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‘Scatole vuote’ nello skyline cittadino:
viaggio tra i palazzi abbandonati
dal centro alle periferie

ANCONA – Alcuni si stanno avviando al recupero, altri si trovano in un limbo in attesa di risposte. Molti marciscono nel degrado e nell'incuria di cui sono vittime da anni, spesso a causa di progetti preparati a tavolino ma mai realizzati

 

 

Degrado all’ex Ipsia

di Martina Marinangeli (foto di Giusy Marinelli)

Fatiscenti, degradati e, in certi casi, anche pericolosi. Si presentano così i tanti «scatoloni vuoti» che costellano lo skyline di Ancona, palazzi un tempo destinati a grandi cose, ma che oggi versano in un totale stato di incuria. Alcuni contribuiscono a sfregiare il volto stanco della periferia, altri deturpano il cuore pulsante della città. E se in certi casi sono in corso progetti di restyling, molti di essi sono ancora in cerca d’autore. Per vedere il bicchiere mezzo pieno, iniziamo il viaggio negli edifici dorici abbandonati da quelli che si avviano al recupero. In primis, il palazzo del Mutilato in corso Stamira che, dopo oltre un decennio in cui l’inesorabile scorrere del tempo ha fatto danni immani, può finalmente rinascere a nuova vita come sede degli uffici dell’Asur, ora in via Oberdan. La Regione, proprietaria dell’immobile, aveva tentato di venderlo a più riprese, vedendo però andare deserta un’asta dietro l’altra. Intanto, si faceva carico della manutenzione ordinaria, purtroppo inutile rispetto alle ingenti necessità di restauro del lascito dell’architettura fascista. Ora, grazie all’accordo con l’Azienda sanitaria, inizierà il new deal.

Ex Dreher

Una buona speranza per il futuro ce l’hanno anche l‘ex Dreher alla Palombella e l’ex Verrocchio, entrambi sotto l’egida dell’enorme progetto di recupero targato Bando periferie. Ripristinati i fondi nella legge di bilancio 2019, dopo la battuta d’arresto segnata dal decreto Milleproroghe, il restyling dell’ex Dreher prevede la riqualificazione paesaggistico-ambientale del complesso industriale, da trasformare in nuovo ingresso al parco della grande frana per un investimento da 1,3 milioni di euro (938.985 euro del bando governativo e 361.015 dei fondi frana), mentre all’ex Verrocchio sorgerà un parcheggio multipiano da 4,2 milioni di euro. Nel limbo di color che son sospesi restano invece l’ex Ipsia e l’ex Savoia, due scuole del centro abbandonate da anni al loro triste destino, ma che potrebbero vedere avvicinarsi una svolta. Nel primo caso, ci sono trattative in corso per portare negli spazi dell’edificio in via Curtatone l’Archivio di Stato di Ancona, mentre per il secondo si studia l’ipotesi – alternativa a piazza Pertini – di far ospitare alle ex aule del liceo gli stalli del Mercato delle Erbe durante il suo restyling. In ogni caso, anche se la cosa si concretizzasse, si tratterebbe comunque di una misura temporanea.

Ex Stracca

Decisamente meno bene è andata ad un altro immobile che un tempo ospitava una scuola: per l’ex Stracca era stato stilato un progetto che prevedeva un parcheggio, uffici e 43 appartamenti, ma finì nel dimenticatoio e ora l’edificio resta lì a marcire. Stessa triste sorte toccata all’ex Enel di via San Martino, sedotta e abbandonata da un progetto di recupero che prevedeva un investimento di circa 8 milioni per realizzare circa 35 appartamenti, uffici e attività commerciali. Anche qui, l’attuale stato di totale degrado dell’edificio fa capire che nulla si è mosso.
Nella lunga lista degli ex, capitolo a parte merita la sezione dedicata agli ospedali che furono: dall’ex Tambroni, al dismesso e fatiscente ospedale Lancisi (ora trasferito a Torrette), fino al rischio incompiuta dell’Umberto I. Su tutti loro pende un’incognita enorme. Per non parlare della sorte che toccherà all‘ex Mutilatini a Portonovo, con diversi Comitati cittadini che hanno iniziato una lotta senza quartiere con l’amministrazione per difenderne il valore pubblico e per avviare il recupero. E ancora l’ex supercinema Coppi, dove non è mai partito il progetto di trasformazione dei locali in appartamenti. L’ex sede Assam in via Alpi e l’ex Angelini, caduti vittime dell’amianto con necessità di bonifica. E il già lungo elenco potrebbe, purtroppo, proseguire.

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