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Risplende Palazzo Leonardi
Visite guidate: c’è l’intesa
tra Comune e Finanza

ANCONA - Terminato il restyling voluto dalle fiamme gialle su ciò che rimane dell'edificio costruito nel Settecento. Da anni la facciata era deturpata da crepe, cedimenti di elementi costruttivi, erbacce

La facciata restaurata di Palazzo Leonardi

 

di Giampaolo Milzi

Palazzo Leonardi, lungomare Vanvitelli, facciata rifatta nuova. Come dire, le fiamme gialle anticipano, con quest’opera di ristrutturazione conservativa ciò che scaturirà dal progetto “Waterfront” del Comune. Perché Palazzo Leonardi, o meglio l’unico piano terra che ne resta, è uno dei pochi esempi di edifici nobiliari che ancora testimoniano la meraviglia che fu via Saffi, la “Via del porto”, dove ad eleganti fabbricati di ricchi borghesi e personaggi blasonati si alternavano ad abitazioni modeste se non misere. Tutto o quasi spazzato via prima dai bombardamenti aerei degli alleati tra il 1943 e il 1944, e poi dalle ruspe di una ricostruzione frettolosa e un po’ dissennata, perché molto si sarebbe potuto salvare, ricostruire. Infine i danni del sisma del 1972. Palazzo Leonardi – ad angolo tra lungomare Vanvitelli e piazza Dante Alighieri – fu realizzato tra il 1775 e il 1780, su progetto, probabilmente, dell’architetto Carlo Marchionni. E dalla seconda metà degli anni ’50 fa parte della sede del Comando provinciale della Guardia di Finanza – entro cui scorre un tratto di via Saffi e dove si erge il più monumentale arco medievale della città – che lo utilizza per parcheggiare veicoli di servizio e come magazzino dal 1984. Da troppi anni la facciata era deturpata da crepe, cedimenti di elementi costruttivi, erbacce.

Palazzo Leonardi nel dopoguerra

«E’ stato il nostro Comando provinciale a chiedere alla immobiliare Generali Real Estate, proprietaria del palazzo (e della caserma “Mariani”, ndr.) l’intervento di ristrutturazione e il finanziamento dello stesso, per una spesa di 25mila euro. Lo Studio Bruno & Pilotti di Roma ha progettato e diretto i lavori, eseguiti tra febbraio e giugno scorsi», spiega il tenente colonnello Carlo Maria Alemanno, Capo Ufficio Operazioni. Un bel colpo d’occhio, il risultato. Al centro della facciata in laterizio spicca il grande, bellissimo portale; a destra un altro portale integro e a sinistra i resti di un terzo (accessi gemelli, di stile più semplice). I portali in pietra d’Istria sono intervallati da tre finestre quadrate (dello stesso prezioso materiale, tamponate come i portali, ma non più con orrendi mattoni). A commissionare l’edificazione del Palazzo fu un discendente di Leonardo Leonardi, notaio, di un antico casato signorile (con vari rami), il quale alla fine del ‘500 si trasferì da Mondaino, un paese vicino ad Urbania, a Gallignano. I Leonardi avevano molti possedimenti terrieri, tra Pesaro e Urbino, ma anche a Varano di Ancona (per fare alcuni esempi) ed altri palazzi, a Gallignano, e almeno uno ad Ancona, in via Matteotti. Originariamente Palazzo Leonardi, che si affacciava su via Saffi (sul cui sedime, dopo la guerra, è stato realizzato buona parte di lungomare Vanvitelli), aveva ben quattro piani. Confinava con Santa Maria della Misericordia (sec. XIV, anch’essa distrutta dalle bombe) chiesa nell’attuale piazza Dante Alighieri di fronte al Palazzo degli Anziani.

Palazzo Leonardi prima del restyling

Il secondo e il terzo piano, nonostante i danni bellici, potevano essere restaurati. «A noi sarebbe piaciuto per motivi patrimoniali ed affettivi che ciò avvenisse. Conservo ancora i portoni originali in legno. Buona parte del palazzo era assolutamente recuperabile, anche la Soprintendenza lo disse (l’edificio è vincolato come bene di alto valore architettonico, ndr.), ma poi cambiò idea. Nel palazzo, fino a prima della guerra, ci abitavano i fratelli e i cugini di mio padre con le famiglie. Ma avevamo le mani legate – spiega l’ing. Carlo Leonardi, che abita nell’edificio di via Matteotti, tra gli ultimi rappresentanti del casato, il cui simbolo araldico è un leone rampante – Infatti, in base al piano di ricostruzione del rione porto, rione cancellato dalle incursioni aeree, ne venimmo espropriati, e si decise negli anni ’50 di salvare solo il piano terra». Comunque una immagine da cartolina, con sullo sfondo Palazzo degli Anziani e il cupolone della Chiesa dei Santi Pellegrino e Teresa.  Tuttavia “una mezza cartolina”, perché di fronte alla facciata le fiamme gialle continuano a parcheggiare le loro auto in base ad un accordo con il Comune. Che per ora resta “blindato”. Vista la meritoria opera di rifacimento della facciata, sarebbe auspicabile che l’Amministrazione municipale facesse un passo per ridiscuterlo quell’accordo. Conferma il tenente colonnello Alemanno: «Non sono in atto modifiche per l’allocazione dei parcheggi». La bella notizia? In base a una delibera del Consiglio comunale del novembre 2019, nell’area della caserma – il tratto di via Saffi che vi scorre, pur compreso nel demanio stradale municipale come bene inalienabile, è soggetto a servitù militare – sono previste tre visite culturali l’anno, guidate, organizzate e patrocinate dal Comune di Ancona. Ulteriori visite possono essere organizzate da associazioni o gruppi di cittadini previa richiesta al Comando Provinciale della Finanza. Visite consigliabilissime, soprattutto per la possibilità di ammirare il doppio Arco Nappi o Dei Tommasi, detto anche Volto Russi, una porta, realizzata tra XII e il XIII secolo, che si apriva lungo la cinta muraria urbana dell’epoca. Originariamente conglobata in un fortilizio sormontato da una torre, passando nell’ampio spazio interno, un’altra meraviglia: una lapide del 1159 di importanza eccezionale; il testo, in latino medievale, cita, tra l’altro, l’imperatore Federico, ovvero il noto “Barbarossa” che per due volte, nel 1167 e nel 1173 assediò a lungo la Dorica senza riuscire a conquistarla.

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