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Piccioni e Scamarcio, Ascoli nel cuore:
«Girare qui è stato bellissimo»

LE RIPRESE del film volgono al termine. Ultimo ciak il 24 aprile, prima del lavoro di post produzione. Uscita ancora incerta per via della situazione Covid. Cast e regista ringraziano per accoglienza e calore nella conferenza del Caffè Meletti. E il sindaco lancia l'idea: «Una scuola di cinema in città»

di Luca Capponi 

«Avevamo un accordo con la Lazio Film Commission ma non riuscivamo a far partire il film. In un momento di scoramento, Giuseppe mi disse: “Ma perché non andiamo a girarlo ad Ascoli?”. Io gli risposi incredulo: “Ma come ti viene in mente, io sono stato ad Ascoli solo due volte in vita mia ed entrambe allo stadio per vedere l’Andria”. Mi mandò alcune foto che vidi il giorno dopo, pensando “c….o è bellissima, andiamo”».

Scamarcio, Piccioni e Fioravanti durante la conferenza

E’ iniziata così, come racconta in maniera simpatica Riccardo Scamarcio, una bella avventura: quella che legherà per sempre la lavorazione del film “L’ombra del giorno” alla città delle cento torri. Un’avventura partita lo scorso marzo e che andrà avanti per un’altra settimana, ovvero fino al 24 aprile, giorno in cui il regista Giuseppe Piccioni batterà l’ultimo ciak della pellicola.

L’occasione per un bilancio di questo mese e mezzo di lavoro vissuto in una situazione surreale (il giorno stesso di inizio delle riprese le Marche sono diventate zona rossa causa Covid) si è avuta nella conferenza tenutasi al Caffè Meletti, la location principale de “L’ombra del giorno“. Oltre a Scamarcio, Piccioni e ad altri due membri del cast, Benedetta Porcaroli e Wael Sersoub, a fare gli onori di casa c’erano il sindaco Marco Fioravanti, l’assessore regionale alla cultura Giorgia Latini, il presidente della Fondazione Carisap Davide Angelo Galeati e gli assessori comunali Donatella Ferretti, Monica Acciarri e Monia Vallesi.

Un momento delle riprese in piazza del Popolo

Tutti concordi nel sottolineare come l’unità di intenti sia in grado di nobilitare un progetto. E di fare la differenza.

«E’ stata un grande sfida per tutta la città, non solo in termini di accoglienza e organizzazione -spiega Fioravanti-. Occasioni come questa sono in grado di elevarci a più livelli e di attivare connessioni interessanti, oltre che di fungere da vetrina internazionale. È venuta fuori l’anima autentica della città, stiamo dando vita ad una fase nuova e mi auguro che in futuro Ascoli sia ancora e sempre più meta di produzioni cinematografiche. Con Piccioni e Scamarcio è nato un bel rapporto, l’idea di creare ad Ascoli una scuola di cinema al Teatro dei Filarmonici è sempre viva, chissà che grazie a loro non possa diventare realtà».

Lo stesso Galeati e l’assessore Latini si sono uniti al pensiero del sindaco, quest’ultima promettendo un impegno più evidente della Regione anche con esborso di fondi al fine di convincere i produttori a girare nelle Marche.

Benedetta Porcaroli, prima da sinistra

Piccioni, dal canto suo, è evidentemente ancora preso dal suo film, che segna il ritorno dietro la macchina da presa dopo 5 anni (“Questi giorni” uscì nel 2016) e un altro ritorno, quello ad Ascoli, sua città natia, come sede principale di riprese, a trent’anni di distanza dall’esordio de “Il grande Blek“.

«Difficile spiegare cosa ha voluto dire girare qui, soprattutto in termini di accoglienza -spiega- È stata un’esperienza intensa, e già la nostalgia si fa sentire, sono sicuro che a Roma, in un teatro di posa, sarebbe stato tutto diverso. Abbiamo ricevuto tanto, ma c’è da dire che abbiamo anche dato: da quando siamo qui l’Ascoli Calcio non ha mai perso, si sta salvando, abbiamo quasi paura ad andarcene…».

Il tavolo della conferenza

L’ironia per stemperare momenti in cui non è facile racchiudere tutto il vissuto in un luogo dell’anima e in una situazione, quella legata alla pandemia, assolutamente inedita.

E mentre il francese Wael Sersoub dà prova di essersi ambientato alla grande scandendo diverse parole in dialetto ascolano («La città mi è entrata nel cuore»), tocca a Benedetta Porcaroli, la più giovane della compagnia, una vera promessa del cinema italiano, rendere al meglio l’idea.

«Calore e affetto non sono mai mancati, anche io credo che in un altro posto sarebbe stato tutto diverso -racconta la giovane attrice, classe 1998-. Abbiamo vissuto in una “bolla” a causa del momento, difficile per tutti, ma le suggestioni e la bellezza della città ci hanno aiutato molto a restare nell’atmosfera del film. Lascio Ascoli con malinconia, ma tornerò come turista sicuramente».

Sulla trama, come ha ribadito giustamente Piccioni, meglio sapere poco: si tratta del racconto di una storia d’amore a cavallo degli anni 1938-1940, nel momento in cui il Fascismo comincia a mostrare le prime crepe di un consenso che sembrava fino ad allora inattaccabile.

Scamarcio, oltre che protagonista (interpreta Luciano «un uomo introverso, con un grande senso della giustizia e dell’onestà), è anche produttore della pellicola. A lui la chiosa.

«Il cinema entra nell’inconscio e crea emozioni, non è come girare uno spot coi droni, ma è qualcosa di molto più potente, soprattutto se scritto e diretto da un maestro come Giuseppe Piccioni -dice-. Ascoli è stata la scelta giusta, abbiamo preferito venire qui per ragioni logistiche ed estetiche e siamo stati benissimo. La data di uscita de “L’ombra del giorno” è ancora da stabilire. Prima dovremo avere qualche notizia in più sulla riapertura delle sale, visto che si tratta di un’opera pensata appositamente per il grande schermo, poi pianificheremo il tutto. Partecipare al Festival di Venezia? Ancora troppo presto per dirlo, non abbiamo neanche finito di girare».

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