di Marco Benedettelli
Quando il mondo dei condannati carcerari, dei progetti sociali e della formazione si uniscono.
Il nuovo corso per la gestione sociale del verde urbano, rivolto alle persone detenute e a fine pena del carcere di Barcaglione, mette in campo nuove possibilità di reinserimento sociale attraverso il lavoro, nel segno della cura del bene pubblico.
Il progetto è a cura dei docenti dell’Università Politecnica delle Marche ed è finanziato dal suo ente dedicato ai rapporti con il Terzo settore, il Crismat, che ha attivato l’opportunità grazie anche a diversi fondi raccolti, come quelli di Fondazione Cariverona, sulla base dell’esigenze intercettate nel territorio.
Saranno dodici le persone condannate a potersi formare, sette italiani e cinque stranieri. 80 le ore, da marzo a maggio, 28 di teoria e 52 di tirocinio applicativo.
Per alcuni detenuti queste ore di attività pratiche si terranno fuori da Barcaglione sfalci, potature, interventi in sicurezza e altri lavori previsti al parco della Cittadella e di Posatora resi possibile grazie all’accordo con il Comune di Ancona.
Altri momenti di tirocinio si terranno intorno alla Casa Rossa dell’ex Crass e al polo universitario di Montedago. «Ma gli interventi potranno essere allargati anche ad altre piazze della città», ha spiegato l’assessore ai rapporti con l’Università Marco Battino.
Barcaglione a differenza del carcere di Montacuto, è una casa di reclusione per persone condannate a fine pena o già in condizione di semilibertà. Come hanno ricordato la direttrice di Ancona Barcaglione Manuela Ceresani e il responsabile dell’area trattamentale degli istituti penitenziari di Ancona Francesco Tubiello, i condannati che potranno spingersi fuori dall’istituto per i propri tirocini saranno decisi sulla base della situazione giuridica di ognuno. Come chi gode dell’articolo 21, concesso dal magistrato di sorveglianza per il lavoro in esterno dal carcere, un momento cruciale per la messa alla prova e il reinserimento in società.
Rispetto a possibilità di fuga, che a Barcaglione si sono recentemente verificate, ha spiegato la direttrice Manuela Ceresani: «Lavoriamo con esseri umani, nessuno di noi risponde a meccanismi precisi e possono anche esserci momenti d’imprevedibilità. Quando facciamo autocritica sulle nostre valutazioni».
Terminata la formazione, i partecipanti potranno cercare lavoro nel privato, nelle cooperative del Terzo settore, o avere comunque già una solida base formativa per partecipare a borse lavoro e altre opportunità.
«Come dimostrano le statistiche, i detenuti che fanno formazione o intraprendono percorsi di professionalizzazione, subiscono molto meno il pericolo di recidiva del crimine – hanno spiegato la direttrice Ceresani e il responsabile Tubiello – Già per i detenuti di Barcaglione tale rischio è inferiore al 30% rispetto agli altri istituti».
Univpm aderisce al Cnupp, Conferenza nazionale per i poli universitari penitenziari, frequentati in Italia da 1500 iscritti.
È dunque soddisfatto dell’avvio del nuovo corso anche il Rettore dell’Univpm Gian Luca Gregori, che ha avviato il corso con la facoltà di agraria: «Sono molti i progetti per il sociale che vedono coinvolta la nostra Università grazie al nostro Crismat, il Centro di ricerca interdipartimentale per il Terzo settore. Diritto allo studio, formazione e cura della persona ancor più con fragilità sono nella nostra visione un’unica dimensione di rinascita per la società».
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