facebook rss

Vaccini bluff, l’infermiere arrestato:
«Sono pentito, ho ricevuto pressioni
Gli organizzatori sono altri»

MAXI INCHIESTA - Emanuele Luchetti nel corso dell'interrogatorio di garanzia ha detto di essere solo un anello della catena. Il suo legale: «E' stato coinvolto in un meccanismo che ha stravolto la sua personalità». Sarebbe stato spinto da problemi economici a fingere la somministrazione delle dosi dietro a pagamento

L’infermiere Emanuele Luchetti

 

«Sono pentito, mi rendo conto dei miei errori. Ma sono solo un anello della catena, non certo l’organizzatore». E’, in sintesi, quanto detto nell’interrogatorio di garanzia da Emanuele Luchetti, l’infermiere 50enne arrestato dalla Squadra Mobile nella maxi inchiesta sui vaccini bluff.

Le accuse: falso, peculato e corruzione. Almeno una sessantina, dicono gli inquirenti, le dosi non inoculate e gettate nel cestino dei rifiuti, all’hub Paolinelli di Ancona, nelle prime tre settimane di dicembre, periodo monitorato dagli investigatori. L’interrogatorio si è tenuto questa mattina nel carcere di Montacuto, dove l’operatore sanitario si trova dallo scorso lunedì. E’ durato poco più di un’ora. Luchetti, difeso dall’avvocato Marta Balestra, non si è sottratto alle domande del giudice Carlo Masini, firmatario dell’ordinanza che comprende 50 indagati.

La dose di vaccino mentre viene gettata

L’infermiere ha riferito di «aver ceduto alle pressioni ricevute da coloro i quali hanno messo in piedi questo meccanismo», spinto anche da problemi economici.

«Un meccanismo nel quale si è trovato così tanto coinvolto da stravolgere quella che in realtà è la sua personalità» ha detto l’avvocato Marta Balestra che ancora non ha chiesto alcuna modifica alla massima misura cautelare, essendo ancora in corso le indagini della Squadra Mobile. Ci sarebbe stato un «blackout» nella mente di Luchetti. «E’ dimostrato che quando poi un medico, il dottor Miglietta, si è reso fintamente disponibile gli episodi hanno subito un incremento, in quanto Luchetti si è sentito appoggiato». E’ stato proprio Carlo Miglietta a denunciare Luchetti non appena accortosi del bluff. Si è poi finto suo complice. Oltre ai cinquanta destinatari dell’ordinanza cautelare ci sarebbero ulteriori indagati. Almeno una ventina. Interrogato oggi anche il ristoratore civitanovese Daniele Mecozzi, titolare del ristorante Casablanca. Assistito dagli avvocati Gabriele Cofanelli e Ivan Gori, Mecozzi, che si trova agli arresti domiciliari, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’udienza si è svolta al commissariato di Civitanova. Collegati da remoto il gip e il pm Ruggiero Di Cuonzo. I legali del ristoratore al momento non hanno chiesto misure alternative a quella degli arresti domiciliari. Lunedì toccherà all’avvocato Gabriele Galeazzi, anche lui accusato di essere un intermediario e ai domiciliari. Domiciliari anche per altri due presunti canali di Luchetti: l’imprenditore edile Stefano Galli e la dipendente di un supermercato Daniela Maria Zeleniuschi.

(fe. ser.)

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X