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Sorpresa in via Pizzecolli,
riemergono reperti storici (Foto)

ANCONA - Stop al cantiere che all'incrocio con via Birarelli avrebbe dovuto portare alla realizzazione di una scala di collocamento. E' stato scoperto un tratto di pavimentazione risalente, stando ai primi risconti, a circa 500 anni fa. Rinvenuti anche scampoli di un archetto e di un pilastrino, il che farebbe pensare all’antica presenza di un ambiente voltato

Il cantiere tra via Birarelli e via Pizzecolli

di Giampaolo Milzi (foto di Giusy Marinelli)

Una sorpresa poco sorprendente – e il gioco di parole ci sta – quella che due giorni fa si è concretizzata nell’emersione di reperti edilizi storici all’interno dell’area del cantiere operativo da circa un mese (dovrebbe chiudere tra 150 giorni) per la realizzazione di una scala di collegamento tra via Pizzecolli e la sovrastante via Birarelli. Pare proprio confermato che l’elemento più di spicco, un piccolo tratto di pavimentazione – venuto alla luce mentre gli operai delle ditte incaricate dal Comune stavano lavorano vicino al numero civico 41 di via Pizzecolli, la parte bassa dove si eleverà la rampa – «sia di epoca moderna, cioè databile almeno 1400-1500, e non di epoca precedente; elemento comparso in una zona considerata “a rischio medio” per il ritrovamento di antiche memorie della città, quindi si tratta di un evento che ci aspettavamo». Lo dice convinta l’architetto Moira Giusepponi, specializzata in restauro di monumenti del passato, la funzionaria dell’Ufficio comunale Grandi opere e riqualificazione urbana responsabile unica del procedimento. La quale si dice «ottimista su una ripresa in tempi molto stretti del cantiere, proprio per la rilevanza non decisiva, affatto eccezionale, non di particolare pregio dello spicchio pavimentato».
Già prima dell’inizio dei lavori, in fase di progettazione, l’archeologo Giacomo Piazzini, incaricato dal Comune su invito della Soprintendenza Unica delle Marche (come da prassi) dell’attività di sorveglianza in corso d’opera, aveva inviato un documento all’assessorato ai Lavori pubblici in cui ipotizzava fortemente la possibilità, entrati in fase esecutiva, dell’affiorare di reperti plurisecolari nel sito, posizionato in un’area più vasta tra l’inizio di piazza San Francesco e piazza Stracca, e in alto comprensiva del punto di via Birarelli dove dovrà affacciarsi la nuova scalinata a rampe dopo aver superato un dislivello di una ventina di metri. Un’area fortemente danneggiata e in gran parte distrutta prima dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e poi dal sisma del 1972 (tra le vittime eccellenti l’ex Chiesa di Sant’Anna dei Greci e la contigua Porta Cipriana, occupanti in via Birarelli altre porzioni di territorio del centro storico oggetto di piani di risistemazione del Comune). E proprio rimuovendo grosse quantità di macerie e di materiale di risulta di demolizioni gli operai si sono imbattuti negli elementi edilizi “attenzionati”. In una localizzazione molto stretta, dove esisteva un tempo almeno un palazzo (anche qui di difficile datazione, non escluso che potesse essere stato rimaneggiato nell’800). Le istituzioni competenti, Comune e Soprintendenza, sono state messe praticamente in tempo reale al corrente della scoperta dallo stesso Piazzini. Nella cui seconda relazione non compare solo il tratto di pavimentazione – la prima e più quotata ipotesi è che si tratti di parte di un cortile esterno, la seconda di un ambiente interno a un edifico, quasi certamente non medievale – ma, oltre ad un muretto di separazione, si evidenzia anche un altro piccolo tratto pianeggiante pavimentato con della terra, attraversato da una canaletta, che poggia su una base di pietra arenaria. Esaminando il tratto di parete che delimita la pavimentazione vera e propria, si è costatato che in parte ingloba i già citati materiali di risulta di demolizioni precedenti, tra cui cocci, pietrisco e anche ossa di animali, ma nessun elemento riferibile a resti umani o a strutture sepolcrali. Infine, nei pressi di un palazzo immediatamente confinante, sono statti notati “scampoli” di un archetto e di un pilastrino, il che farebbe pensare all’antica presenza di un ambiente voltato. Le prospettive. L’archeologo Piazzini, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza e in stretto contatto col direttore dei lavori, architetto Fornari, continuerà a controllare l’attività di pulizia del sito, ad esaminare in modo comparativo le carte e mappe topografiche d’epoca ad esso relativi – di primaria importanza e utilità si è rivelato l’Archivio Gegoriano dell’ex Stato Pontificio -, a compiere rilevi, anche risetto alle quote stratigrafiche delle costruzioni, e a comprendere le stesse tecniche di edificazione. Un lavoro che mira ad indentificare con certezza il contesto urbanistico dei ritrovamenti e, ripetiamo, a datarli con esattezza, raggiungendo comunque, attraverso una sorta di “prova del 9”, la sicurezza che risalgano a un periodo tra il XV e il XVI secolo. Non escluso che in corso d’opera – ma sarà improbabile – si effettuino per agevolare gli studi di Piazzini piccolo sondaggi di scavo. Un quadro confermato ufficiosamente, ma sostanzialmente, anche dalla Soprintendenza. E se le previsioni confermeranno le datazioni convintamente ipotizzate, avrà poco o alcun senso, dal punto di vista architettonico, ritagliare uno spazio di visibilità dei reperti nell’ambito della zona che sarà interessata dalla scalinata. Un altro elemento che porta alla previsione di una ripresa dei lavori, per un appalto da 400mila euro, già entro la fine della prossima settimana.

 

 

 

 

 

 

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