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Lavori al Mercato dell’Erbe, Cna:
«Sarà un’area commerciale o mercatale?»

ANCONA – La ristrutturazione è partita grazie ai fondi del Pnrr e l’associazione di categoria si domanda se non sia il caso di rimodulare nelle finalità il progetto. «Occorrerebbe riflettere su una nuova formula per la convivenza di tutti gli operatori, vecchi e nuovi»

 

La riqualificazione del Mercato delle Erbe di Ancona è partita. «Mentre la ditta ha iniziato i lavori, gli operatori ora si chiedono se non sia necessario, quando tutto sarà finito, ritornare ad essere un’area mercatale pura, abbandonando il progetto di un’area commerciale e di somministrazione al 1° piano (prevista attualmente dal progetto)» si domanda anche Cna Ancona. Una riflessione che è giustificata da alcuni fattori che gli operatori mercatali rilevano. «In primo luogo l’area commerciale era stata creata come contropartita per gli investitori privati che nel piano originale avrebbero dovuto finanziare l’opera. – ricorda l’associazione di categoria – Oggi questa ipotesi è completamente decaduta e tutta la riqualificazione viene fatta attraverso contributi pubblici del Pnrr. In secondo luogo la problematica degli affitti nella zona centrale di Ancona, che non permette l’insediamento di piccole realtà qualitative agroalimentari in pieno centro storico, potrebbe trovare una risposta con un’area mercatale riqualificata è ampia, con spazi nuovi per i tanti piccoli produttori artigianali che non possono permettersi gli affitti del centro storico dorico. Infine un ulteriore elemento che fa propendere gli operatori per non istituire l’area commerciale e di somministrazione al 1° piano è quella di una possibile conflittualità derivante da condizioni di disparità tra somministrazione assistita e non assistita».

Andrea Cantori

Andrea Cantori, segretario della Cna di Ancona, osserva come «le cose sono molto cambiate rispetto al progetto originale che vedeva un mercato delle Erbe ristrutturato da un “mecenate”, da un imprenditore privato che poteva avere il suo ritorno dall’investimento attraverso l’area del primo piano e gli affitti degli operatori mercatali. Oggi questa ipotesi è tramontata e i fondi necessari per la riqualificazione sono arrivati tramite Pnrr. – commenta Cantori – Consideriamo anche che i modelli presi a riferimento (Firenze e Bologna) possono sicuramente rappresentare degli obbiettivi da raggiungere nel lungo periodo, ma oggi forse converrebbe riflettere se alla riapertura del mercato la domanda possa essere sufficiente a reggere una presenza di offerta di agroalimentare numericamente rilevante ma con disparita tra gli operatori. – conclude – Occorrerebbe riflettere su una nuova formula del Mercato delle Erbe per la convivenza di tutti gli operatori, vecchi e nuovi».

 

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