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I minori imitano i più grandi,
spaccio e furti i reati più frequenti:
«Una messa alla prova su 4, fallisce»

ANCONA - Nonostante i reati tra i giovanissimi siano in calo «è una criminalità che va combattuta in modo rigoroso e lo facciamo con risposte anche forti dal punto di vista repressivo». A fare il punto sulla delinquenza minorile nel territorio regionale è stato questa mattina il procuratore del Tribunale dei Minorenni, Giovanna Lebboroni

Il procuratore Giovanna Lebboroni

 

«Non c’è una criminalità di basso livello nelle Marche, ma neanche di alto, perchè non abbiamo contezza dell’esistenza di bande organizzate. E’ una criminalità che va combattuta in modo rigoroso e lo facciamo con risposte anche forti dal punto di vista repressivo». Le parole del procuratore del Tribunale dei Minorenni Giovanna Lebboroni sulla delinquenza minorile nel territorio regionale. «Lo spaccio di stupefacenti, come i furti, sono fenomeni preoccupanti perchè destano allarme sociale. Nel caso dello spaccio la situazione è doppiamente gravosa se un minore spaccia a un altro minore». Dal primo luglio 2017 al 30 giugno del 2018 sono stati 427 i delitti trattati dal Tribunale dei Minorenni. Nel periodo 2018-2019 i reati iscritti sono stati 351 e poi 324. Una diminuzione, quest’ultima, che ha risentito della pandemia. «Per quanto riguarda il periodo 2020-2021 i dati, considerando le restrizioni Covid, sono in linea con gli anni precedenti». Tra i reati maggiormente iscritti nei fascicoli della procura, lo spaccio di stupefacenti e i furti. Nel primo caso  sono stati 225 i minori denunciati tra il 2017-2018, nel periodo successivo sono stati 222, poi scesi a 154. Sui furti, le denunce hanno avuto questo range: 164, 153 e 114. Gli abusi sessuali: 17, 19 e ancora 17. Le rapine: si è passati da 18 (2017-2018) a 22 (2018-2019) a 11 (2019-2020). I reati legati alla pornografia e pedopornografia: 4 denunce nel periodo più lontano preso in considerazione, poi salite a 18 e diminuite a 16 in quello più recente. Dieci, 16 e 8 l’andamento delle denunce per estorsione. «La misura principe nei procedimenti minorili è la messa alla prova, dove l’indagato sostiene un percorso educativo. Purtroppo, in un caso su quattro, la messa alla prova ha esito negativo. Ma comunque anche il risultato positivo non scongiura ipotetiche recidive». Molti procedimenti hanno come indagati ragazzi sotto ai 14 anni, non imputabili di fronte alla legge: «Anche per fatti gravi c’è una sentenza di non luogo a procedere». Sui gruppi di giovani che si trovano in strada, tra risse, rapine e altri reati: «Non ci sono però evidenze di gruppi organizzati. Ci sono reati commessi in concorso, non associazioni a delinquere» ha specificato il procuratore che ha anche avanzato una riflessione: «Nei giovani si ravvisa l’apprendimento per imitazione: se un ragazzo agisce in un certo modo è perché ha visto il mondo degli adulti comportarsi in quella maniera». Ciò, ovviamente, non toglie la responsabilità personale delle proprie azioni.

(fe.ser)

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