di Gianluca Ginella
I gioielli e l’oro dei terremotati che vivono nelle Sae rubati nel corso della rapina alla Ubi Banca di Pieve Torina per un valore, fin qui accertato, di circa 100mila euro (a cui si sommano altri 30mila euro in contanti che erano stati consegnati ieri alla filiale da un dipendente di una ditta di vigilanza privata). Persone che, costrette a lasciare la loro casa e ad andare a vivere nelle sae, avevano deciso per sicurezza di mettere nel caveau della banca ciò che avevano di valore. E invece i rapinatori hanno portato via tutto. Tra l’altro la Ubi Banca e l’unica della zona che si trova in una struttura in muratura mentre le altre sono dentro i container. Una decina le cassette di sicurezza svuotate (finora sono 4 o 5 i proprietari sentiti dai carabinieri per fare l’inventario, dunque il bottino è destinato a salire ancora). Un colpo studiato nel dettaglio dai malviventi e che è stato ricostruito dal dipendente della filiale, sentito più volte dai militari, che ha spiegato come ieri mattina intorno alle 8 uscendo di casa sia stato sequestrato da due uomini che l’hanno fatto salire sulla sua auto per poi raggiungere la banca.
I carabinieri hanno analizzato passo passo il racconto del dipendente per ricostruire la dinamica dell’accaduto, anche attraverso le telecamere. A Serrapetrona, dove vive il cassiere, i carabinieri grazie alle riprese delle videocamere hanno visto la Mini Cooper con a bordo tre uomini (dipendente e rapinatori) andare verso Pieve Torina, poi hanno visto la stessa vettura tornare con a bordo solo due persone (i rapinatori). Inoltre i militari avrebbero individuato l’auto che i malviventi hanno poi utilizzato per allontanarsi da Serrapetrona una volta ritornati lì dopo il colpo. Tracce utili alle indagini sono state trovate nel caveau della banca dove i due rapinatori erano scesi per aprire le cassette di sicurezza. Sono state trovate impronte digitali che potrebbero appartenere a loro e una traccia di sangue (forse uno di loro si è ferito mentre metteva a segno la rapina). Le indagini comunque continuano a 360 gradi, l’ipotesi comunque è che un colpo così articolato possa essere stato messo a segno solo da gente particolarmente esperta, perché un colpo con quella dinamica in provincia non si era mai visto. Persone inoltre che si sono prese tutto il tempo per agire. Che giunte alla banca hanno fatto scrivere al cassiere un cartello poi piazzato all’ingresso per dire che la filiale era chiusa ed evitare che entrassero clienti. L’unico ad essere entrato per la consegna di 30mila euro è stato il dipendente della ditta di vigilanza privata, che però nella filiale, intorno alle 8.45, non ha notato i malviventi. E ancora hanno piazzato un congegno fatto con materiale tipo Das e un paio di fili sotto la sedia del dipendente per fargli credere fosse esplosivo e impaurirlo. Malviventi che una volta fatto il colpo hanno legato il cassiere, che poi è stato soccorso da un passante che ha sentito le sue urla per chiedere aiuto. Il dipendente della Ubi è poi stato portato in ospedale per lo choc avuto durante la rapina.
Una rapina lunga tre ore, sentito il cassiere per ricostruire i fatti C’era anche un finto esplosivo
Rapina alla Ubi Banca: bottino di oltre 30mila euro, legato un dipendente
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li prenderanno, sicuramente li prenderanno…
Ma poi ci vorrebbe una pena esemplare…
tipo legati ad un palo ed esposti nella pubblica piazza del SAE.
Lasciati per un poco alle intemperie ed agli sputi….
Poi al lavoro per la rimozione delle macerie e per la ricostruzione fino a saldare il debito che hanno con i cittadini derubati e per i danni cagionati.
Cosi da imparare il valore del denaro e della fatica necessaria per guadagnarselo.
Sarebbe giusto ed educativo ma invece succederà che spenderemo altro tempo e denaro per catturarli e quindi rilasciarli con solo una riga in più nella loro già nutrita fedina… e loro, andandosi a godere i proventi del furto, se la rideranno… ecco come andrà.