Forse ci siamo: il passo decisivo per tornare a fruire dell’ex Bar del Duomo. La giunta comunale, riunita oggi, ha infatti autorizzato l’utilizzo dell’area di via Papa Giovanni XXIII, ex bar del Duomo, per la realizzazione di un pubblico esercizio integrato alla valorizzazione e fruizione del sito archeologico adiacente. La concessione – come scritto dal Comune in una nota – «è stata confermata alla ditta bar Duomo Srl di Antonio Ambrosio (titolare anche de Il Giaridno), che nel 2016 aveva interrotto i lavori di ristrutturazione nell’area in seguito a un ritrovamento di reperti archeologici di epoca romana. La formula di gestione di questa situazione complessa che l’Amministrazione comunale intende utilizzare con l’atto adottato oggi, per coordinare la coesistenza di istanze di carattere pubblico e privato, è quella della concessione per 25 anni, con un canone annuo di circa 12mila euro e una serie di oneri aggiuntivi agli obblighi concessori, che il Comune affida alla ditta ai fini dell’ottimizzazione delle risorse umane ed economiche». Il concessionario dovrà infatti farsi carico della manutenzione ordinaria della struttura a protezione del sito archeologico, della manutenzione delle aree verdi adiacenti, dell’accesso allo stesso sito archeologico da parte dei visitatori, sia durante gli ordinari orari di apertura del pubblico esercizio, sia in caso di chiusura, in occasione di visite guidate, visite scolastiche ed altri eventi culturali, e, infine, dell’apertura e chiusura dei bagni pubblici dello scalone Nappi successivamente alla ristrutturazione degli stessi da parte dell’Amministrazione.
«L’obiettivo – spiega il vicesindaco Pierpaolo Sediari – è quello di offrire ai visitatori una corretta fruizione dell’area archeologica che, con il ritrovamento dei reperti, consentirà di aumentare l’attrattività di uno spazio già molto suggestivo, collocato sotto il duomo e affacciato sul mare e, in questo modo, di implementare il valore del patrimonio storico-culturale dell’intera città. La nostra intenzione è quella di rendere quest’area di nuovo viva e presidiata, di restituirle la propria funzione di luogo di incontro per gli anconetani, di renderla un posto da scoprire, nella sua bellezza, per i turisti, per i croceristi, che qui troveranno la storia della nostra città ma anche un bar, un ristorante, i servizi igienici, la possibilità di una sosta ristoratrice durante la visita alla nostra città». Con l’atto di giunta si dovrebbe arrivare al superamento di un’impasse nato nel 2013, con la chiusura definitiva del bar, tra intoppi burocratici, richieste di condono (riguardavano una terrazza) e la scoperta di reperti archeologici che avevano tirato in ballo i pareri del Comune, della Provincia e della Soprintendenza. I reperti erano riaffiorati tra il 2015 e il 2016, durante i lavori per la demolizione della vecchia struttura del bar, sorto nel 1959 con il nome di Taverna di San Ciriaco. Stando al vecchio progetto, ma c’è da capire se questo possa essere realizzato di fronte al nuovo piano del Comune, la struttura dovrebbe avere una terrazza e un piano interrato, con un colpo d’occhio straordinario su un panorama altrettanto straordinario. In questo contesto dovrà poi essere inserita la valorizzazione dei reperti storici, accessibile ai turisti.
(Redazione CA)
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