Un provvedimento atteso da tempo e destinato ad avere un impatto concreto sulle aree più fragili della nostra regione: la deroga al numero minimo di alunni per la formazione delle classi negli istituti scolastici dei territori montani e delle zone colpite dal sisma del 2016 è ufficialmente entrata nel disegno di Legge Montagna.
La misura – frutto di un emendamento a prima firma della deputata marchigiana della Lega e vicepresidente della Commissione Cultura e Istruzione, Giorgia Latini – punta a garantire la continuità didattica e a contrastare il progressivo spopolamento dei centri abitati più piccoli.
Roberto Calderoli e Giorgia Latini
«Grazie al ministro Calderoli, al suo lavoro e alla sensibilità dimostrata verso questo tema, è stata introdotta una decisione lungimirante e di buonsenso – ha dichiarato Latini – che ricalca la proposta già portata avanti dalla Lega e su cui mi sono spesa in prima persona. È fondamentale preservare le esigenze dei residenti e assicurare loro presidi essenziali come le scuole e i Pronto Soccorso, elementi indispensabili per garantire una qualità della vita adeguata. Questa scelta tutela le specificità dei territori e valorizza le comunità».
Ad accogliere con favore il provvedimento anche il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale delle Marche, Donatella D’Amico, che ha sottolineato come la deroga vada oltre la mera contabilità degli alunni:
«Questa decisione parla direttamente ai nostri bambini, ai loro sogni e al loro diritto di crescere nella propria terra – ha dichiarato D’Amico –. Non si tratta solo di numeri, ma di garantire che la scuola, fulcro di ogni comunità, continui a illuminare le valli e le zone di montagna. È un atto di responsabilità verso le nuove generazioni e un investimento concreto nel futuro di questi territori. L’Ufficio Scolastico Regionale delle Marche ringrazia l’onorevole Latini per l’attenzione costante e ovviamente il Ministro Calderoli che ci consegna questo importantissimo risultato”.
La deroga consentirà alle scuole di rimanere attive anche in presenza di un numero ridotto di alunni, una condizione purtroppo sempre più diffusa nei paesi montani e nei borghi del cratere sismico. In questo modo, le famiglie potranno continuare a vivere nei propri luoghi d’origine senza essere costrette a spostarsi per garantire un’istruzione ai figli.
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