di Federica Serfilippi
Non solo avrebbe indotto la moglie defunta a sottoporsi a una stretta dieta a base di cereali, ma l’avrebbe anche convinta a saltare le visite mediche prescritte dagli specialisti a seguito dell’ictus insorto nel 1997. E poi, l’avrebbe anche confinata in un immobile, facendola sorvegliare strettamente da un gruppo di adepte della setta macrobiotica. Sono queste le ipotesi su cui si basa l’accusa di omicidio volontario aggravato che la procura contesta a Mario Pianesi. Secondo il pm Paolo Gubinelli, il guru che ha dato vita all’associazione UPM avrebbe in qualche modo determinato il decesso della prima coniuge: la torinese Gabriella Monti, morta all’ospedale cardiologico Lancisi di Ancona nel 2001 all’età di soli 43 anni. Stando alla ricostruzione effettuata dalla procura attraverso alcune testimonianze e il reperimento delle cartelle cliniche della vittima, la morte è insorta per una serie di problematiche, tra cui un’insufficienza mitralica, un’embolia polmonare e una necrosi epato pancreatica. Scompensi creati, stando agli inquirenti, dallo stile di vita condotto dalla donna, indotta a ricoveri lampo e a seguire una dieta ad alta concentrazione di aflatossine, sostanze che si sviluppano nei cereali e potenzialmente dannose per la salute. Secondo l’ipotesi accusatoria, Pianesi aveva un interesse diretto ad omettere qualsiasi cura a favore della vittima. Ma perchè? Tra i motivi, il disprezzo per la medicina tradizionale e l’idea di una funzione salvifica e curante, anche dei tumori, della macrobiotica. Per verificare l’ipotesi dell’omicidio, gli agenti della Squadra Mobile hanno già fatto incetta della documentazione clinica legata alla storia della Monti che, a causa di un ictus, avrebbe dovuto seguire terapie specifiche. È sulle testimonianze rese dalla persone vicine alla vittima durante gli anni della malattia e sulle cartelle estrapolate dagli ospedali che si giocherà la partita dalla procura dorica. Far riesumare la salma della 43enne è impossibile. La donna era stata sepolta dopo la morte al cimitero di Tolentino. Nel 2013, dunque dodici anni dopo il decesso, il Comune avrebbe deciso uno spostamento del loculo. In quell’occasione, però, la salma non era stata traslata in un altro luogo, bensì cremata. Un’ipotesi al vaglio degli inquirenti, inquietante e ovviamente ancora tutta da provare cosí come l’accusa di omicidio, è che Pianesi possa aver voluto disfarsi del cadavere della moglie defunta. Quindi nessuna eventuale prova potrebbe emergere dall’analisi della salma. È anche per questo che il pm ha richiesto al gip lo svolgimento di un incidente probatorio, non ancora fissato. Lo scopo, probabilmente, è quello di far eseguire una perizia medico legale sulle cartelle cliniche della Monti. Nel documento di richiesta, è indicata una parte offesa: si tratta della sorella della vittima.
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