di Maria Paola Cancellieri (foto di Giusy Marinelli)
Tre città, Loreto, Civitanova, Montecosaro e un’intera scuola in lutto per la morte di Mattia Perini. Studenti e professori dell’istituto lauretano ‘Einstein Nebbia’, frequentato dal 16enne morto ieri alla stazione ferroviaria della città mariana, si sono fermati stamattina per esprimere la propria sofferenza confrontandosi con un team di psicologi volontari, coordinato dallo psichiatra Massimo Mari, direttore del Dipartimento Salute mentale dell’Asur-Area Vasta 2.
«Nei primi momenti, nei quali ciascuno esprime il proprio dolore, è importante cercare di stare vicino, di dare forza a chi ha vissuto un trauma. – ha spiegato il medico a margine dell’assemblea convocata stamattina all’Alberghiero con alunni e docenti – Dopo un trauma infatti il primo elemento che emerge è il senso di confusione, di solitudine, poi c’è la rabbia. Il compito degli psicologi è quindi quindi di promuovere con gli insegnanti ma anche con le famiglie un dialogo che possa essere un iniziale spazio elaborativo di un lutto. Un intervento ad altissimo significato simbolico perché la dinamica di questo incidente, la presenza di altri compagni che hanno assistito alla scena, il fatto che il ragazzo scomparso fosse bravo e benvoluto da tutti, traumatizza l’intero istituto, non solo i suoi compagni di classe o le loro famiglie. Appare come un evento evocativo per l’intera comunità marchigiana».
Il dottor Mari ha apprezzato in quest’ottica la sensibilità del preside dell’’Einstein Nebbia’, che ha permesso stamattina agli psicologi della Croce Rossa e del Sipem (associazione operativa anche dopo la tragedia della discoteca ‘Lanterna Azzurra’ di Corinaldo) di entrare nelle aule della scuola e di mettersi a disposizione dei ragazzi ma anche dei professori e delle famiglie. «Questa è una situazione che ci ‘attraversa’ tutti. – ha precisato Mari – Per questo abbiamo svolto una piccola assemblea e ci saranno gruppi elaborativi qualora il preside lo richieda. Anche con le famiglie, se necessario, penseremo a un percorso di vicinanza per i singoli genitori e inviteremo gli insegnanti ad utilizzare le nostre tecniche per aiutare i ragazzi a sollevarsi dal peso di questo dolore, per evitare che si ritirino».
La vicinanza e la condivisione della sofferenza per la perdita di un figlio, di un amico o di un alunno non sembrano invece appartenere agli ‘odiatori’ del web. Anche in questa vicenda, gli ‘haters’ non si sono affatto curati delle conseguenze psicologiche che i loro commenti inopportuni sull’incidente, postati sui social media, possono aver procurato a chi aveva vissuto il dramma in presa diretta. «Il web, per sua natura, è un mondo virtuale dove si può fare e dire di tutto. – ha osservato il medico – Alcune persone si esprimono in maniera aggressiva, giudicante. Quello che proprio non serve è invece cercare la colpa, l’esclusione, o creare capri espiatori. Queste sono purtroppo disgrazie infinite che la religione da 2000 anni accoglie, alle quali non ci sono risposte. Quello che è davvero importante in questo momento è la vicinanza che aiuti tutti ad elaborare il lutto». Un appello a restare in silenzio e a rispettare il dramma della famiglia arriva anche dal dirigente scolastico. Il prof Gabriele Torquati, sollecitato dai compagni di classe di Mattia, stamattina ha contattato la polizia postale per bloccare la diffusione di commenti e video che senza alcuna pietà raccontavano la tragedia su Facebook e su Instagram. «Spero vivamente che tutti si astengano dal pubblicare commenti, alcuni non veritieri e assurdi – ha rimarcato il preside – Ci siamo subito attivati per bloccarli sui social media. Noi siamo vicini al dolore della famiglia».
Mattia Perini
La stazione di Loreto, il luogo della tragedia
Il banco di Mattia ricoperto di fiori e messaggi
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