«Acqua, ok il Piano d’ambito:
ma se si fosse rinviato
rischiava di saltare il banco»

MACERATA - Massimo Rossi, portavoce del coordinamento del movimento marchigiano per l'acqua bene comune, interviene dopo l'assemblea dell'Aato3: «Basta scherzare con fuoco. Sciagurata la proposta di rinvio da parte del presidente Parcaroli. Che si sta facendo per non aumentare le tariffe?»

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L’approvazione del Piano d’ambito

«Bene l’approvazione del Piano d’ambito, ma basta giocare con il fuoco. Non è tempo di demagogia ma di impegno e responsabilità». Il commento è di Massimo Rossi, portavoce del coordinamento del movimento marchigiano per l’acqua bene comune dopo che lunedì scorso l’assemblea dell’Aato3 ha approvato il Piano d’ambito provvisorio per la gestione dell’acqua.

«Che la strada per arrivare all’affidamento in mano pubblica dell’acqua dell’Aato3 fosse ancora piena di incognite e ostacoli lo sapevamo bene – dice Rossi – ma non immaginavamo che dopo anni e anni di inerzia e inadempienze riguardo la costituzione di un’unica società di gestione, prevista dalla legge come condizione per l’affidamento in-house del servizio idrico, qualche sindaco continuasse ancora irresponsabilmente a giocare con il fuoco».

Allora arriva l’affondo nei confronti del presidente della Provincia Sandro Parcaroli: «Se nell’assemblea di lunedì scorso, invece di approvare, come fortunatamente è stato fatto, il Piano d’ambito provvisorio per la gestione del servizio, fosse stata accolta la sciagurata proposta di rinvio del presidente della Provincia sarebbe certamente saltato il fitto cronoprogramma di passaggi amministrativi e societari indispensabili per arrivare all’acqua pubblica. Ferma restando la comprensibilità del richiamo lanciato dalle organizzazioni sindacali alle istituzioni affinché il Piano, nella sua stesura definitiva e nel suo sviluppo successivo, sia modulato in modo da salvaguardare i livelli occupazionali e di non gravare eccessivamente sulle spalle degli utenti, non ha invece senso che sindaci (di vario orientamento politico), peraltro soci primari delle società operative che attualmente gestiscono il servizio strumentalizzino (forse in odore di elezioni) le criticità di uno strumento complesso come questo».

Secondo Rossi si tratta di «uno strumento indispensabile per la salvaguardia delle risorse idriche e per la loro disponibilità universalistica e solidale, peraltro nella prospettiva di una crescente scarsità nell’arco temporale di 25 anni della sua attuazione. Il Piano infatti non è altro che il programma degli investimenti e dell’assetto organizzativo necessari a salvaguardare l’acqua, a raggiungere gli standard di qualità del servizio fittati dall’autorità regolatrice del settore, ai quali sono peraltro legati incentivi e penalizzazione, nonché il piano finanziario necessario alla sua attuazione. Uno strumento complesso che avrebbe richiesto a monte una grande attenzione, coesione e senso di responsabilità da parte dei sindaci per la condivisione della scansione temporale degli interventi per gestirne al meglio le ricadute tariffarie. Se sino a oggi ciò non è stato fatto adeguatamente, piuttosto che agitare i problemi rischiando di far “saltare il banco”, bisognerebbe impegnarsi a farlo in corso d’opera. Il paradosso è che nelle varie prese di posizione non abbiamo ascoltato o trovato scritto da nessuna parte qualche proposta per riuscire a realizzare le opere necessarie riducendo l’impatto sull’utenza dei relativi investimenti. Invece tra queste, la proposta principale è legata a uno dei nodi all’ordine del giorno in queste ore. Ci riferiamo al reinvestimento (o meno) nel miglioramento del servizio idrico dei milioni di euro di utili prodotti annualmente dal servizio stesso che attualmente restano nelle casse delle società operative, confluiscono nei bilanci comunali per altri scopi o addirittura finiscono nelle tasche di privati dato che in Astea c’è anche un importante socio privato».

 

Aato3, il sì dei sindaci al piano d’ambito. Approvati emendamenti di Parcaroli su tariffe, investimenti e occupazione

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