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Caso di variante sudafricana nelle Marche,
è una giovane tornata dalla Svezia

COVID - Vive a San Benedetto, la conferma dall'Area Vasta 5. Positivi al virus "tradizionale" anche 3 familiari, i cui campioni nel frattempo sono stati inviati ad Ancona per la verifica dell'eventuale mutazione

angelini

Il dottor Claudio Angelini

 

di Maria Nerina Galiè

E’ una giovane donna di San Benedetto, rientrata un paio di settimane fa dalla Svezia, il primo caso del Piceno trovato positivo alla variante sudafricana del Covid. A confermarlo è il dottor Claudio Angelini, direttore del Servizio Igiene e Sanità pubblica dell’Area Vasta 5 (leggi qui).

La donna era in Svezia per motivi di lavoro. Prima di rientrate in Italia si è dovuta sottoporre al tampone che ha dato esito negativo. Appena tornata a casa però ha iniziato a manifestare i tipici sintomi che fanno scattare il campanello di allarme. Ha chiamato Servizio prevenzione che le ha fatto fare di nuovo il tampone: positiva al Covid.

Immediatamente sono stati effettuati gli esami ai 3 familiari. Pure positivi. Quindi la cittadina che ora si sa essere stata contagiata dalla variante sudafricana e la sua famiglia sono in isolamento da giorni.

Poiché la lavoratrice è rientrata da un Paese straniero e sintomatica (anche se la Svezia non è tra i Paesi che obbligano alla quarantena al rientro), per Angelini e la sua equipe e per il direttore del laboratorio di Biologia Molecolare dell’Area Vasta 5 Antonio Fortunato (è lui che invia i circa 60 campioni alla settimana per l’indagine) era un’ottima candidata per l’indagine a campione – settimanale – volta a monitorare i casi di varianti Covid in Italia.

Il suo test è stato inviato al laboratorio di Virologia di Ancona per la “sequenziazione” dell’Rna del virus. Ieri, 16 febbraio, la conferma della diagnosi: si tratta di variante sudafricana del Covid.

Nel frattempo al “Torrette” sono stati inviati anche i campioni dei familiari della giovane. 

«Io sono moderatamente tranquillo», ha risposto all’inevitabile domanda su quanto ci sia da preoccuparsi.

Su quali basi?

«Intanto i soggetti in questione, sia la donna tornata dalla Svezia che i suoi familiari, prima che essere positivi alla variante sudafricana erano stati dichiarati positivi al Covid, quindi già in isolamento. Hanno inoltre riferito di non aver avuto contatti con nessuno».

L’altro motivo che induce il direttore del Sisp ad una relativa serenità è l’efficacia dei vaccini.

«Gli ultimi studi danno per efficaci, anche contro la variante sudafricana, sia il vaccino Pfizer che il vaccino Moderna. Non si sa ancora per l’AstraZaneca, ma soltanto perché non sono state fatte tutte le verifiche».

Perché allora questa variante suscita tanta preoccupazione?

«Ha una maggiore contagiosità. Ha quindi la capacità di infettare più persone, tra le quali possono incappare soggetti fragili. Per il resto i sintomi e l’aggressività sono uguali al Covid più conosciuto».

Covid “tradizionale” o varianti che siano, tenere alta la guardia resta l’arma vincente per il dottor Angelini. Igiene frequente delle mani, distanza di almeno un metro e mascherina correttamente indossata sono regole che dobbiamo fare nostre in qualsiasi ambiente. 

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