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Epatite acuta nei bambini,
casi sospetti anche nelle Marche
«Massima attenzione, nessun allarme»

SALUTE - La dottoressa Martina Fornaro, primario del reparto di Pediatria e Neonatologia dell'Ospedale di Macerata, fa il punto sulla patologia che sta interessando i più piccoli

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Martina Fornaro, primario del reparto di Pediatria e Neonatologia di Macerata

 

 

di Claudia Brattini

Epatite acuta nei bambini, si registrano anche nelle Marche alcuni casi sospetti della patologia che sta interessando i più piccoli con dati allarmanti  che arrivano dal Regno Unito (108 casi di epatite fulminante e 8 trapianti di fegato da gennaio a oggi), mentre l’Oms sta monitorando  questo anomalo incremento di dati. La dottoressa Martina Fornaro – primario del reparto di Pediatria e Neonatologia dell’Ospedale di Macerata – spiega di cosa si tratta, come evolve e quali sono i dati disponibili fino ad oggi su questa patologia.

Dottoressa cos’è l’epatite acuta grave in età pediatrica?
«L’epatite acuta è un’infiammazione del fegato che causa un danno agli epatociti, le cellule dell’organo. A causa di questo danno vengono liberati nel sangue le transaminasi, gli enzimi del fegato, e la bilirubina, che risultano aumentate. Nella maggior parte dei casi si tratta di episodi acuti, non gravi e reversibili. A volte, invece, il danno è tanto esteso da determinare un’insufficienza epatica, quindi un malfunzionamento complessivo del fegato. Si tratta di una condizione ben conosciuta anche in età pediatrica, ogni anno se ne verificano diversi casi, le cui cause possono essere di diversa natura: da quelle infettive, basti pensare all’epatite in corso di mononucleosi, a processi legati all’autoimmunità o a cause tossiche, come per l’intossicazione da paracetamolo. È anche noto però che in molti casi di epatite acuta grave, fino al 50%, la causa rimane indefinita.»

Quali sono i sintomi e come si cura?
«I sintomi dell’epatite sono spesso di natura gastrointestinale, come vomito e diarrea che durano più del solito, ma possono essere presenti anche sintomi aspecifici come febbre, stanchezza, inappetenza e malessere generale. Un segno più indicativo è la comparsa dell’ittero, cioè la colorazione giallastra delle sclere degli occhi e della pelle. Nella maggior parte dei casi, l’epatite si autolimita e può essere necessaria solo una terapia di supporto, come per esempio la reidratazione per bocca o endovena. Nelle situazioni nelle quali il fegato non svolge più correttamente la propria funzione a causa del danno esteso, possono essere necessarie terapia più specifiche, che richiedono anche il ricovero in terapia intensiva. Eccezionalmente, nei casi più gravi che non si risolvono, si può arrivare all’inserimento in lista di trapianto epatico.»

Ci sono già alcuni casi sospetti anche in Italia, è plausibile l’origine infettiva?
«In Italia finora, da gennaio, sono stati segnalati 17 casi, in uno solo di questi è stato necessario il trapianto epatico. L’origine infettiva è sempre stata sospettata nei casi di epatite acuta da causa non identificata, quindi è plausibile che anche i casi che si stanno osservando in questi mesi possano essere ricondotti ad una qualche causa infettiva. Si è parlato di una possibile correlazione con l’Adenovirus, un virus molto diffuso in età pediatrica, o di una sua variante, ma allo stato attuale delle conoscenze non ci sono dati precisi e, anzi, prevalgono i dubbi.»

Quale potrebbe essere il legame con Covid-19?
«Ad oggi, il Sars-CoV-2 è stato isolato in una minoranza dei casi di epatite segnalati e non c’è nessuna evidenza di correlazione con la vaccinazione.»

In base ai dati disponibili fino ad ora cosa raccomanda?
«A mio avviso, in questo momento è bene seguire con attenzione l’evolversi delle segnalazioni, ma senza ingenerare allarmismo. Stiamo parlando comunque di casi rari e, in larga parte, non complessi e ben curabili. È necessario che vengano raccolti ulteriori dati per definire le caratteristiche di questo fenomeno, ed è quello che già si sta facendo.»

L’ospedale di Macerata ha preso dei provvedimenti per la gestione di questa allerta?
«In tutta Italia è stata diffusa un’allerta da parte del Ministero della Salute indirizzata alle Regioni e, quindi, ai territori e alle Pediatrie ospedaliere. I casi sospetti, secondo criteri che sono stati individuati, devono essere prontamente segnalati per consentirne un monitoraggio puntuale. Dal punto di vista strettamente medico, invece, la gestione dell’epatite acuta dipende dalla gravità del quadro clinico; per i casi più impegnativi la rete di riferimento ai Centri di terzo livello è ormai da tempo ben strutturata.»

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