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Il Calendario delle Cipolle 2024:
«Inverno mite e lungo, primavera breve
ed estate afosa da giugno»

TRADIZIONI – Lo jesino Alfio Lillini, tramandando l’antica tradizione ‘metereologica’ dei contadini marchigiani,è tornato ad analizzare gli spicchi dell’ortaggio per prevedere l’andamento climatico del nuovo anno bisestile. Non dimentica di lanciare un monito a tutti i governanti per la salvaguardia del nostro pianeta afflito dal riscaldamento globale

Alfio Lillini

 

Puntuale come ogni anno, arriva il 2 gennaio il “Calendario meteo delle Cipolle” elaborato da Alfio Lillini. L’ex ferroviere jesino di 75 anni, continua a perpetuare la tradizione. Un tempo per prevedere l’andamento climatico dell’anno, i contadini marchigiani si affidavano a questo metodo antico, tramandato dalla saggezza e dalle credenze popolari. Lillini fa di più: unisce alla ‘metereologia’ nell’interpretazione degli spicchi dell’ortaggio, l’invito a una riflessione sulla salvaguardia del nostro pianeta, afflitto dal riscaldamento globale e dai conseguenti eventi estremi. «L’anno 2023 ci ha lasciato con il record dell’anno più caldo di sempre, il Natale 2023 senza luna (dove sette pecore non fa per una), non è di buon auspicio per un 2024 (già bisesto del suo), ma che con le sue 13 lune porta un positivo segnale, ricordo che durante il periodo della luna settembrina 2023, non ha mai piovuto, il detto dice…(Che sette lune se ne strascina), e si arriva alla metà di aprile» ricorda Alfio Lillini nella sua relazione sull’anno appena iniziato.

E deduce che «il 2024 si presenta con la Pasqua marzola, dove fame e bisciola (miseria) si faran sentire, l’inverno sarà mite ma lungo, fino a quasi la metà di aprile, la primavera sarà tardiva e breve con il mese di maggio piovoso, la fase estiva sarà afosa già da metà giugno, ai primi di settembre le prime piogge per una fase autunnale buona, dopo l’estate di San Martino arriva l’inverno, ma per la neve bisogna aspettare il Natale, questo è quanto le cipolle ci ha detto».

Impossibile non accennare a quanto deciso il 30 novembre scorso a Dubai nell’ambito del Cop28, dove i delegati di 195 nazioni di tutto il mondo anno discusso sulla sostenibilità ambientale futura, «che stenta a far emergere quella giustizia climatica planetaria in un mondo ineuguale e diviso – commenta Lillini – Un anno fa scrivevo che il sistema di produzione e di consumo attuale non è più sostenibile cosi com’è. Non ho visto ne’ interesse ne’ cambiamento, questo tipo di organizzazione mondiale non si può più gestire in questo modo, altrimenti il popolo sulla terra è destinato a soccombere»

Il monito finale è, pertanto, rivolto «ai governanti a vari livelli ai quali dico che abbiamo un solo ed unico ambiente da salvaguardare e sostenere, noi tutti ci viviamo e abbiamo solo questo, ci hanno detto che il 2030 era l’anno ultimo per arrivare ad azzerare la produzione di Co2 in atmosfera, ora ci dicono che tutto si sposta al 2040/2050… E già tardi ora! Le falde acquifere sono già bassissime, (un bene prezioso da difendere) come popolo ci dobbiamo svegliare tutti, non essere sempre un popolo caprone» conclude Alfio Lillini.

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