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Corruzione e accessi illeciti a banche dati:
sospeso dipendente della Camera di commercio

ANCONA - L'uomo è uno degli indagati in una inchiesta della procura di Roma. Dodici le misure cautelari disposte dal gip. Si parla di ingresso abusivo a sistemi informatici per fornire informazioni a società di investigazioni o operanti nel recupero crediti

Foto d’archivio

 

Sei arresti, quattro sospensioni dal pubblico ufficio e due interdizioni dall’esercizio dell’attività imprenditoriale. Dodici in tutto le misure cautelari eseguite su disposizione del Gip del tribunale di Roma, a seguito di un’operazione del Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di finanza nell’ambito di un’indagine iniziata nel 2017 che ha ricostruito fatti accaduti a partire dal 2013. L’esecuzione, su richiesta della procura romana ha riguardato Ancona, Roma, Milano, Padova, Venezia, Pescara e Cremona. Proprio nella città dorica i militari delle Fiamme gialle hanno individuato un dipendente ‘infedele’ della Camera di commercio di Ancona, subito sospeso dal pubblico ufficio: è indagato per corruzione e accesso abusivo ai sistemi informatici, aggravato dal fatto di avere un ruolo di pubblico ufficiale. Anche per gli altri indagati le contestazioni riguardano la corruzione e l’accesso abusivo a sistemi informatici. Contestualmente, è in corso di esecuzione un decreto di sequestro preventivo di denaro e beni per circa 280mila euro complessivi, corrispondente al prezzo e profitto dei presunti episodi di corruzione. Il quadro delle indagini ha fatto emergere un collaudato sistema illecito in cui più appartenenti ad enti pubblici avrebbero effettuato, nell’arco di quasi 4 anni, plurimi accessi abusivi alle banche dati protette da misure di sicurezza, fornendo i dati contenuti a società di investigazioni, o operanti nel settore del recupero crediti. Queste società, «attivate da propri clienti alla ricerca di informazioni sul coniuge, un partner commerciale, un dipendente o un debitore – viene spiegato in una nota stampa -, si rivolgevano normalmente ad ulteriori soggetti intermediari che curavano stabilmente i rapporti con i ‘dipendenti infedeli’, pronti a fornire i dati richiesti in base ad un vero e proprio tariffario, con corrispettivi variabili tra 0,10 centesimi e 10 euro per “visura”, in ragione della tipologia di banca dati interrogata e del numero di persone consultate». L’estrapolazione abusiva ha riguardato dati di vario genere di oltre 170.000 persone.

«E’ ex dipendente di Unioncamere l’indagato della procura di Roma»

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