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Ciao Berto, con la sua Mirella
era personaggio simbolo dei giardini

JESI - La coppia da sempre rappresenta due icone della città. Berto si è spento all'ospedale Carlo Urbani dove era stato ricoverato per un malore. Da anni soffriva di Alzheimer. Oggi sono in tantissimi a piangerlo

Berto e Mirella con Matteo Montesi (al centro)

di Talita Frezzi
Un personaggio, un uomo che era considerato un “monumento” jesino. Benito Umberto Giorgi, “Berto”, volto storico del bar dei giardini di viale Cavallotti, se n’è andato ieri a 82 anni. Era malato di Alzheimer, non riconosceva le persone, lui che era abituato a chiamare tutti per nome. Lunedì ha avuto un malore nella sua abitazione di via San Giuseppe, lo hanno portato in ospedale. Ma non c’è stato nulla da fare purtroppo, si è spento martedì sera alle 23,20. Una notizia drammatica, che sconvolge soprattutto Mirella Giatti, la moglie, la compagna di una vita, e poi i due figli Daniele e Giampaolo, ma anche tantissimi jesini che sono cresciuti con le battute e il sorriso di Berto. E pure con il famoso “dissetante” (la “gazzosa al freno”) di Mirella, la cui ricetta resta ancora uno dei più intricati misteri di Jesi. Te la serviva con orgoglio, fino a poco tempo fa, perché anche dopo aver lasciato la gestione del bar – rilevato da Matteo Montesi che lo ha trasformato nello “Sbarello” con un’impronta giovane e dinamica – questa inossidabile barlady, questa ragazza jesina di 80 anni, tornava come special guest dietro al bancone. E Berto era sempre con lei, la sua ombra.
Mirella e Benito, che per tutti era Berto, si erano sposati il 7 settembre 1963. Non si sono più divisi. Berto ha lavorato per Fincantieri tanti anni, poi l’esperienza condivisa del bar in mezzo alla pineta dei Giardini pubblici di viale Cavallotti, che hanno gestito insieme per 43 anni. Erano anni belli, quando i giovani andavano ai giardini per incontrarsi e ci si guardava negli occhi, si parlava, si scherzava senza essere interrotti continuamente dallo squillo dei telefonini. Si chiacchierava davvero, non via chat. E si giocava, ma al biliardino o a carte. E Berto era un campione, uno che ti faceva sentire a casa con la grande capacità di trasmettere saggezza con quattro parole in dialetto jesino o un detto rielaborato a modo suo. Poi dal 2002 al 2012 li si vedeva sempre insieme al chiosco dentro ai “Giardini del Mondo” nell’antistadio, dove Berto era direttore del Bar e Mirella pronta a servire al bancone. Oggi che Berto non c’è più e che è di moda cliccare il dolore sul web, quegli sguardi tristi che avremmo incrociato anni addietro al bar dei giardini, si riflettono soli su uno schermo. “Rip Berto”, pochi caratteri ma un grande dispiacere condiviso da intere generazioni.

Benito Umberto Giorgi detto “Berto”

Il funerale sarà celebrato domani, giovedì 19 settembre, alle 16 nella chiesa di San Paolo Apostolo di San Paolo di Jesi, dove Mirella viveva da ragazza. E’ stato il suo desiderio che l’amato compagno di vita riposasse nel cimitero comunale di San Paolo e lei sarà sepolta accanto a lui, quando sarà. «Berto fa parte del patrimonio dell’Unesco – lo ricorda con affetto il Vasco di Jesi, alias Samuele Ciampichetti – con lui ho condiviso l’esperienza de “I Giardini del mondo” quando avevamo allestito ombrelloni e sdraio, maxischermo e consolle nei giardini dell’antistadio Carotti. Che anni meravigliosi. Erano memorabili le chiacchierate con Berto. Lui era uno di noi, giocava a biliardino e a carte. Aveva sempre la battuta pronta e una parola per tutti. Semplice e genuino. Quanti spaghetti alla carbonara ho mangiato a casa sua anche dopo la chiusura del bar dei giardini. Un uomo indimenticabile che mancherà a tutti».

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