamo giocato il jolly della proroga per la presentazione delle richieste di contributo danni lievi in modo che, di pari passo con la semplificazione delle norme, fosse rimosso anche ogni eventuale alibi sulla possibilità di portare avanti i progetti e favorire il rientro dei terremotati nelle loro case – chiosa Farabollini – Mi aspetto ora che si lavori con rinnovata lena e in stretta collaborazione tra Usr e tecnici in modo che proceda a marce forzate. È l’unico modo per dare un sensibile impulso al ritorno progressivo alla normalità con il ripristino delle tante abitazioni che, fortunatamente, hanno bisogno solo di pochi lavori per rientrare nella piena disponibilità dei proprietari. È arrivato però anche il momento di dire una volta per tutte se si vuole ricostruire, a partire dalle seconde case che sono oltre un terzo di quelle danneggiate e sono state per la prima volta ammesse a finanziamento. Nei borghi dove le abitazioni sono come incollate l’una nell’altra, ogni azione, smaltimento delle macerie compreso, rallenta per la mancanza di decisione. Ora che le norme sono state adeguate ci concentreremo, per così dire sulle firme”».  Quindi la linea per il futuro. «Da qui in avanti sarà ancora più importante fare squadra con il ruolo fondamentale dei sindaci che potrebbero smetterla con le critiche strumentali che sono funzionali alla visibilità mediatica ma non nascondono a lungo i problemi di fondo – conclude Farabollini – Nonostante ogni sforzo attuato dallo Stato attraverso la struttura Commissariale nell’ultimo anno, compresi la concessione del contributo per la ricostruzione anche alle seconde case e lo snellimento progressivo delle procedure, non c’è norma che possa sostituirsi alla volontà».

Nelle immagini che seguono, alcuni numeri forniti dalla struttura del commissario 

 

 

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