La campana più antica delle Marche
di Luca Patrassi
In attesa della riapertura della chiesa di San Giovanni, prevista per il prossimo Natale, peraltro alla fine dell’anno scade anche il permesso di occupazione di suolo pubblico per il cantiere, l’edificio sacro continua a riservare sorprese. Nelle scorse settimane la scoperta delle reliquie contenute nella sfera di rame sotto la croce (leggi l’articolo), oggi arriva la notizia legata alla presenza nella torre di quella che è la campana più antica delle Marche, e tra le più antiche censite in Italia. La campana in questione risale al 1296 come scritto a fianco dello stemma a mandorla del fonditore, Nicolò di Ripatransone per il committente Criscio.
L’assessore Silvano Iommi
Conferma la riscoperta, frutto del restauro che ha fatto riemergere scritte e date, l’assessore comunale Silvano Iommi: «C’erano dei documenti in tal senso ed ho segnalato la questione ai tecnici che stanno eseguendo i lavori, così sono andati a controllare ed appunto sono emersi i dati. E’ una campana del diametro di 840 millimetri, tipo pan di zucchero, con incisa in latino sulla parte alta della calotta una riga dell’Ave Maria».
Vero è che l’attuale chiesa di San Giovanni è seicentesca, la campana del Duecento si spiega con il fatto che «era parte della vecchia chiesa di San Giovanni- spiega Iommi – all’epoca posizionata subito al di fuori dalle mura con orientamento rovesciato. Prima gli ingressi si realizzavano ad Ovest, quindi sul vicolo ora chiuso, nel Seicento l’architetto Rosati, della Compagnia dei Gesuiti, realizzò l’ingresso ad Ovest in asse con il corso della Repubblica».
Dunque una campana del 1296 mentre le altre tre sono ottocentesche, realizzate tra il 1804 e il 1851, ancora pochi mesi di attesa e i maceratesi potranno tornare ad ammirare la chiesa di San Giovanni che, oltre al valore architettonico, contiene beni artistici di rilievo. Volge al termine un’operazione, materializzatasi grazie all’azione del commissario alla Ricostruzione Giovanni Legnini, del costo di 3.5 milioni di euro finanziati con i fondi per la ricostruzione destinati agli edifici sacri.
Non solo il restauro della chiesa: il Comune è pronto a partire anche con l’opera di riqualificazione della piazza con la realizzazione del «pozzo della cultura» dove ora c’è una griglia circolare in ferro, «il più grande portacenere del mondo» come definisce la situazione esistente l’assessore Iommi. Il progetto, da 400mila euro del Comune, è quello di ricavarne appunto un grande pozzo pieno di libri le cui pareti saranno illuminate e sulle quali far scorrere immagini della città e didascalie visibili dall’esterno attraverso un oculo trasparente attorno al quale saranno sistemate delle sedute.
Una delle campane ottocentesche
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