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Otto candidati a confronto
Tutti contro tutti (Foto)

REGIONALI - Francesco Acquaroli (centrodestra), Sabrina Banzato (Vox Italia), Alessandra Contigiani (Riconquistare l’Italia – Fronte Sovranista Italiano), Anna Rita Iannetti (Movimento 3V), Roberto Mancini (Dipende da noi), Maurizio Mangialardi (centrosinistra), Gian Mario Mercorelli (Movimento 5 stelle) e Fabio Pasquinelli (Lista comunista) hanno dibattuto su sanità, infrastrutture, ricostruzione e risorse europee durante l'incontro di ieri sera all'auditorium della Mole di Ancona

I candidati governatori

 

di Martina Marinangeli (foto di Giusy Marinelli)

Si alzi il sipario. All’auditorium della Mole di Ancona è andato ieri sera in scena il confronto tra gli otto candidati governatori alle elezioni del 20 e 21 settembre, il primo a centrare l’en plein delle presenze. Tra bordate incrociate e voli pindarici, le tre ore di dibattito sono scivolate via senza particolari coup de théâtr, benché non siano mancati interventi sopra le righe. Schierati sul palco, da sinistra verso destra, Francesco Acquaroli (centrodestra), Sabrina Banzato (Vox Italia), Alessandra Contigiani (Riconquistare l’Italia – Fronte Sovranista Italiano), Anna Rita Iannetti (Movimento 3V), Roberto Mancini (Dipende da noi), Maurizio Mangialardi (centrosinistra), Gian Mario Mercorelli (Movimento 5 stelle) e Fabio Pasquinelli (Lista comunista), che hanno raccontato, attraverso i temi cardine di sanità, infrastrutture, sisma, risorse europee e turismo, la loro visione delle Marche del futuro. L’evento, organizzato da Vera Tv, è stato condotto dai giornalisti Gloria Caioni e Ciro Montanari.

Mangialardi

Acquaroli contro Mangialardi, Banzato (ex 5stelle) contro Mercorelli, ma anche contro il «regime del Covid», Pasquinelli contro «la destra, la falsa sinistra ed i 5 stelle che hanno tradito i loro valori per le poltrone», Mancini contro «la politica degli ultimi anni e per una sinistra etica», Contigiani contro l’Europa e Iannetti contro «mascherine, amuchina e distanziamento»: insomma, le linee di demarcazione tra i candidati sono nette e ciò emerge anche dalle ricette che intendono proporre sui temi cruciali per le Marche. A partire dalle infrastrutture, la cui arretratezza cronica ha relegato la regione ai margini dell’impero. La prima chiamata a rispondere sulla questione è Iannetti, che candidamente ammette: «non sono delle Marche, quindi non ne conosco i problemi infrastrutturali (la candidata è infatti abruzzese, ndr)». Ipse dixit, ed aggiunge: «comunque il problema è quello della trasparenza nell’uso delle risorse». Mancini non individua priorità specifiche, parlando della necessità di una «visione integrata» che punti su «mobilità dolce e trasporto su ferro», mentre per Mangialardi «ci sono le condizioni per portare a casa tutte le opere: gli 8 miliardi dal Recovery Fund saranno determinanti per il futuro della regione». Primo punto all’ordine del giorno infrastrutturale per Mercorelli sono invece «la Fano-Grosseto e la terza corsia in A14, se devo sceglierne due su tutte, ma serva una riorganizzare generale». Per Pasquinelli, non possono più essere rinviate la terza corsia della A14, l’alta velocità sull’Ancona-Roma e l’arretramento della linea Adriatica, «ma bisogna investire anche sulla messa in sicurezza dell’esistente». Acquaroli ha parlato invece di infrastrutture stradali e telematiche, talmente inefficienti da porre un limite alla competitività del territorio e delle imprese. Banzato invoca una commissione di inchiesta per le infrastrutture, mentre Contigiani vede nella nazionalizzazione della rete autostradale una priorità.

Acquaroli

Altro tema caldo di questa campagna elettorale è la sanità, sia perché impegna oltre l’80% del bilancio regionale, sia per il delicato momento storico connotato dall’emergenza Covid. Banzato ha fortemente criticato la «chiusura (riconversione, ndr) di 13 ospedali nelle Marche», sottolineando la necessità di «sostenere una sanità territoriale diffusa, pubblica e vicina al cittadino» contro un centrodestra e un centrosinistra che fanno «falsa opposizione e falsa politica» e puntano alla privatizzazione, ma anche grillini «non ne sono esenti». Il concetto di sanità pubblica è il fil rouge che unisce anche il pensiero di Contigiani, che punta ad un ritorno alle Usl. Per Iannetti, «va bene creare poli di eccellenza, ma Pronto Soccorso, medicina generale e chirurgia, devono essere territoriali» per questo occorre «ridare vita ai piccoli ospedali», mentre Mancini ha puntato il dito contro i lunghi tempi di attesa per visite ed esami, contestando anche «l’ingerenza della politica in sanità: non si deve diventare primari perché si ha la tessera di un partito». La sua ricetta è quella di una «sanità democratica» che si focalizzi sulla prevenzione. Mangialardi ne ha per tutti: «sento proposte stravaganti, ma nessuno ha soluzioni. Io ho invece le ho: ospedali moderni, pieni di tecnologia e con personale in numero adeguato». Poi la stoccata al competitor Acquaroli: «il centrodestra su questo tema non può parlare perché, dove governa, ha già privatizzato tutto. Saranno fondamentali le risorse europee di Recovery Fund e Mes, da spendere bene». A Mercorelli «fa sorridere sentire che occorre spendere bene i soldi da chi ha aperto un ospedale, rimasto attivo 3 giorni, un vuoto a perdere nel vero senso della parola», riferendosi al Covid hospital di Civitanova. «Serve una sanità a casa dei cittadini», proponendo assistenza domiciliare ed infermiere di famiglia. Per Pasquinelli, «centrodestra e centrosinistra perseguono le stesse logiche di privatizzazione della sanità, e l’emergenza covid ha messo in luce la fragilità del sistema». Chiude il cerchio Acquaroli che, replicando agli attacchi, ha sostenuto: «il centrodestra non vuole privatizzare, ma è contrario agli ospedali unici che portano alla desertificazione e allo spopolamento dei territori. Crediamo nella medicina territoriale e nella rete».

Mancini

Si arriva poi al nervo scoperto della ricostruzione post-sisma, con le parole chiave «velocizzare» e «sburocratizzare» ormai diventate dei mantra.
«Deve essere il primo tema per la politica», esordisce Mancini, secondo cui è «una questione dei marchigiani e non solo dei terremotati, per gestire la quale serve personale adeguato». Plauso di Mangialardi al nuovo commissario straordinario Legnini, che «con tre ordinanze ha fatto ripartire la ricostruzione privata. Ora serve applicare il decreto Genova anche alle zone colpite dal sisma». E non lesina un attacco al predecessore Farabollini, bollato come «stupidaggine» da Mercorelli, terremotato di Tolentino, «posto peggio gestito nel post-sisma: i comuni sono il vero collo di bottiglia, è lì che si deve intervenire. La Regione ha molte responsabilità sulla gestione del sisma, dalle Sae (strutture abitative emergenziali) alla Protezione civile. Dobbiamo fare attenzione al rischio infiltrazioni negli appalti, che già ci sono». Per Pasquinelli, il modo giusto per accelerare la ricostruzione passa per «l’istituzione di un ente consortile al quale partecipino anche i privati», mentre per Acquaroli occorre «potenziare l’Ufficio speciale per la ricostruzione e togliere i lacci burocratici che hanno frenato il processo, portando allo spopolamento dei territori». Banzato sottolinea come «la questione del post sisma resti ancora aperta così come i cantieri delle infrastrutture, ma non si capisce mai di chi sia la colpa». Contigiani dice «basta a sfilate e passerelle politiche nei luoghi del sisma», mentre Iannetti parla di «sindrome post traumatica da stress» per chi ha perso tutto durante le forti scosse che hanno devastato il sud della regione.

Iannetti

Pasquinelli

Mercorelli

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Contigiani

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