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Pneumologia Jesi, il sindaco Bacci
sollecita il trasferimento
di due medici da Osimo

SANITA' - L'ordine di servizio che ha accorpato durante le festività natalizie il reparto di Broncopenumologia del Carlo Urbani alla Medicina scadrà il 18 gennaio. Dopo la fusione Inrca-ospedale di Osimo, due sanitari dell'Unità operativa complessa del Ss. Benvenuto e Rocco hanno chiesto di essere trasferiti nel nosocomio jesino in mobilità volontaria

L’ospedale Carlo Urbani di Jesi (foto d’archivio)

Non soltanto la moglie di Carlo Urbani ha a cuore le sorti dell’ospedale di Jesi. Anche il sindaco Bacci e l’assessore alla Sanità, Marialuisa Quaglieri, stanno cercando di risolvere dal punto di vista istituzionale il depauperamento di risorse che il nosocomio sta vivendo. “Ringraziamo i medici e tutta la struttura dei reparti di Medicina, Cardiologia e Nefrologia che si sono fatti carico di ospitare i degenti di Broncopneumologia, permettendo di gestire al meglio l’emergenza che si è venuta a creare all’ospedale Carlo Urbani”. Così scrive in una nota stampa stamattina l’assessore Quaglieri che sta seguendo da vicino i temi della sanità del territorio ed è a stretto contatto con i vertici dell’Asur per trovare le soluzioni alle criticità presenti. E’ in scadenza l’ordine di servizio che ha accorpato il reparto di Pneumologia a Medicina fino al prossimo 18 gennaio. Dopo quella data dovrebbe riaprire la Pneumologia ma manca il personale.

Il sindaco di Jesi, Massimo Bacci

“Abbiamo appreso – continua l’assessore – che arriveranno due nuovi medici a supporto di Broncopneumologia che però, da soli, non sono sufficienti a rendere funzionante il reparto. Per questo chiediamo con forza che venga al più presto autorizzato il trasferimento su Jesi richiesto da due medici di Osimo al fine di rendere il reparto pienamente operativo e di liberare gli altri tre reparti da ulteriori aggravi che non sono di loro competenza”.  L’ospedale di Osimo, dallo scorso 1 gennaio, è entrato a far parte del patrimonio dell’Inrca di Ancona (leggi l’articolo) e tutti i 46 medici in organico al Ss. Benvenuto e Rocco, con le 177 unità del comparto sanitario (infermieri, amministrativi, tecnici) in questa fase sono diventati dipendenti dell’Istituto di ricerca di Ancona, uscendo dal presidio unico degli ospedali Av2 di Jesi, Senigallia e Fabriano. L’accordo sindacale sulla fusione per incorporazione tra i due ospedali ha comunque previsto la mobilità volontaria per 49 dipendenti verso altre strutture ospedalieri o poliambulatori dell’Area Vasta 2. La richiesta è stata avanzata da una trentina di dipendenti, tra questi anche da 2 medici del Reparto di Pnuemologia di Osimo che hanno chiesto il trasferimento nello stesso reparto di Jesi, ribadendo quello che avevano già scritto in una lettera un anno fa. La scorsa estate era stata chiusa la Pneumologia di Osimo con trasferimento di medici in quella di Jesi per dare respiro al reparto del Carlo Urbani. Insomma, la coperta è corta in entrambi i reparti. Oggi in quello di Osimo lavorano, però, solo 4 camici bianchi e se verranno accettate le due richieste di mobilità, salvo sostituzioni di personale, l’Unità operativa complessa di Pneumologia (quella di Jesi è unità semplice) è destinata a chiudere del tutto nell’impossbilità di garantire i turni di servizio.

L’ospedale Inrca-Osimo, Ss Benevnuto e Rocco

Sulla questione ospedale di Jesi oltre alla moglie di Carlo Urbani ha preso posizione anche Pasquale Liguori, coordinatore del Tribunale dei diritti del malato di Jesi che alla scadenza dell’accorpamento “provvisorio” del reparto di Broncopmenumologia a quello di Medicina ha auspicato che il reparto torni ad operare in piena  autonomia con la nomina di un primario e con l’incremento dei medici che mancano. Al contempo ha spronato le forze politiche della città a farsi sentire, considerato che l’ospedale Carlo Urbani è carente anche di 6 capo sala tra Ortopedia, Broncopneumologia e Medicina e nel 2018 lasceranno il servizio dirigenti medici di unità importanti come la Ginecologia, l’Otorino , la Gastroenterologia.

La moglie e i figli di Carlo Urbani scrivono alle istituzioni: “L’ospedale di Jesi in una triste deriva”

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