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Pandemia, la Regione chiude il 2021
con una resa incondizionata

L'OPINIONE di Fabrizio Cambriani - Atteggiamenti e comportamenti della giunta guidata da Acquaroli hanno già messo, prima a dura prova e adesso in piena crisi, l’intero sistema sanitario regionale. Non esiste ancora, per fronteggiare l’epidemia, una strategia. E si continuano a rincorrere i problemi con decisioni molto discutibili come quella di sottrarre la possibilità ai non prenotati di vaccinarsi dopo che sono stati portati a galla i forti disagi e le lunghe code nei centri vaccinali

di Fabrizio Cambriani

Il 2021, almeno qui nelle Marche, si chiude nel peggiore dei modi possibili per il governo regionale: una resa incondizionata alla pandemia e a tutte le sue conseguenze. Con sottofondo, la colonna sonora di un crescendo rossiniano di falle, eseguito dalla giunta regionale, con gravissime e colpevoli stonature dovute a sottovalutazioni, inazioni e omissioni. Atteggiamenti e comportamenti che hanno già messo, prima a dura prova e adesso in piena crisi l’intero sistema sanitario regionale.

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Il governatore Francesco Acquaroli consegna il premio a Gianmarco Tamberi nelle Giornata delle Marche dedicata esclusivamente ai campioni dello sport

Non esiste ancora, per fronteggiare l’epidemia, una strategia. Non c’è un’idea e neanche l’abbozzo di un benché minimo straccio di progettualità. Un’intera regione completamente abbandonata a sé stessa. Come il relitto di un naufragio in balia del mare in tempesta. Le dita delle mani che, disperatamente si aggrappano a qualche tavola galleggiante, sono rappresentate dalla caparbietà e dal profondissimo senso di responsabilità di tutto il personale sanitario. A cui va, per il poco che possa servire, tutta la nostra ammirazione e riconoscenza. Sulle loro spalle – già gravate dal duro lavoro che ininterrottamente si protrae da oltre due anni – pesa la colposa assenza di scelte politiche chiare e nette. Indirizzate, se possibile, a fronteggiare l’emergenza che incombe su tutta la popolazione. E che, a onor del vero, non ha mai dato tregua se non per il breve spazio della stagione estiva. Una giunta che ancora non ha ben chiare le proporzioni dello “tsunami contagi” – parole dell’organizzazione mondiale della sanità, in vista della nuova ondata – e che ha relegato l’argomento pandemia, non già al capitolo priorità, quanto piuttosto a quello di varie ed eventuali.

Tutti presi e compresi nel ruolo di partecipanti a una sorta di reality, del tipo “Isola dei famosi”, hanno messo in capo alla loro agenda i selfie con i vip, da postare poi sui social, con somma soddisfazione personale. Peccato, tuttavia, che si siano dimenticati di occuparsi delle persone. Degli uomini e delle donne in carne e ossa che sono stati chiamati a governare. E che dovrebbero proteggere, con ogni mezzo possibile, dal contagio. Soddisfatti e tronfi li abbiamo visti nei galà stringere le mani di campioni dello sport, mentre nel frattempo, nella vera vita quotidiana, le code nei centri vaccinali si ingrossavano a dismisura. Intanto che, anziani infreddoliti con tanto di plaid sulle spalle, sfidavano le brume del primo mattino nei rarissimi centri vaccinali, loro, i governanti della regione Marche, non facevano un plissè.

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Gli assessori Filippo Saltamartini e Giorgia Latini

Non si preoccupavano di ingrossarne le capacità organizzative e le dotazioni di personale. Non li sfiorava minimamente l’idea di aumentare il numero dei centri e distribuirli meglio, sui territori. Hanno tirato avanti, come nulla stesse accadendo. Addirittura, decisione questa sì scandalosa, al fine di contrastare disagi e lunghe code dovute al “giustificato desiderio di vaccinarsi” – così come definito dall’assessore Saltamartini – sottraggono la possibilità, a chi non avesse la prenotazione, di poter usufruire del vaccino. In poche parole, negano ai loro cittadini un servizio che avevano sin qui garantito. Proprio nel momento in cui il picco contagi segna il suo punto più alto. Un drammatico paradosso, vista la situazione, che richiederebbe le dimissioni immediate dell’assessore alla sanità per manifesta incapacità nell’espletare il suo ruolo. Una decisione improvvida, frutto di superficiale improvvisazione, rivista e rimodulata nel breve volgere di neanche un solo giorno. A cui fanno seguito promesse di riorganizzazione dei centri, sempre però declinate al futuro. Ma con l’avvertimento – poiché la coperta del sistema sanitario regionale è troppo corta – di futuri disagi in altri settori.

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Il Covid center di Civitanova che non è stato più riaperto

Nel frattempo, però che il recinto è stato chiuso, i buoi sono scappati. Eppure, non ci voleva un trust di cervelli per realizzare che le proiezioni sul numero crescente di contagi, unito al “giustificato desiderio di vaccinarsi”, avesse condotto agli ingorghi e ai disservizi di cui, quotidianamente, abbiamo dato conto in cronaca da questo giornale. Ma la sottovalutazione della pandemia è il vizio originario di questa maggioranza. Che credeva di poterla liquidare, in breve tempo dal suo insediamento. Prova ne sia la pervicace assenza di ogni volontà politica nel voler ripristinare il centro Covid di Civitanova, fortemente voluto, anche contro parte della sua stessa maggioranza, da Luca Ceriscioli, predecessore di un inconsistente  Acquaroli. Venne chiuso, con soddisfazione di tutti, il primo luglio scorso, con la promessa di Saltamartini che in caso di necessità, sarebbe stato riaperto. Promessa, manco a dirlo, non mantenuta visto che solo pochi giorni fa, nonostante le terapie intensive fossero al collasso, lo stesso assessore ha comunicato la decisione di non volerlo utilizzare.

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L’ex governatore Luca Ceriscioli

Il risultato è che l’intero sistema sanitario regionale è sotto stress. I reparti sono sotto pressione e saltano gli interventi programmati. In particolare, ogni pronto soccorso – per colpa di queste scellerate scelte – è trasformato in bolgia dantesca dove prevale più l’estemporaneità che non la programmazione. E talvolta, assume perfino le sembianze di una pentola a pressione, pronta a scoppiare da un momento all’altro a causa delle tensioni che, inevitabilmente, ivi si innescano. Fare un paragone con le scelte politiche della precedente giunta di centrosinistra è semplicemente improponibile. Ceriscioli, in un contesto completamente sconosciuto, pur di salvaguardare la salute dei marchigiani è andato anche oltre le sue prerogative. Il centrodestra, non solo non ha messo in atto nessuna misura, ma, nel punto più alto di contagi, toglie parte del servizio vaccinazioni alla popolazione. Però, dà a tutti i marchigiani appuntamento sui social per gli immancabili selfie di capodanno.

Utenti in coda all’esterno all’hub vaccinale al centro Paolinelli di Ancona

 

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