La bandiera della Palestina sul palazzo comunale di Serra San Quirico
di Nicoletta Paciarotti
Non un gesto comune, ma una presa di posizione. Dopo Castelplanio anche Serra San Quirico chiede il riconoscimento dello stato di Palestina ed ne issa la bandiera sul Municipio.
Mentre nel 2025 il conflitto israelo-palestinese ha raggiunto livelli di devastazione senza precedenti negli ultimi vent’anni, con migliaia di vittime civili e un’intera popolazione allo stremo tra Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est, Serra San Quirico approva in consiglio comunale (con 9 voti favorevoli e 1 astenuto) una delibera che dispone l’esposizione della bandiera della Palestina sulla facciata del palazzo comunale e formula una serie di richieste formali al Governo italiano.
Un gesto che non è solo simbolico. In Italia l’uso delle bandiere sugli edifici pubblici è disciplinato da regole stringenti: la bandiera della Repubblica, quella dell’Unione Europea e, in alcuni casi, le bandiere regionali e comunali sono le uniche previste in via ordinaria. Perché un Comune possa esporre altre bandiere – tanto più di entità statuali non unanimemente riconosciute – è necessario un atto deliberativo motivato che individui le ragioni di interesse pubblico e assuma la responsabilità politica di tale scelta.
La delibera approvata a Serra San Quirico sottolinea come la decisione sia nata «colpiti dalla ferocia con cui da mesi si sta infierendo sulla popolazione civile palestinese», in un quadro di bombardamenti incessanti sulla Striscia di Gaza, di operazioni militari nei centri urbani della Cisgiordania e di una crisi umanitaria che le agenzie internazionali definiscono «catastrofica».
Con l’atto, l’Amministrazione comunale ha chiesto al governo italiano di riconoscere a tutti gli effetti lo Stato di Palestina nei confini precedenti all’occupazione del 1967, con Gerusalemme come capitale condivisa; sostenere la Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, per permettere negoziati di pace in condizioni di parità e legittimità; utilizzare tutti gli strumenti politici, diplomatici e giuridici per fermare la colonizzazione e l’annessione dei territori occupati.
Applausi, ma anche qualche polemica.
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