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Eutanasia, richiesta negata:
«Il mio diritto deve essere rispettato»

LA STORIA del marchigiano Antonio, disabile da otto anni dopo un incidente stradale, il quale ha chiesto all'Asur di verificare le sue condizioni per poter accedere al suicidio assistito. Tramite i suoi legali ha diffidato i ministri Speranza e Cartabia
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Chiede di poter accedere al suicidio assistito, ma l’Asur gli nega l’iter per poter verificare le sue condizioni di salute. E’ la storia di Antonio (nome di fantasia), marchigiano e tetraplegico da otto anni dopo un incidente stradale, riportata dall’associazione Luca Coscioni. Tramite il collegio legale dell’associazione, Antonio ha inviato una lettera di messa in mora con diffida ad adempiere al ministro della Salute Roberto Speranza e alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, mettendo a conoscenza anche il presidente del Consiglio Mario Draghi. Come spiega l’associazione Coscioni, Antonio «è da un anno in attesa di una chiamata dell’ASL di competenza per la verifica delle condizioni previste dalla sentenza della corte costituzionale numero 242/2019, per l’accesso al suicidio assistito in Italia. Antonio, aveva inviato la sua richiesta alla propria azienda sanitaria di appartenenza lo scorso 2 ottobre 2020, ricevendo un diniego privo di qualsiasi motivazione legata alla sua condizione che non è mai stata verificata dall’Asur Marche». La vicenda è simile a quella di Mario, 43enne marchigiano tetraplegico che ha portato in tribunale l’Asur affinchè l’azienda verificasse le sue condizioni di salute. Lo scorso giugno, i giudici hanno accolto l’istanza del paziente, intimando l’azienda sanitaria a seguire l’iter per analizzare tutti gli aspetti che potrebbero portare Mario ad accedere all’eutanasia attraverso l’assunzione di un farmaco. Con questa diffida Antonio, assistito dal collegio legale – composto dagli avvocati Filomena Gallo, Massimo Clara, Angelo Calandrini, Francesca Re, Franco De Paola, Rocco Berardo, Cinzia Ammirati – ha chiesto che il «Governo attivi tutti i poteri di cui è titolare per attuare il suo diritto». «Anche Antonio, come Mario, attende una verifica delle sue condizioni, così come previsto dalla sentenza di incostituzionalità della Corte Costituzionale al fine di poter procedere legalmente alla morte assistita in Italia. La decisione “Cappato” della Consulta è una sentenza il cui contenuto è immediatamente esecutivo e non necessita di alcun atto successivo di ratifica. Per questo motivo ha deciso di rivolgersi al Governo affinché ripristini la legalità violata da un’inerzia delle istituzioni competenti. Ai sensi dell’art. 120 della Costituzione, laddove le istituzioni non si attivino per rendere un diritto esercitabile, il Governo ha il potere e il dovere di intervenire per un’applicazione uniforme e certa della sentenza di incostituzionalità su tutto il territorio».

 

Eutanasia, tetraplegico diffida i ministri: «Il Governo rispetti il mio diritto di accedere al suicidio assistito»

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