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Visita al cimitero polacco di Loreto

LA VICE PRESIDENTE della nuova associazione Italo-Polacca delle Marche, Maria Alessandra Radozycka, ricercatrice di storia e traduttrice, ha guidato la delegazione. «Un luogo che colpisce e commuove profondamente. Ci permettiamo di suggerirlo a tutti» racconta chi ha partecipato

 

 

 

Accompagnati da Maria Alessandra Radozycka, ricercatrice di storia e traduttrice, vice presidente della nuova associazione Italo-Polacca delle Marche, appassionata cultrice della storia del suo popolo, alcuni iscritti hanno fatto visita al cimitero polacco di Loreto «che non solo un suggestivo luogo fisico posto tra la Basilica ed il mare ma anche soprattutto luogo di storia ancora viva e dello spirito» raccontano Sergio Beccacece e Antonio Baleani, attivisti all’associazione. Il cimitero, iniziato nel gennaio del 1945 ed inaugurato il 6 maggio 1946, custodisce le spoglie di 1088 caduti Polacchi, di cui 8 sono ignoti. E’ il secondo per numero e per ampiezza dopo quello di San Lazzaro di Savena di Bologna. In seguito al patto Ribbentrop-Molotov, tra Germania ed Unione Sovietica, nel settembre 1939 la Polonia fu invasa prima dalla Germania ad ovest e pochi giorni dopo dalla Unione Sovietica ad est, spartizione violenta che dette origine alla seconda guerra mondiale. Nel giugno 1941, nonostante il patto citato, la Germania invade l’Unione Sovietica. In seguito a questo evento si addiviene ad un accordo tra il governo Polacco provvisorio in esilio e quello di Mosca in base al quale i prigionieri Polacchi in Russia vengono liberati al fine di costituire una armata Polacca da impiegare in vari fronti contro la Germania e i suoi alleati. Nel giugno 1944, dopo l’entrata vittoriosa dei Polacchi a Montecassino, il Secondo Corpo d’Armata guidato dal valoroso generale Wladyslaw Anders, fu destinato al settore adriatico, per combattere i Tedeschi con il nuovo esercito Italiano CIL, gli Inglesi, la Brigata Maiella ed altri, e procedere da Pescara verso il nord dopo la liberazione di Ancona.

«I caduti Polacchi nei combattimenti lungo la linea adriatica furono dapprima sepolti nei cimiteri civili locali e poi riuniti a Loreto. – ricordano Beccacece e Baleani – Non potendo menzionare tutti ricordiamo solo due figure di militari caduti. Il primo è il cappellano capitano Stanislauu Torgosz del 3° battaglione Targos, molto amato dalla truppa e dai cittadini di Monte San Giusto, dove operò brevemente, che morì sminando il terreno presso Ancona. Un particolare, la sua, al momento della nostra visita, è l’unica tomba di Loreto con sopra un lumino acceso. Il secondo è il capitano Waldemar Ley figlio di un console tedesco e di una signora di Udine ma nato e cresciuto in Polonia. Ley, giovane mingherlino, pur ferito volle continuare eroicamente l’opera di sminamento del terreno, rimanendo ucciso. Infine ricordiamo la presenza in un angolo cimitero di alcune sepolture di soldati di religione ebraica, sormontate dalla stella di David accanto ad un’unica sepoltura di un caduto polacco di fede mussulmana. La visita colpisce e commuove profondamente. Ci permettiamo di suggerirla a tutti coloro che vogliono onorare i caduti Polacchi che hanno contribuito alla liberazione dei nostri territori e meditare sul destino di un popolo vittima dell’aggressione della Germania prima e dell’URSS poi, che ha saputo liberarsi dall’oppressione totalitaria comunista grazie anche e soprattutto alla determinazione e al coraggio di Solidarnosc e di Giovanni Paolo II».

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