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Crisi Covid per artigianato e Pmi,
Acquaroli: «Dobbiamo fare sistema
Valorizzare le nostre capacità»

IL REPORT TrendMarche di Confartigianato e Cna è stato presentato oggi. A risentire maggiormente della pandemia è stato l'artigianato di servizio. Marche ultime in Italia per la costituzione di nuove imprese. Gino Sabatini (Cna) e Giuseppe Mazzarella (Confartigianato): «Le piccole imprese sottolineano l’importanza di un efficace utilizzo delle risorse europee: serve un progetto che coinvolga Governo, Regione, Università, associazioni di categoria, enti locali»

 

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Il tavolo di TrendMarche

 

Ripartire insieme dopo la crisi del Covid, è il messaggio lanciato in occasione della presentazione di TrendMarche, il rapporto il rapporto semestrale sull’artigianato e le piccole imprese marchigiane, realizzato da Confartigianato e Cna, in collaborazione con Intesa Sanpaolo e con le università Politecnica delle Marche e “Carlo Bo” di Urbino. Dal report è emerso che è stato l’artigianato di servizio a pagare il conto più caro per la pandemia con un -17,8% di fatturato

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Al centro il governatore Francesco Acquaroli

Presente il presidente della Regione Francesco Acquaroli: «Dobbiamo fare sistema, valorizzare le nostre capacità. La pandemia non può stravolgere quello che siamo – ha detto il governatore -. Dobbiamo avere la forza, il coraggio, la capacità di riorganizzarci in questo momento per esaltare quelle che sono le nostre capacità». Nel corso della presentazione, Acquaroli ha aggiunto: «Il ruolo della politica dovrebbe essere quello di mettere le opportunità a regime, di rendere le istituzioni più semplici e accessibili. Dobbiamo restituire una visione a un territorio che è pieno di opportunità, ma che non può continuare a camminare individualmente e non come squadra».

Acquaroli ha assicurato il sostegno al sistema produttivo marchigiano, «dobbiamo creare un sistema veramente integrato, un’alleanza capace di governare le competizioni del mercato. Non possiamo rischiare di soccombere per l’incapacità di mettere a sistema quello che veramente siamo. Non bastano, quindi, gli sforzi delle istituzioni e della politica: occorre una reale adesione a un confronto sincero e leale da parte di tutti i protagonisti della comunità marchigiana coinvolti nella sfida». Al tavolo, per individuare strategie e nuovi modelli, c’erano associazioni di categoria, istituti di credito, banche e Regione. «Stiamo attraversando un momento storico senza precedenti: per la pandemia, le trasformazioni che questa ha accelerato e l’occasione unica rappresentata dal Pnrr e dai fondi del Next Generation Eu. TrendMarche, vuole fornire al sistema economico regionale una visione strategica e una conseguente capacità attuativa cui dare continuità nel tempo – ha spiegato Cristina Balbo, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo, aprendo il seminario -. Ora è fondamentale sostenere la ripresa della fiducia e degli investimenti delle nostre imprese, in primis in innovazione, ricerca, digitalizzazione e sostenibilità ambientale. Ed occorre passare da un sistema forte per l’iniziativa di singoli imprenditori ad un ecosistema di energie, risorse e competenze integrate per rendere le Marche competitive e aperte a cogliere e interpretare le opportunità del cambiamento. Intesa Sanpaolo, prima banca in regione, è presente con tutta la suo solidità e il suo know how per sostenere i percorsi di sviluppo e rilancio delle Pmi marchigiane e del sistema Marche». Il rapporto TrendMarche è stato illustrato da Ilario Favaretto dell’Università degli studi Carlo Bò di Urbino, dal rettore dell’Università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori e da Giovanni Foresti economista della direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.

E’ stato l’artigianato di servizio, secondo TrendMarche, a pagare il conto più salato della crisi pandemica, con una diminuzione del fatturato del 17,8 per cento rispetto al 15,4 per cento del manifatturiero e all’11,4 per cento delle costruzioni. Il crollo dei ricavi si è avuto in particolare nell’abbigliamento (-28,8%), nella metallurgia (-37,7%), nel turismo (-27,1 %) e nei servizi alla persona (-31,1%). In controtendenza la fabbricazione di computer e prodotti elettronici (+33,9 per cento). Crollo degli investimenti che per le imprese marchigiane sono diminuiti del 63 percento rispetto al 2019. Ad andare meglio, sono le imprese che hanno saputo riconvertirsi all’e-commerce e al digitale. Nell’ultimo anno ben il 53 per cento dei marchigiani ha acquistato on line mentre il valore delle vendite al dettaglio è diminuito del 10,2 per cento. Unico settore in controtendenza quello del commercio elettronico, che ha registrato un incremento del 34,7 per cento. Cresce anche l’indice di fiducia delle imprese manifatturiere, che tra maggio 2020 e maggio 2021 passa da 70,1 a 104,2. Più basso l’indice di fiducia delle imprese dei servizi, che risale da 40,4 a 98,1. Se le imprese in attività, reagiscono e ripartono, di fronte al lockdown e alle chiusure causate dalla pandemia, i marchigiani esitano ad avviare nuove attività. Tra marzo 2020 e aprile 2021, la nostra regione è ultima in Italia per la costituzione di nuove imprese, con una flessione del 20,7 percento rispetto ad una media nazionale del 15,4 percento. In termini assoluti, nei dodici mesi della crisi pandemica, ci sono state 2.164 iscrizioni in meno ai registri della Camera di commercio delle Marche.

trendmarche-2-650x457«Gli elementi di criticità segnalati dalle imprese riguardano la difficoltà di trovare risorse umane nel territorio regionale per l’adozione di tecnologie digitali e la rigidità burocratica che frena gli investimenti – dicono i presidenti di Cna Marche Gino Sabatini e di Confartigianato Marche Giuseppe Mazzarella – Le piccole imprese sottolineano l’importanza di un efficace utilizzo delle risorse europee. A questo scopo serve un progetto da declinare nel territorio regionale che coinvolga Governo, Regione, Università, associazioni di categoria, enti locali. Un progetto che tenga conto del ruolo fondamentale delle micro e piccole imprese nel sostegno allo sviluppo, puntando su riqualificazione energetica, turismo, cultura, innovazione e tecnologie digitali». «Nel triennio 2022-24, l’industria manifatturiera tornerà a essere il motore della crescita – dice Giovanni Foresti -. La transizione verso un’economia più digitalizzata e sostenibile offrirà opportunità di rafforzamento a tutto il manifatturiero, in particolare a elettronica, elettrotecnica, meccanica e automotive. Tornerà a essere trainante la filiera delle costruzioni e del sistema casa, grazie alla ripresa degli investimenti pubblici e agli incentivi statali. Meno dinamica, almeno nel breve termine, è l’evoluzione attesa per il sistema moda, condizionato da una propensione al consumo di beni voluttuari che richiederà tempo per tornare sui livelli pre-covid. I prossimi anni saranno decisivi per il rilancio dell’economia marchigiana che, se saprà cogliere le opportunità offerte dal Pnrr, potrà superare i suoi ritardi in termini di infrastrutture digitali, propensione a innovare e a investire in tecnologia, e interrompere la perdita di giovani laureati. Tutto ciò sarà funzionale a rivitalizzare settori in crisi già da alcuni anni e a favorire lo sviluppo di settori ad alto potenziale, come la Meccanica, la Farmaceutica, la filiera agro-alimentare».

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