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Nuova luce sul porto traianeo:
maxi restyling per l’area archeologica
(Foto)

ANCONA - Il progetto finanziato dalla Soprintendenza prevede anche una copertura sugli scavi, a bassissimo impatto ambientale e trasparente, e quindi capace di valorizzare al massimo la pubblica visibilità dalle passerelle delle vestigia romane d’uso portuale-mercantile. Fine lavori prevista entro il 2022

L’area archeologica del porto

di Giampaolo Milzi (foto di Giusy Marinelli)

Sotto il vestito (che è stato smantellato) niente, ovvero l’area del porto romano coi suoi importantissimi resti, in particolare quelli del mercato traianeo, è da settimane nuda. Ma questa nudità nasconde un’attesissima notizia:  la Soprintendenza unica delle Marche sta da mesi lavorando sodo per il mega progetto in due “step” paralleli per il generale restauro e la risistemazione di tutta l’area archeologica e per dotarla di una nuova totale copertura, ampia circa 1000 metri quadri. Un progetto che, se la burocrazia non si accanirà con eventuali sgambetti, dovrebbe essere ultimato entro la fine del 2022, forse già nell’ottobre dell’anno prossimo.
Notizia attesissima, già. Perché dopo i crolli e i distacchi di parti di murature risalenti all’ormai lontana primavera-estate 2018 e i successivi interventi emergenziali di ripristino, si era avuta l’impressione di una situazione di stallo dai tempi indefiniti. Ma andiamo per ordine. Iniziando dal piano complessivo per restituire una situazione di iper-decoro di tutto l’archeo-sito di enorme valore storico – disposto su più strati, con opere edilizie (magazzini e ambienti voltati con archi, destinati anche alla riparazione di imbarcazioni) risalenti ad un periodo che va dalla prima realizzazione del porto romano/ellenistico del II sec. a.C. fino al VI secolo d.C. Rimossa del tutto la segmentata tettoria in plexiglas e tubi ormai ultra pericolante e lesionata, la sezione Archeologia della Soprintendenza ha terminato la prima fase della messa in sicurezza, quella più urgente, con sistemazione di numerose “putrelle” (barre di acciaio a forma di C) in alcune porzioni di pareti ma anche nella zona dove sono presenti esedre e vani per i magazzini. Mentre i tecnici specialisti completeranno la seconda fase della messa in sicurezza, estesa ad altre zone, consolidando varie strutture portanti, è già stato ultimato il progetto definitivo, con tanto di perizie, per il restauro. Di più. La Soprintendenza ha appena incaricato un esperto ingegnere esterno per il progetto esecutivo che sta lavorando in tempi stretti. Poi la fase del bando di gara per i lavori. Quanto ai fondi nessun problema. Va precisato che una porzione di restauro, costata oltre 40mila euro, era stata già ultimata – dopo i problemi dei tre anni fa – con l’eliminazione della porzione di tettoria che aveva ceduto, un’opera di “cinghiatura” della parte muraria sottostate sgretolatasi, la sistemazione di un apparato di drenaggio e il consolidamento della marna superficiale e di un’altra muratura tramite “incatenamento” e installazione di plinti (piccole lastre di sostegno con funzione di fondamenta). Ultimate anche le propedeutiche e complesse attività di misurazione e ri-mappatura di tutta l’area da restaurare, attività che ha visto la Soprintendenza supportata da due Dipartimenti dell’Università Politecnica delle Marche (Univpm), in particolare il Dicea, con il prof. Paolo Clini che ha lavorato con una equipe di suoi studenti dotata di strumentazioni d’avanguardia. Sempre per il restauro di tutto il sito, altre risorse, tra i 90mila e poco più di 100mila euro sono già dal 2016 a disposizione della Soprintendenza. Contestualmente alla corposa risistemazione di tutta l’area coi reperti, come già citato, passi avanti già compiuti per l‘operazione nuova tettoia, che hanno visto in parte come protagonista il prof Gianluigi Mondaini, ordinario alla facoltà dell’Univpm, membro del Dipartimento Ingegneria civile, edile e architettura. Il quale ha completato il progetto di pre-fattibilità. Pronto anche il progetto definitivo, si sta per passare a quello esecutivo. Riserbo della Soprintendenza sui materiali da scegliere per il vastissimo manto di copertura. Si sa che la struttura sarà leggera ma resistentissima, a bassissimo impatto ambientale e trasparente, e quindi capace di valorizzare al massimo la pubblica visibilità dalle passerelle delle vestigia romane d’uso portuale-mercantile. Più corposi i finanziamenti per questo piano parallelo, alcune centinaia di migliaia di euro, ma anch’essi disponibili. Saranno attinti dal fondo complessivo di 2milioni e 300mila euro stanziato dal Mibact per attuare il cosiddetto “Parco culturale”, un multi-progetto – da attuare per lotti – comprensivo di interventi di cantiere riguardanti anche gli altri siti archeologici del centro storico anconetano. Se l’iter procederà, come si auspica, in modo spedito. Da sottolineare che il piano si sta sviluppando e si svilupperà in stretto coordinamento tecnico, oltre che burocratico-urbanistico, tra la Soprintendenza e il Comune – che ha già in cantiere il nuovo sistema di illuminazione del sito archeologico – in particolare con lo staff dell’architetto Claudio Centanni, dirigente dello Sportello unico integrato municipale per l’edilizia. Del resto il nuovo porto romano sarà il più grande fiore all’occhiello del generale progetto “waterfront” che vedrà impegnata l’Amministrazione comunale.

 

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