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«Scuole? Il problema è la denatalità
causata da idee che vanno di moda
come quella del gender»

IN CONSIGLIO REGIONALE si è parlato dei tagli che interesseranno gli istituti con meno di 900 studenti, come previsto dalla nuova finanziaria. Diventeranno effettivi dall’anno scolastico 2024-2025. Il capogruppo di FdI di Carlo Ciccioli ha dato la colpa al fatto che si fanno meno figli. Bocciata la mozione Pd che impegnava la giunta ad attivarsi per scongiurare chiusure

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Carlo Ciccioli

 

di Francesca Pasquali

Salve, ancora per un anno. Vivono col fiato sul collo le scuole dell’entroterra marchigiano, strette tra la tagliola dell’efficientamento e le deroghe “salva borghi”. L’ultima legge di bilancio prevede la chiusura di 23 istituti. Per i quali, però, non è ancora arrivata l’ora del canto del cigno. A settembre, saranno ancora lì al loro posto, per un altro giro di calendario. I tagli, infatti, diventeranno effettivi dall’anno scolastico 2024-2025. A meno che, nel frattempo, qualcosa non cambi. La finanziaria ha fatto schizzare a 900 il numero minimo di studenti per mantenere l’autonomia degli istituti. Che, tradotto, significa dirigente scolastico e Dsga, il direttore dei servizi generali e amministrativi. Quasi il doppio rispetto a oggi, con la soglia fissata a 500 (300 per le isole e i piccoli Comuni di montagna).

Vitri

Micaela Vitri

Del futuro delle scuole marchigiane si è parlato oggi in Consiglio regionale. Dopo una lunga discussione e uno stop ai lavori di mezz’ora per cercare un accordo tra maggioranza e opposizione, che non è arrivato, con dieci voti a favore e quindici contro l’assise ha bocciato la mozione del Partito democratico che impegnava giunta e presidente ad «attivarsi presso la Conferenza Stato- Regioni, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Gruppi parlamentari per rappresentare la contrarietà delle Marche al coefficiente non inferiore a 900 studenti e a ripristinare l’attuale soglia» e a far ricorso alla Corte Costituzionale, «come già fatto da altre regioni tra cui l’Emilia-Romagna». «La riorganizzazione della rete scolastica – ha spiegato la consigliera Micaela Vitri, prima firmataria della mozione – mira all’accorpamento, al ridimensionamento e alla chiusura degli istituti, che, in alcuni casi, significherebbe la morte di alcuni Comuni in cui i servizi basilari mantengono in vita i piccoli centri dell’entroterra». Per il prossimo anno, si diceva, il pericolo è scampato. L’ha assicurato l’assessora all’Istruzione, Chiara Biondi. Che ha parlato di «un tavolo tecnico specifico già in corso» con il ministro Giuseppe Valditara e di «un primo incontro il 22 febbraio», durante il quale è stata «manifestata l’intenzione del Miur di conservare, anche per l’anno scolastico 2023-2024, l’attuale soglia». Nel suo intervento, Biondi ha bocciato la richiesta di ricorrere alla Corte Costituzionale, definita «controproducente in questa fase».  Tra gli interventi che si sono susseguiti, si segnala quello di Carlo Ciccioli. Come suo solito, il capogruppo di Fratelli d’Italia non ha usato mezzi termini per esprimere il suo pensiero. «Il problema centrale – le sue parole – è la denatalità e l’impoverimento dei territori, conseguenza della mancanza di giovani». Per Ciccioli, se le cose stanno così, è anche a causa delle «ideologie prevalenti che vanno di moda, dal gender a tutto il resto», che «portano un impoverimento strutturale della società molto più grave di molti altri problemi, compreso quello della povertà».

Biondi

Chiara Biondi

Diverse le sorti della mozione dei consiglieri Luca Santarelli (Rinasci Marche), Jessica Marcozzi e Gianluca Pasqui (Forza Italia) sugli aiuti alle famiglie in difficoltà, per combattere il caro-energia. Il testo, passato all’unanimità e integrato da un emendamento del Movimento 5 Stelle che definisce i criteri di ripartizione delle risorse, impegna giunta e presidente a chiedere al governo nazionale di usare i fondi del Pnrr per finanziare le spese di acquisto e installazione degli impianti fotovoltaici per le famiglie «in evidenti difficoltà economiche». «Gli investimenti nell’energia pulita, come quella solare, permettono di risolvere in parte la crisi energetica che le famiglie stanno vivendo», ha spiegato Santarelli. Per il quale «investire nei pannelli solari contribuirebbe a ridurre i consumi energetici inquinanti e solleverebbe le famiglie da un carico economico non più sostenibile».

Ad animare la discussione l’ormai consueto battibecco tra il Pd e il capogruppo di Rinasci Marche, da settimane sempre più vicino alla maggioranza. All’ordine del giorno del Consiglio di oggi, che si è aperto con un minuto di silenzio in ricordo di Gaetano Recchi, presidente della Regione dal 1993 al 1995, morto ieri, e che ha visto l’elezione di Luca Faccenda a revisore dei conti dell’Ente Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi, anche la mozione del Pd sull’adesione dell’Italia alla campagna “Italia. Ripensaci!”. Il testo, messo in stand by e calendarizzato per il prossimo Consiglio regionale, chiedeva a giunta e presidente di caldeggiare l’adesione del governo nazionale al trattato per l’abolizione delle armi nucleari. Dal dibattito è emersa un’assise più che mai spaccata. Con la capogruppo dei Cinque Stelle, Marta Ruggeri, che, seppur favorevole alla mozione, ha sposato la posizione del movimento nazionale, contrario all’invio di armi in Ucraina. E il capogruppo di Fratelli d’Italia che ha proposto di votare una risoluzione congiunta. Proposta fatta sua dal presidente del Consiglio regionale, Dino Latini, che ha fermato i lavori. Alla riapertura, la quadra non era stata trovata. Niente risoluzione congiunta. Voto della mozione del Pd e bocciatura dell’assise.

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