Acquistavano auto e orologi di lusso intestando i prestiti a persone che non sapevano niente e poi li rivendevano. E’ la maxi truffa scoperta dalla polizia che coinvolge le province di Macerata, Ancona e Pesaro-Urbino, e grazie alla quale è stato smantellato un sodalizio composto da 10 persone, tutte iscritte nel registro degli indagati. Si tratta di persone di età compresa tra i 31 e i 51 anni, residenti tra il capoluogo dorico, le province di Ancona, Macerata, Pesaro-Urbino, ma anche anche di Cosenza e Pescara. Tra i reati contestati a vario titolo: truffa aggravata, falso materiale e sostituzione di persona. Stamattina otto perquisizioni, con gli agenti delle Squadre mobili coinvolte nell’inchiesta che hanno trovato e sequestrato documentazione, cellulari e computer. Tutto il materiale verrà ora analizzato per completare il quadro investigativo.
L’indagine è nata dalla denuncia di sei persone che si erano viste arrivare i bollettini dei finanziamenti oppure addebitare sui propri conti correnti la rata dei prestiti e che quindi si erano rivolti alla polizia di Ancona, Macerata, Pesaro e Fano. Così sono scattati gli accertamenti, coordinati dalla procura di Macerata e portanti avanti sul campo dagli agenti della Squadra Mobile dorica, diretti dal vice questore Carlo Pinto. I poliziotti sono riusciti a ricostruire una serie di truffe commesse ad Ancona, Cingoli, Civitanova e in altre città. Secondo l’accusa, gli indagati, dopo essere riusciti a carpire con l’inganno generalità e informazioni utili dalle vittime, accendevano dei finanziamenti per l’acquisto di auto e orologi di lusso. Beni che poi venivano rivenduti per incassare il controvalore e lasciare alle vittime il conto da pagare. In totale, le frodi ammontano a un bottino complessivo superiore ai 100mila euro. In due occasioni, con i finanziamenti accesi ai danni delle ignare vittime, i truffatori sono riusciti a carpire da altrettanti siti web due orologi di valore, tra cui un Rolex da quasi 7 mila euro. Quattro, invece, gli episodi che hanno portato nelle mani dei millantatori utilitarie con prezzi che potevano variare dai 15 ai 20mila euro. Stando a quanto emerso, per impossessarsi dei dati delle vittime e delle relative coordinate bancarie per poter finalizzare i finanziamenti, i truffatori si sarebbero finti al telefono operatori di aziende che forniscono utenze, sostenendo che l’interlocutore aveva diritto a un rimborso per un surplus pagato erroneamente in bolletta. In questo modo, chiedevano l’Iban per poter veicolare i presunti soldi pagati in eccesso. Iban che poi serviva – secondo la polizia – per stringere accordi con le banche e accedere ai prestiti.
(Redazione CA)
(servizio aggiornato alle 15,32)
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